Politica come casta, ossessione o verità?
La politica, quella che in antichità era considerata l'arte del governare.
Termine vecchio di oltre 2 mila anni che deriva dal termine "politiké", in greco antico.
Oggi, a solo sentire questo termine, il cittadino comune prova un senso di delusione e disgusto, causato da ciò che rappresenta oggi la politica: un mestiere estremamente remunerativo per chi lo pratica (non più un punto di partenza, ma di arrivo), con politici sempre più lontani dalla vita vera del comune cittadino, al quale vengono chiesti, beffardamente, continui sacrifici.
Ma questa delusione, questo vedere i politici come una vera e propria casta è un'ossessione del cittadino in difficoltà o è la verità?
Se fino agli anni '80 la risposta sarebbe stata un 50 e 50 percento, oggi probabilmente la risposta sarebbe un 90 a 10 a favore del cittadino deluso.
Le motivazioni sono tante e principalmente causate da un continuo senso di incertezza nei confronti del domani.
Mi riferisco principalmente alla mancanza di un posto di lavoro stabile, alle continue crisi economiche che sembrano non avere una fine e, come ciliegina sulla torta, a una classe politica che giura di avere la ricetta per uscire da questa crisi, ma che dopo le elezioni si dimentica puntualmente di mettere in moto queste portentose ricette, per rispolverarle alle successive elezioni.
Non ho detto a caso "anni '80"; erano gli anni dei vecchi partiti a trazione ideologica (a prescindere che si fosse o meno d'accordo con le suddette ideologie), quei partiti che avevano ancora, al loro interno, uomini eticamente e politicamente forgiati decenni prima e avevano (almeno sulla carta) il lavoro e la famiglia al centro dei programmi elettorali.
Attenzione a non pensare che si stia parlando di quegli anni come anni d'oro e virtuosismo. Tutt'altro!
Gli anni '80 furono una bella maschera applicata a un cadavere in decomposizione. Sono proprio quelli gli anni di corruzione e mala-politica (figli dell'inizio della storia repubblicana) che porteranno alla situazione attuale.
Gli anni '90 saranno gli anni che vedranno la fine dei vecchi partiti a trazione ideologica, per abbracciare l'idea del nulla e della poltrona all'ennesima potenza, l'adesione all'euro e lo smantellamento dell'Iri, seguiti dai primi anni 2000, che vedranno il goffo tentativo di creare un sistema bipartitico all'americana e l'inizio di una crisi mondiale che sembra non avere fine.
In questi eventi la politica fa la parte del leone (in negativo), in quanto l'adesione all'euro fu fortemente voluta dai politici e oggi si sta dimostrando quanto la perdita di sovranità monetaria sia stata una decisione sciagurata.
Ma tornando al presente... perché la gente ha questa ostilità nei confronti della politica e dei politici (o meglio "politicanti") in generale?
Perché gli aventi diritto al voto, si recano sempre meno a votare, arrivando a malapena al 50% di persone che si presentano, come successo nelle recenti elezioni in migliaia di comuni italiani?
Per farla breve, il culmine lo si è raggiunto negli ultimi dieci anni, in cui la gente ha visto un continuo teatrino fatto di "volti nuovi" che promettevano di "rottamare" la vecchia politica; personaggi che giuravano solennemente, in diretta televisiva, di chiudere con la politica se avessero fallito i propri obbiettivi, ma che ancora oggi restano bene incollati alle poltrone che contano.
Personaggi che promettevano un programma di tipo sovranista, per poi virare clamorosamente verso il globalismo più becero, riducendosi a fare politica sui social network, mostrando fotografie di torte e crostate o altri personaggi che sulla carta si definiscono "patrioti", ma poi sono membri di quelle stesse società (finanziarie e non) che stanno privando i cittadini delle proprie libertà e diritti.
Senza dimenticare quei sedicenti movimenti che criticavano tutto quello che ruotava intorno alla vecchia politica (soprattutto alcuni immorali privilegi), attirando schiere di persone esauste ma in buona fede a suon di motti come «
noi non siamo come loro» (non ancora all'epoca), per poi tradirli una volta seduti sulle vellutate poltrone dei palazzi del potere.
Come potrei parlare del fatto che da anni in Italia non ci siano più elezioni politiche con un chiaro vincitore, in quanto le leggi elettorali sono fatte di proposito, in accordo tra le varie forze politiche, per avere sempre dei governi instabili e improduttivi (ma sempre velocissimi a far passare le leggi che servono a loro) e dal ribaltone facile.
Anche ai livelli più bassi, il modus operandi è sempre lo stesso; aspiranti sindaci o assessori, dal sorriso pronto e dalla promessa di lavoro facile a chi gli farà da portatore d'acqua in campagna elettorale, per poi soffrire di amnesie associate a una irreperibilità degna di un latitante nei monti della Barbagia nei confronti di chi gli aveva dato un aiuto pochi mesi prima.
Purtroppo, coloro che cercano di fare politica in maniera sana sono sempre meno e sempre trattati come sciocchi visionari, che quando cercano di fare qualcosa di buono si ritrovano spesso e volentieri bloccati da un sistema burocratico e pachidermico.
La politica dovrebbe tornare vicina al popolo e allontanarsi da salotti sfarzosi e benpensanti, ma la forbice è diventata ormai troppo ampia. La loro arroganza e le loro leggi scellerate, sfruttando la crisi del covid-19 come ariete di sfondamento, stanno letteralmente distruggendo l'economia e l'unità del popolo italiano.
La storia è piena di periodi simili, ma se non c'è lo statista di turno a raddrizzare la situazione è giusto che la gente inizi a svegliarsi dal torpore, si rimbocchi le maniche e smetta di seguire questi pifferai magici.