EXCALIBUR 156 - giugno 2023
nello Speciale...

Missione Verona e Forza Paris!

una pagina del libro dedicata al comandante del Btg. Fulmine, il Sardo Giuseppe Orrù
Una pagina del libro dedicata al comandante del Btg.
Fulmine, il Sardo Giuseppe Orrù (cliccare sull'immagine
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Con la copertura complice di un giovane ufficiale e una tuta indossata sopra la divisa, ecco la fuga verso Strambino e il treno per Chivasso, meta Verona. Questo il piano: contatto con «un giovane tenente nostro amico» alla trattoria dell'Aquila Nera, naturalmente con tanto di subordinate per chissà quanti imprevisti nascosti dietro l'orizzonte... Necessaria sosta notturna in una locanda, rapida cena e un letto finalmente: «sentii bussare con violenza all'uscio. Ma non feci in tempo a dire avanti che la porta si spalancò e irruppero nella stanza 3 o 4 partigiani che, con i mitra puntati, mi ingiunsero di vestirmi e di seguirli. Per la seconda volta in 24 ore venivo svegliato, appena addormentato, da gente armata e minacciosa [...]. Cercai di parlamentare con loro, ma senza risultato».
Nuovo siparietto con un misto di minacce reiterate e di equivoci messi su, dal Sardo catturato, per utile distrazione. Ecco soprattutto il sequestro della divisa sottotuta per un furbo camuffo degli antifascisti e il veloce dileguamento di questi ultimi. Senza colpo ferire, grazie al cielo, ché all'orecchio di tutti era giunto proprio allora lo «sferragliare dei cingolati di una colonna tedesca» in avvicinamento direzione Ivrea. Rimediati dal locandiere alcuni abiti civili («pantaloni neri a turbino e una camicia mezzo inamidata e con pizzi») la corsa - cioè la missione - del fuggiasco riprese: quasi sei chilometri in meno di mezz'ora! Fino all'Aquila Nera dove però, pentitosi del suo... collaborazionismo e autodenunciatosi, il tenente supposto amico era stato sostituito da una squadra di marò... Conclusione: il missionario (chiamalo evaso) fu riarrestato e riportato alla sua caserma («sembravo Cesare Battisti condotto alla forca»).
S'imbastì affrettatamente un processo per «insubordinazione di fronte al nemico»: chiamato a giudizio il primo, chiamato il secondo... «E quando, dopo alcune ore, la solita voce stentorea del capo posto urlò: "Il sergente allievo ufficiale Giglio dal comandante di Btg.", mi si gelò il sangue. Mi presentai nel modo più marziale che avevo imparato nel corso allievi e per quanto scrutassi il volto che mi stava davanti non riuscii a vederne i lineamenti. Fu solo quando, interrompendo la mia presentazione, mi disse: "Forza Paris!" che cominciai a ragionare e mi accorsi della faccia da Sardo di cui andava orgoglioso il Cap. Giuseppe Orrù e dei suoi occhi un po' tristi, ma che rivelavano la sua grande bontà. Si alzò, mi abbracciò e mi trattò come un figlio. Fu così che divenni il comandante della prima squadra del primo plotone della prima compagnia del Btg. Fulmine. Cioè il primo uomo della Divisione X Mas in tutti gli scontri che si ebbero durante il 1944/'45, fino all'ultimo giorno in cui ci arrendemmo con l'onore delle armi, il 3 maggio 1945, a Pian delle Fugazze». Avendo al suo fianco, sempre, immaginati protettori, proprio il Capitano Orrù e il Col. Carallo, comandante della divisione e vecchio alfista.
Da qui parte la vera storia, dura storia di guerra, nel racconto chiaro e lineare (pur nel singulto episodico, di Mario Giglio, che accanto alla descrizione degli scenari colloca sé stesso e i suoi più stretti commilitoni, senza mai vanto alcuno di eroismo, ma piuttosto, e per quanto possibile, una vena di leggerezza ai limiti dell'umorismo per i risvolti che, sempre o quasi, si combinarono alle vicende del fuoco incrociato.
Entrano nella storia ovviamente i luoghi: la valle dell'Orco, il monte Cimone, Ceresole Reale, Locana, Castellamonte, Bressanone, Piacenza e appunto La Spezia, Pietrasanta, tutto il nord alpino dalla Valle d'Aosta al Friuli in faccia ai titini, Tarnova della Selva, Gorizia e Schio e ancora Torino, l'Emilia e la Toscana, Modena e finalmente Coltano, il campo di prigionia di Coltano!
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