Sopra: Palazzo Accardo e il Bar Svizzero
Sotto: Palazzo Accardo, particolare
Nel centro di Cagliari, all'incrocio tra il Largo Carlo Felice e la Via Crispi, si trova il Palazzo Accardo. Venne costruito fra il 1899 e il 1902 in stile liberty su progetto dell'Ingegner Dionigi Scano, nell'area extra moenia che sino al tardo Cinquecento aveva ospitato la chiesa e il convento degli Agostiniani.
L'edificio, di recente restaurato, si articola su quattro livelli, di cui il piano terreno (che presenta ampie aperture ad arco a tutto sesto) è destinato alle attività commerciali, tra cui si segnala il "Bar Svizzero" uno dei più antichi e rinomati locali della città. I tre piani alti hanno invece destinazione residenziale. Anche le aperture del primo e secondo piano sono ad arco a tutto sesto e presentano medaglioni inseriti in mezzeria e balconi sporgenti in pietra. Il terzo piano è invece caratterizzato da balconi sul filo del prospetto con balaustrini in pietra e finestre architravate.
Assai interessante l'apparato decorativo dei piani alti, realizzato in cotto con ovali, dentelli e figure femminili. In particolare, la fascia decorativa è posta in risalto dai mattoni rossi a vista e dal coronamento dell'edificio, che si compone di elementi classici e moderni. Insieme al Palazzo Merello, ubicato all'inizio di Viale Trento, il Palazzo Accardo costituisce a Cagliari uno dei primi esempi di utilizzo di decori in terracotta. Pregevoli anche gli ingressi: quello che conduce all'ipogeo (in corrispondenza del civico 12 del Largo Carlo Felice) è inquadrato tra due colonne con capitello a foglie d'acanto.
A volere la costruzione era stato il Commendator Rafaele Accardo, un facoltoso imprenditore nato ad Alghero nel 1854 e trasferitosi a Cagliari per affari: in particolare nel settore agricolo e minerario. Di lui non esiste una biografia, per cui cercheremo di dare alcune notizie.
La "Guida di Cagliari e suoi dintorni", pubblicata a Bergamo nel 1894 da Francesco Corona, ci informa che Accardo faceva parte dei consigli di amministrazione dell'Asilo della Marina e della Congregazione di Carità e Monte di Pietà. Era inoltre il rappresentante della Società Mineralogica Monteponi e ricopriva l'incarico di viceconsole di Danimarca. Insomma, all'età di quarant'anni Accardo era ben inserito nella vita sociale della città.
Tant'è che, tra il gennaio del 1903 e il dicembre del 1911, fece parte di cinque consigli della Camera di Commercio: dal gennaio 1903 al dicembre 1904 e dal gennaio 1905 al dicembre 1906 sotto la presidenza di Giovanni Agostino Varsi; dal gennaio 1907 al dicembre 1908 e dal gennaio 1909 al marzo 1911 sotto la presidenza di Francesco Nobilioni; e, infine, dal marzo al dicembre 1911 sotto la presidenza di Alfonso Aurbarcher. Va detto che tale consiliatura si concluse con anticipo rispetto alla naturale scadenza a seguito dell'entrata in vigore della riforma dell'ordinamento camerale, di cui alla legge 20 maggio 1910, n. 121, che prevedeva una diversa composizione di consigli delle Camere di Commercio.
Il libro "Cagliari, sei secoli di amministrazione", curato da Giancarlo Sorgia e Giovanni Todde, edito nel 1981, dà conto anche dell'impegno politico di Rafaele Accardo. Lo stesso, infatti, ricoprì l'incarico di assessore comunale per tre volte e precisamente: nel 1905-1906; nuovamente nel 1906 (ma solo dal 14 luglio al 6 agosto, vale a dire nel breve periodo tra le due gestioni commissariali in cui il Comune fu retto da Angelo Sanguigno); e poi nel 1907-1910. Si trattava, secondo gli autori della pubblicazione citata, di giunte formate dal sindaco Ottone Bacaredda. In realtà, nell'ultimo periodo citato (1907-1910), Bacaredda ricoprì la carica solo per pochi mesi nel 1907. Gli subentrò per tre anni, appunto sino al 1910, il Sindaco Giovanni Marcello (figlio di Salvatore, avvocato, ex sindaco della città).
