EXCALIBUR 152 - aprile 2023
in questo numero

A Roma gli "Stati generali della Cultura"

Si gettano finalmente le basi per la diffusione di una cultura "non conformista"

di Fabio Meloni
il manifesto dell'evento tenuto a Roma
Sopra: il manifesto dell'evento tenuto a Roma
Sotto: Fabio Meloni al convegno e la sala durante l'intervento del
Ministro Gennaro Sangiuliano
<b>Fabio Meloni</b> al convegno
la sala durante l'intervento del Ministro <b>Gennaro Sangiuliano</b>
Chi ha cercato di farsi un'idea dell'appuntamento romano "Pensare l'immaginario italiano", definito dagli organizzatori anche "Stati generali della Cultura Nazionale" (in una prima fase, "di destra"), attraverso i resoconti dei quotidiani nazionali difficilmente ha colto appieno le motivazioni con le quali alcuni degli invitati hanno partecipato all'evento, portando il proprio contributo di esperienza, di idee e di proposte. Infatti, inevitabilmente, lo scenario dei media è stato occupato dalle parole del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dei tre encomiabili promotori, Alessandro Amorese, Francesco Giubilei ed Emanuele Merlino, oltre che di qualche nome noto e illustre. Tra i tanti, Francesco Borgonovo, Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Giuli, Luigi Mascheroni, Corrado Ocone, Federico Palmaroli "Osho", Giuseppe Parlato, Davide Rondoni, Giampaolo Rossi, Stefano Zecchi.
Durante gli "Stati", che tra i suoi obiettivi avevano anche l'aspirazione di posare una prima pietra organizzativa di un'area culturale vasta e plurale (quella che preferisco chiamare "non conformista"), gli incontri meno gettonati sono stati quelli dove sono intervenuti alcuni "agitatori culturali", categoria che, tra mille difficoltà e scarse risorse, si batte in tanti angoli d'Italia per diffondere idee alternative al pensiero unico e al conformismo imperante.
Gli interventi che hanno fatto emergere la voglia e la fame di cultura organizzata si sono registrati soprattutto negli spazi riservati alle esperienze reali e concrete, come quello dedicato alle associazioni e alle fondazioni (Farefuturo, Tricoli, Alleanza Nazionale, Nazione Futura, L'Arsenale delle Idee, Rete Liberale, Centro studi Machiavelli, Officine di Hermes) e "Promuovere la cultura nazionale", al quale ho partecipato insieme al professore universitario Spartaco Pupo, agli scrittori Giorgio Ballario ed Emanuele Ricucci, a Danilo Bresci del "Pensiero storico", ai giornalisti Cristina Di Giorgi e Guido Giraudo, al vignettista Alessio Di Mauro, agli editori Marco Carucci, Federico Gennacari, Adolfo Morganti e Marco Scatarzi e al sindacalista-editore Paolo Capone, con la moderazione del giornalista Roberto Alfatti Appetiti.
In quest'ultimo dibattito (purtroppo l'unico, insieme a quello dedicato agli amministratori locali, che non ha avuto il "lusso" di essere registrato e conservato nella bacheca di Radio Radicale) è emersa, a più voci, l'esigenza che l'appuntamento romano non resti una semplice "passerella/vetrina", seppure di indubbia qualità. Ma sia la prima testimonianza di una volontà di crescita di un'intera area culturale, soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione e delle sinergie, con il coinvolgimento di tutte le forze disponibili (pensatori, scrittori, giornalisti, artisti, agitatori, associazioni e fondazioni). Anche perché, nonostante gli oltre 70 relatori nelle varie sessioni, vanno sicuramente colmate alcune dimenticanze tra gli invitati, ampliando il coinvolgimento di persone ed eventi, a favore di un'organizzazione meno verticistica.
Un evento che ha confermato l'esistenza di un'ampia area da sempre molto sensibile alla Cultura, ma che raramente ha trovato adeguata sponda nei protagonisti politici del momento. Proprio per questi cattivi ricordi, dobbiamo cogliere con ritrovato ottimismo alcuni fatti che stanno caratterizzando questa nuova stagione della destra politica al governo della Nazione. In primis la scelta di attribuirsi il Ministero della Cultura, altre scelte fatte nel campo culturale e lo stesso appuntamento romano, tutto ciò ad appena sei mesi dall'insediamento del governo. Segnali che appaiono come un "cambio di passo" per mettere definitivamente in archivio le stagioni non troppo felici del rapporto tra destra politica e Cultura.
Da troppo tempo viviamo e subiamo, quasi impotenti, un modello che finora si è rivelato vincente. Da decenni, a sinistra è stata realizzata una rete, allevando e facendo convivere sia l'intellettuale organico che quello meno ortodosso, coprendo così tutte le opportunità di consenso che si creano nel suo humus culturale, fino al compimento di un progetto egemonico, che tuttora consente di dettare le regole del dibattito e occupare le "stanze" della cultura. Non si tratta più di una semplice egemonia culturale ma, complice la crisi devastante del loro messaggio, di una concreta egemonia di potere, grazie alla capacità di fuoco di una consolidata e fortificata organizzazione culturale, all'abilità di creare un'efficace ragnatela "acchiappacontributi" e alla cieca dedizione ad autotutela, autoconservazione e autopromozione reciproca tra i diversi attori del loro sistema.
