EXCALIBUR 138 - marzo 2022
in questo numero

Antonio Martino: scompare un altro liberale controcorrente

Senza Forte e Martino l'Italia è un po' più povera

di Angelo Marongiu
<b>Antonio Martino</b> (Messina 1942 - Roma 2022)
Antonio Martino (Messina 1942 - Roma 2022)
L'ex ministro Antonio Martino è morto a Roma a 79 anni.
Ho scritto ex ministro ma la sua vera natura era quella di essere un economista, controcorrente naturalmente, come tutti quelli cresciuti nel circolo privilegiato di Milton Friedman, premio Nobel per l'Economia nel 1976, forse il più illustre monetarista del XX secolo, le cui lezioni sono ancora oggi un faro del liberalismo.
Economista, quindi, ma anche ex ministro: lo fu nei governi Berlusconi, ministro degli Esteri e ministro della Difesa. Non a caso.
In una intervista affermò che «la politica estera e la difesa non sono due dei tanti compiti di uno Stato: sono "lo Stato", non è mai esistito nella storia millenaria dell'umanità uno Stato senza difesa e politica estera».
Non si possono leggere queste parole senza pensare a quali variopinti "personaggi" sono stati affidati questi incarichi negli ultimi governi.
La sua visione dell'economia era impregnata del rigoroso monetarismo del suo maestro Friedman, contrario a ogni arbitraria e illimitata espansione della quantità di valuta. Fu questo il motivo per il quale avversò - senza avere naturalmente voce in capitolo né essere ascoltato - la scelta espansionistica di Mario Draghi quando era alla guida della Bce, causa principale, secondo Martino, dell'inflazione attuale e del progressivo impoverimento di larga parte della società. Scelta da criticare poiché non seguita da politiche di controllo dell'inflazione che qualunque scalcinato studente di economia avrebbe reputato necessarie.
Propugnatore del rigore monetario, necessario e fondamentale per mantenere sana e attiva l'economia dello Stato, e quindi ostinatamente contrario a quella scelta ormai endemica dei nostri governi di elargire sussidi e incentivi senza alcun obiettivo, al solo scopo di creare "clienti".
La chiamava "tirannia fiscale", che da una parte generava debito pubblico e dall'altra otteneva il duplice e deleterio risultato di angariare oltre misura le classi produttive alle quali con la leva fiscale si sottraevano risorse da destinare a quelle improduttive.
Ne aveva sentito i prodromi quando era in politica e ne ha visto i risultati poi.
In tempi lontanissimi propose idee inascoltate: dai "buoni scuola", che avrebbero permesso a ognuno di scegliere tra scuola pubblica e scuola privata, generando una sana concorrenza che avrebbe evitato l'attuale squallore del nostro sistema scolastico e la progressiva ignoranza dei nostri ragazzi.
Oppure quando propose in tempi lontanissimi la sostituzione del modello a ripartizione con quello a capitalizzazione con decisa privatizzazione e liberalizzazione, sul modello del Cile di Josè PiƱera. Forse non avremmo avuto un sistema pensionistico al collasso come ora.
Purtroppo questa "rivoluzione liberale" non si è mai potuta realizzare - e mai si realizzerà - perché i governi ai quali partecipò erano tutti di coalizione e, pur impegnati a sostenere questa rivoluzione in campagna elettorale, una volta al governo regolarmente facevano marcia indietro. Non per nulla alla domanda «cosa manca alla politica oggi?», ha risposto: «il coraggio».
Alla domanda «cosa significa essere liberali?» quando oggi tutti si definiscono liberali, rispose sorridendo che il liberale è tante cose insieme. Deve essere sempre desideroso di proteggere la libertà di cui gode e di conseguenza conservatore per mantenere salde le libertà esistenti.
Deve saper essere radicale, cioè accettare i cambiamenti della società, per conquistare nuovi spazi di libertà.
Deve essere reazionario per recuperare libertà perdute.
E anche essere rivoluzionario se non c'è altro modo di liberarsi da chi quelle libertà soffoca.
Un liberale è tutto questo.
Attivo fino alla fine, braccio destro di Berlusconi. Gli diede un ultimo consiglio: «Chi glielo fa fare ad andare al Quirinale? Sette anni a baciare bambini e tagliare nastri. Peggio di un funerale».
Saggio consiglio: per quel lavoro abbiamo già la persona adatta.
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