Fermiamo Berlinguer!
La prevista "modernizzazione" appare una scusa per dare il via libera a una scuola di regime, disancorata dalle nostre radici
di Simone Spiga
Il mese di ottobre per il mondo della scuola sarà necessariamente un periodo di grande importanza per tutti gli studenti, per i professori e per il futuro della nostra nazione.
All'incirca un anno or sono l'attuale Ministro della Pubblica Istruzione, l'On. Luigi Berlinguer, grazie a un'imponente campagna stampa del regime, ha presentato in pompa magna la "grandiosa" riforma dei cicli scolastici, che prevede una modifica dell'intero percorso scolastico con l'abolizione delle medie e delle elementari e il biennio unico per quanto riguarda le superiori con il successivo triennio di specializzazione, senza però alcun riferimento a oggi ai programmi.
Il tentativo, come venne presentato dal ministro, è quello di "modernizzare" e avvicinare il sistema scolastico nostrano a quello europeo o forse più a quello americano... Infatti, come tutti sappiamo, la scuola americana è quella in cui lo studente cresce maggiormente dal punto di vista culturale, non l'industria del nulla (mah!).
Il cavallo di battaglia dei riordino è la manualità e la specializzazione, ma nasce subito un dubbio: nel panorama lavorativo nel quale si muove il nostro paese, che vede la scomparsa del posto fisso in un clima di completa recessione, gli studenti non hanno bisogno di una "specializzazione manuale", ma hanno bisogno di qualcuno che insegni loro la capacità di adattamento e di apprendimento, la versatilità, la sintesi e la critica. Quindi magari c'è bisogno di una cultura di base che infonda nei giovani dei valori spirituali e il senso di appartenenza, sempre più ancorata a quella grande riforma che solo Giovanni Gentile avrebbe potuto fare.
Negli ultimi tempi, prima il Vaticano tramite l'"Osservatore Romano" e poi gli studenti stanno ponendo dubbi sulla necessità di andare verso la direzione di un'omologazione dei ragazzi, nella ricerca di distruggere l'identità e la memoria.
Fermiamo tutti insieme, professori, studenti e mondo del lavoro, una riforma che, così come è stata presentata alla Camera dei Deputati, dà in mano al ministro una delega in bianco per distruggere al più presto le basi tradizionali della cultura italiana e oscurare le sue radici classiche e cristiane, imponendo alla scuola un'ideologia di stato.