Perché nell'area "non conformista" non si può fare altrettanto? Senza ipotizzare un'egemonia di segno diverso, ma con la volontà di rilanciare una sacrosanta e doverosa battaglia per la circolazione delle idee, che fornisca alla Politica uno strumento indispensabile per il rafforzamento del suo progetto e per l'acquisizione e il consolidamento del consenso. Una sorta di "controegemonia" (termine dal quale alcuni rifuggono timidamente) che riscopra e rilanci la Cultura nazionale e che contribuisca a farle recuperare terreno nelle "casematte culturali", in primis scuola e università, insieme a media e case editrici, cinema e musica, arte e organizzazioni che elaborano cultura.
La Cultura sarà una delle sfide più importanti del nuovo governo, ma non solo. Anche dell'intera area culturale che lo sostiene o almeno guarda con fiducia e aspettative, seppure nella sua pluralità ideale. Infatti esiste una folta schiera di pensatori, un filone di scrittori, una storiografia, un buon numero di case editrici che hanno pieno diritto di trovare spazi adeguati in un'Italia finora condizionata da questa egemonia di potere che ha generato e alimentato il mostro del pensiero unico e del politicamente corretto.
In questa nuova stagione politica è urgente e necessario avere il coraggio (parola chiave di questo percorso) di portare avanti questo ambizioso progetto culturale, senza tentennamenti, senza concessioni, senza timore di risultare politicamente scorretti, di essere attaccati o strumentalizzati, senza farsi intimidire dalle polemiche e dalle aggressioni mediatiche, senza alcun complesso di inferiorità. Una battaglia per affermare una cultura libera, alternativa al pensiero dominante e soprattutto spurgata dalle menzogne e dalle strumentalizzazioni. Per portare una ventata di aria fresca non basterà solo l'azione di governo, ma è necessario sostenere con forza l'iniziativa culturale. Senza dimenticarsi di formare classi dirigenti adeguate, pronte ad avviare un periodo di discontinuità anche nel campo culturale. La centralità della Cultura era una ferma convinzione di Marzio Tremaglia, che, nel suo ruolo di Assessore alla Cultura della Regione Lombardia, restò sempre fedele a valori e idee, non rinunciò mai alla sua identità, fortemente consapevole che non fosse sufficiente conquistare il potere, ma che fosse indispensabile realizzare un percorso di rafforzamento del consenso attraverso la cultura.
In questo percorso si è inserita anche l'esperienza del Festival "Ideario" di Cagliari, che ha portato a ipotizzare alcune proposte con il coinvolgimento, ognuno nel proprio ruolo e nei propri spazi, dei diversi attori del panorama culturale "non conformista". Tra queste, gli Stati generali permanenti della Cultura, da ipotizzare con una fisionomia di struttura operativa in grado di programmare e progettare, utile anche a combattere quei diffusi "virus" dell'individualismo esasperato, del giardino da proteggere e dell'autoreferenzialità, che finora non hanno consentito di "fare rete"; un censimento degli amministratori locali sensibili ai progetti culturali "non conformisti", che avranno un ruolo fondamentale nel moltiplicare gli eventi culturali, fino a invadere ogni angolo del territorio nazionale; un forum degli eventi culturali che, pur proseguendo i diversi percorsi in maniera autonoma e con le proprie caratteristiche, possano dialogare, collaborare, interagire, fino a ipotizzare la formazione di un circuito nazionale da promuovere in maniera adeguata. Qualcosa in questo senso, sulla scia di "Ideario", si è già mosso, grazie anche alla collaborazione con l'Arsenale delle Idee: in un gruppo WhatsApp abbiamo raccolto oltre una decina di adesioni provenienti da vari angoli della Nazione, il dialogo è avviato con l'obiettivo di aggregare altri eventi e di far crescere le sinergie, scambiandosi idee, progetti e professionalità. Inoltre, un salone nazionale del libro "non conformista", non come evento "semiclandestino" e per pochi appassionati, ma una vera e propria festa della cultura, dei libri e dei lettori, uno spazio aperto e dinamico per le case editrici spesso ostracizzate e boicottate dai grandi media e nelle manifestazioni più importanti; la formazione, perché, per avere una funzionante macchina culturale, non va dimenticato il ruolo degli "agitatori culturali", cioè quelle fondamentali figure che operano nei territori, progettano e organizzano per promuovere cultura, così da archiviare l'era dilettantistica della buona volontà e dell'arte dell'arrangiarsi.
Serve un impegno costante e un atteggiamento deciso per contrastare e rovesciare gli oligopoli "sinistri" della cultura che regnano da troppo tempo in Italia. Ovviamente sarà indispensabile anche un segnale forte e continuativo della Politica a sostegno di queste proposte, senza che questo voglia significare necessariamente "mettere il cappello" su ogni anelito culturale che si dovesse avvertire nell'area e senza avere come obiettivo finale una rigorosa ortodossia, senza timore di sorreggere e dare continuità alle idee e alle iniziative coraggiose, che consentano di liberare le migliori energie di questa area culturale "di destra", "nazionale" o "non conformista" che dir si voglia.
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