Monti lo aveva battezzato pomposamente "Decreto Cresci Italia". Nella realtà si è trasformato in un decreto "Ammazza Italia".
I dati sono impietosi. Rete Imprese, che raggruppa le imprese artigiane, e Istat hanno fotografato alla fine di gennaio 2013 la realtà economica e i dati sono impressionanti.
Nel 2012 hanno chiuso decine di migliaia di imprese, mentre le previsioni per il 2013 sono ancora più preoccupanti.
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2012 |
2013 |
Pressione fiscale stimata |
55,2% |
56,1% |
Consumi reali pro capite |
15.920 euro |
15.695 euro |
Reddito disponibile pro capite |
17.337 euro |
16.955 euro |
Imprese chiuse |
216.000 |
? |
Fallimenti nell'edilizia |
9.500 |
? |
Consumi reali pro capite |
Meno del 4% (livello del 1977) |
Reddito familiare |
A livello del 1987 |
Taglio dei finanziamenti bancari |
Meno 32 miliardi |
Istat |
8 milioni di poveri |
Istat |
Occupati al 61% |
Istat |
Chiude un'impresa al minuto |
Istat |
Lavoratori inattivi: peggio solo in Grecia e Ungheria |
Unioncamere |
1.000 aziende chiudono ogni giorno |
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha rilasciato una dichiarazione che sembra un ultimo appello, prima del tracollo del sistema imprese: «
La crisi sta lasciando profonde ferite. È un'emergenza economica e sociale. Dobbiamo creare lavoro, riconoscere e riaffermare la centralità delle imprese, restituire ai giovani un futuro di progresso facendo ripartire subito l'economia e rilanciando l'industria. L'alternativa è il declino».
Il dato peggiore, però, è quello diffuso il 24 gennaio da Unioncamere, che contrariamente a Rete Imprese è in possesso dei dati delle aziende di tutti i settori iscritte nelle Camere di Commercio: nel 2012 hanno chiuso mille imprese al giorno, con una maggiore incidenza nel Nord Italia. Questo è il risultato del decreto "Ammazza Italia".