Nella veste di responsabile delle finanze comunali, fra le innumerevoli urgenze che caratterizzavano il governo della città, ebbe modo di occuparsi dei contratti per la pubblicizzazione della società del gas (e dei relativi finanziamenti bancari), della nuova pianta organica del Comune, dell'urbanizzazione del Viale San Pietro (attuale Viale Trieste), allora "zona di espansione" (dove insistevano i magazzini di numerose aziende di commercio all'ingrosso fornitrici dell'intera provincia), dell'effettivo avvio dei programmi di edificazione delle case popolari da parte del neocostituito Icap, della pavimentazione con basoli di granito del Largo Carlo Felice e del tratto finale della Via San Giovanni (la zona San Mauro a Villanova), del consolidamento del Bastione di Santa Caterina, sul quale, nel 1910, venne inaugurata la nuova scuola elementare destinata a servire il quartiere di Castello (sull'impegno di Accardo quale amministratore civico, cfr. Gianfranco Murtas, "La città chantant, monarchica, clericale e socialista", pubblicato a Cagliari nel 1999, dal quale sono state attinte queste notizie).
Rafaele Accardo concluse la sua vita terrena a Cagliari il 19 gennaio 1940 e le sue spoglie riposano nel Cimitero monumentale di Bonaria. Lo stesso, con testamento olografo pubblicato dal Notaio Francesco Pasolini il 17 aprile 1941, aveva lasciato il prestigioso palazzo del Largo Carlo Felice a favore del figlio Luigi, nato a Cagliari il 6 aprile 1883. Anche su Luigi le notizie scarseggiano. Consultando l'Archivio storico dell'Università di Cagliari, si apprende che nell'anno accademico 1901-1902 si immatricolò nella facoltà di giurisprudenza, dove nel 1905 conseguì la laurea discutendo una tesi su "Le più note particolarità circa l'jus adcrescendi fra collegatari". Da notare che l'iscrizione all'Ateneo venne formalizzata con l'utilizzo del doppio cognome, per cui si ricava che la madre (vale a dire la moglie di Rafaele Accardo) era una Ambrogi.
Luigi Accardo, con testamento segreto consegnato al Notaio Ignazio Cugusi il 25 agosto 1946, stabilì che il prestigioso palazzo di famiglia (insieme ad altri beni) fosse destinato alla costituzione di una fondazione, nel contempo istituita erede e alla quale doveva darsi il nome di "Fondazione Accardo". Luigi morì nella sua città il 25 luglio 1964 e il testamento segreto venne pubblicato, con verbale del Conservatore superiore dell'Archivio Notarile di Cagliari, il 30 luglio 1964. Col decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 27 dicembre 1984, la "Fondazione Accardo", in quanto Ipab (Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficienza), venne soppressa e i suoi beni (compreso il Palazzo Accardo) passarono alla Regione Sardegna, che, con decreto del Presidente della Giunta n. 31 del 17 dicembre 1985, li assegnò al Comune di Cagliari.
In considerazione dell'interesse che presenta, con decreto n. 89 del 2 luglio 2014, la Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le Province di Cagliari e Oristano ha vincolato l'edificio ai sensi del D.Lgs. 42/2004 (il cosiddetto "Codice dei beni culturali"). Nel 2017 il palazzo è stato ceduto dal Comune a una società che, a seguito di un ottimo lavoro di restauro condotto sotto il vigile occhio della Soprintendenza, lo ha riportato nel circuito dell'utilizzo.