EXCALIBUR 141 - giugno 2022
in questo numero

Scandalo al Teatro Lirico di Cagliari

Esaltazione musicale o pericolo sovversivo?

di Lancillotto
scene dal film di Ejzenstein
scene dal film di Ejzenstein
Sopra: scene dal film di Ejzenstein
Sotto: la grande porta di Kiev nel bozzetto di Hartmann e nella visione di
Kandinskij
la grande porta di Kiev nel bozzetto di Hartmann
la grande porta di Kiev nella visione di Kandinskij
Venerdì 3 giugno andava in scena al Teatro Lirico di Cagliari l'ottavo concerto della Stagione di Musica Sinfonica e da Camera del 2022.
Il programma - predisposto ben prima del 24 febbraio - prevedeva l'esecuzione di musiche di Prokofiev e di Musorgskij-Ravel.
Il primo brano era l'"Alexander Nevskij", opera 78, di Sergej Prokofiev, l'adattamento a Concerto per mezzosoprano, coro e orchestra delle musiche per l'omonimo film di Sergej Ejzenstein, ridotto a 7 brani dalle 21 sezioni originarie del film.
Il film era imperniato sulla figura storica del principe Alexander Jaroslevic Granduca di Novgorod (1220-1263), che difese il suo principato dall'invasione mongola e poi sconfisse gli Svedesi nel 1240 nella mitica battaglia sul fiume Neva (da cui il suo soprannome). Nel 1242 fu chiamato a guidare un esercito popolare per contrastare l'invasione dei cavalieri teutonici presso Pskov (ai confini orientali con l'odierna Estonia).
Secondo la leggenda, Nevskij diede ordine ai propri soldati di togliersi le armature e di condurre i nemici sulla superficie ghiacciata del lago, nel quale i cavalieri teutonici sprofondarono sotto il peso delle proprie corazze.
L'adattamento per coro e orchestra fu diretto dallo stesso autore il 17 maggio 1939 a Mosca ed ebbe un ovvio e meritato successo.
Lo scontro con i cavalieri teutonici, scena madre del film e brano centrale della Cantata ("La battaglia sul ghiaccio") era una esplicita allusione alle minacce della Germania nazista.
Dopo il patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, il film fu ritirato dalle proiezioni, mentre la Cantata continuò ad avere un grande successo come opera patriottica di propaganda stalinista.
La partitura è un esempio della fusione dei due diversi stili del compositore russo: quello dissonante e sperimentale associato alle scene di battaglia e quello melodico e popolare associato ai Russi.
Nel 4º movimento, "Sorgi popolo russo", il coro intona una specie di inno che esalta il coraggio del popolo e la difesa della Patria:

«Nella nostra grande Russia, nella nostra Patria
non vivrà nemico. Nostra Madre Russia!
Nessun nemico camminerà sulla terra russa
Nessun esercito nemico percorrerà la Russia
».

La seconda parte del Concerto prevedeva l'esecuzione di "Quadri di un'esposizione" con la musica di Modest Musorgskij.
La versione originale per pianoforte fu composta a Mosca nel 1874 e poi adattata a una versione orchestrale da Maurice Ravel nel 1922.
L'opera fu composta da Musorgskij per onorare l'amico architetto e pittore Viktor Hartmann morto l'anno precedente e fu ispirata a una serie di opere dell'amico esposte a San Pietroburgo.
La composizione si presenta come un percorso ideale nel quale si alternano pagine descrittive (i dieci quadri) con brevi episodi musicali che indicano lo spostamento del visitatore da una sala all'altra ("Promenade").
È un'opera di una straordinaria forza visionaria nella quale si alternano diversi modelli creativi: scene popolari, il mondo delle fiabe e dell'infanzia, il macabro e il grottesco, la visione epica della storia e della tradizione russa.
L'ultimo quadro (Allegro alla breve - Maestoso - Con grandezza) si richiama al progetto di Hartmann per una struttura in stile russo antico dotata di una piccola chiesa e si intitola "La grande porta di Kiev".
È l'apoteosi di una Russia epica, religiosa ed eroica.
Il brano si presta a un grandioso trattamento orchestrale con una sezione esposta dai legni e dagli ottoni e ben presto ripresa a pieno organico; si trasforma quindi in una sorta di corale ortodosso con campana, corni e tuba, fino al progressivo ingresso di tutta l'orchestra per il gran maestoso finale. Un brano esaltante.
Scontati quindi gli applausi per il coro e il mezzosoprano prima e per direttore e orchestra poi, con ripetuti richiami in scena.
Nel mezzo degli applausi finali, all'improvviso si alza una voce possente e grida «Viva la musica russa!».
E qui sorge il problema.
Era una persona esaltata dalla splendida musica e quindi il grido era un doveroso e sentito omaggio alla nazionalità degli autori o piuttosto un sovversivo - filo putiniano - che in maniera indiretta esaltava lo spirito guerrafondaio di Nevskij e le rivendicazioni su Kiev?
Fbi, Interpol, Digos indaghino pure: io sono innocente, fino a prova contraria.
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