Il primo 25 aprile di Giorgia Meloni
Per la prima volta nella storia repubblicana un governo in odore di fascismo deve celebrare il 25 aprile, festa della liberazione.
Mai e poi mai ci si sarebbe aspettati che la collaudata pillola dell'antifascismo, a più di 75 anni della sua invenzione, fallisse il suo obbiettivo, non riuscendo ad impedire che quei dannati spermatozoi presunti neri ingravidassero la grande madre Italia, dando vita a un pargoletto, anzi a una pargoletta, che ha nel suo dna se non proprio i geni del Duce, certamente quelli del nonno Almirante.
E pensare che i padri della Patria avevano ben messo in guardia gli Italiani. Il buon Bersani addirittura da una decina d'anni: «
attenti che la mucca (la destra) è in corridoio». A gravidanza ormai accertata, giù a predire sfracelli che la figlia della colpa avrebbe attirato sull'Italia: crisi energetica, povertà, disoccupazione, caos sociale, discredito dell'Europa, ecc..
Niente da fare! Nacque una bimba vispa e robusta, anche se piccoletta.
Le diedero un mese di vita, poi sei mesi e adesso non sanno come porre limiti alla Divina Provvidenza.
Arrivati all'aprile del 2023 la creatura mostra grande vitalità: ha acquistato statura e prestigio internazionale inaspettato, tratta con l'Unione Europea alla pari, ha superato crisi difficili come quella energetica e delle finanze, si è posta in maniera impeccabile nei confronti del conflitto russo-ucraino.
Oddio! non sono tutte rose: c'è la spinosa e drammatica questione dell'immigrazione clandestina, dove ha fatto cilecca la promessa elettorale del blocco navale.
Sta di fatto che le opposizioni non sanno più cosa inventarsi per metterla in difficoltà e di qui la classica scoperta dell'uovo di Colombo.
Hanno pensato bene che lo scandalo di un governo parafascista, ma democraticamente eletto, poteva risolversi facendolo diventare un governo che fa suoi i valori dell'antifascismo e della resistenza. Di qui l'invito alla Meloni a rendere omaggio, il 25 aprile, alla resistenza e all'antifascismo.
Figuriamoci! La Meloni, il 25 aprile, andrà con Mattarella e La Russa a omaggiare sull'altare della patria i caduti per la liberazione. Punto. Ma le opposizioni devono sapere che se l'opportunità politica lo richiedesse, la Meloni canterebbe pure "bella ciao", si iscriverebbe all'Anpi, costringerebbe La Russa a disfarsi dei busti del Duce.
Tutto questo non sposterebbe di una virgola quella che è la sostanza del progetto della Meloni: volontà di potenza e sovranità nazionale, che lei propagandisticamente riassume nello slogan «
Dio, Patria e Famiglia».
Buon 25 aprile compagni! Nell'anno 1 dell'Era Meloniana.