Mercoledì 12 giugno a cura dell'Associazione culturale "Vico San Lucifero" ha avuto luogo a Cagliari la presentazione del Libro di Angelo Abis "Il fascismo clandestino e l'epurazione in Sardegna, 1943- 1946".
Oltre all'autore, hanno preso parte ai lavori Il Dott. Giorgio Ariu della casa editrice "Gia", la Dott.ssa Margherita Sulas, dottore in ricerca di Storia moderna e contemporanea dell'Università di Cagliari, Giuseppe Manias della "Biblioteca Gramsciana" di Ales. Coordinava gli interventi il giornalista Fabio Meloni.
Ha aperto i lavori Giorgio Ariu ascrivendo la pubblicazione del volume di Angelo Abis nella quarantennale tradizione della casa editrice da lui diretta tesa a valorizzare opere che si ponevano e si pongono al di fuori del politicamente corretto. Ed ha citato in proposito "L'altro Gramsci" di Luigi Nieddu che a suo tempo suscitò scandalo non solo perché riproduceva le lettere scritte da Gramsci a Mussolini, ma soprattutto perché documentava l'azione del partito comunista tutta tesa a far tenere in carcere il più a lungo possibile il pensatore sardo.
Margherita Sulas si è invece soffermata sulla diffusione del fascismo clandestino sul territorio regionale, con le sue diramazioni nelle varie province e la sua forte incidenza fra le forze armate di stanza nell'Isola.
Giuseppe Manias ha trovato nel libro di Abis la descrizione di tanti uomini e fatti in ambito prevalentemente locale. Fatto, questo, che può certamente promuovere la messa a fuoco e l'approfondimento della storia di tanti paesi della Sardegna. In particolare Manias si è soffermato su alcuni personaggi di Ales sempre centrali nella vita del paese indipendentemente dalle varie fasi politiche succedutesi nel tempo. Ha poi indicato nel Dott. Torriggia, esponente di spicco del sardismo prima e del fascismo poi, un personaggio da studiare perché ebbe un forte rapporto di amicizia con Antonio Gramsci, rapporto che non si interrupe neppure quando Gramsci era detenuto in carcere, dal momento che, proprio dal carcere, Gramsci inviava lettere a Torriggia.
A questo punto ci sia consentito aprire una parentesi. Giuseppe Manias, nell'ottobre del 2011 invitò Angelo Abis a parlare dei Sardi a Salò nel corso di un convegno dedicato al partigiano Renzo Atzei, un finanziere di Gonnostramatza caduto in un combattimento contro i Tedeschi in Iugoslavia. Va detto anche che all'intervento di Abis è stata dedicata oltre una pagina nei preatti del convegno, mentre negli atti del convegno, in corso di pubblicazione, ai Sardi di Salò sono dedicate venti pagine. Diciamo questo per significare come "Vico San Lucifero", penso caso unico in Italia, sia riuscita a instaurare con associazioni, che pure sono di area antitetica alla nostra, un rapporto di reciproco rispetto e collaborazione.
Tornando alla presentazione, dopo Manias ha preso la parola Franco Cabras, fondatore, poco più che adolescente, di un gruppo clandestino nel centro di Senorbì, paese in cui era sfollato. Rientrato a Cagliari, partecipò alle attività clandestine del gruppo facente capo a Mario Pazzaglia. Partecipò nel 1947 alla fondazione del Msi, divenendone il primo segretario provinciale giovanile. Cabras, benché giovanissimo, dovette anche occuparsi del padre Giovanni, colonnello comandante della piazza di Torino durante la Rsi. Il Col. Cabras sgombrò Torino, solo per ordine ricevuto, la sera del 27 aprile del 1945, per poi arrendersi, con l'onore delle armi, agli Americani. Arrestato e condannato a trent'anni di carcere, verrà scarcerato solo nel 1947, allorché la Cassazione annullò la precedente sentenza. Chiude gli interventi Angelo Abis, che ha premesso di considerare assolutamente pretestuosa la frase: #171;
La storia la scrivono i vincitori». Più un alibi dietro cui si cela, spesso, la pochezza e la pigrizia mentale dei cosiddetti vinti che una cattiveria dei vincitori. Come considera ridicolo e antistorico il considerarsi vincitori o vinti se non di fronte a un nemico "altro" della propria comunità nazionale. I fascisti e i reduci di Salò non si considerarono "vinti" se non dagli eserciti alleati.
Entrando nel merito del proprio libro, Abis rileva che, in quegli anni, la classe dirigente ex fascista e i nuovi gruppi antifascisti si scontrarono in forma dura e vivace e, pur tuttavia sono assenti nella dialettica politica odii, rancori, vendette, spirito di rivalsa e clima da guerra civile che pure imperversava in tante regioni italiane.
Tutto ciò non avvenne per caso e la comprensione di questo fatto è da scriversi alla peculiarità della storia sarda. Occorre ricordare che l'Isola fu solo marginalmente sfiorata da quel fatto epocale che mutò radicalmente l'uomo europeo: la rivoluzione francese e le conseguenti conquiste napoleoniche. A partire da quel periodo, i valori o i disvalori strettamente correlati all'uomo e al suo collocarsi nella società, diventano prerogative dell'"uomo nuovo", cioè del cittadino ovvero dell'"uomo politico". Per cui il valore dell'uomo va commisurato al suo essere politico e ideologico.
La società sarda fu praticamente indenne da questa nuova concezione.
Che tutto questo abbia oggi un'influenza non secondaria nella vita politica dell'Isola è sotto gli occhi di tutti: guai al politico che antepone la propria appartenenza politica alla parentela, all'amicizia, allo spirito del proprio paese!