Velocità, computer, orologi... quanto della nostra vita è sotto il nostro controllo?
L'esigenza di voler approfondire e studiare il concetto di tempo è nata dall'importanza dei suoi condizionamenti, anche dal punto di vista sociale.
Nella società contemporanea, il tempo è diventato una delle colonne portanti di una cultura che lo ha feticizzato, attribuendogli un valore autonomo e conferendo a certi comportamenti temporali, quali la velocità, una forte approvazione sociale.
Da un punto di vista sociologico, il tempo è, insieme ad altre prospettive, un'istituzione sociale e culturale. Infatti, ogni società tende a costruire i propri quadri temporali, cioè elementi globali che danno senso alla vita dell'uomo e dei sistemi sociali, all'interno di una prospettiva temporale.
Per poter parlare di un "tempo sociale", i diversi piani della realtà temporale, ovvero il piano individuale, quello naturale (che è il tempo delle ere geologiche, il tempo cosmico, astronomico, che è forse l'aspetto più immediato in tutte le culture e in tutte le civiltà) e quello sociale non rappresentano più modalità temporali definibili autonomamente, indipendenti l'uno dall'altra (il tempo per la fisica includeva solo l'aspetto "natura"), ma livelli di esperienza che ogni società e individuo possono raggiungere o elaborare secondo regole, vissuti e modalità diverse.
Ma, spostandoci sul territorio, possiamo vedere come la città sia il punto di focalizzazione più acuto di queste dinamiche, perché nella città intesa come realtà urbano-metropolitana, si vede un accostamento, che spesso è disarmonico e non coerente, fra calendari diversi e orari diversi, con i quali l'attore sociale deve fare i conti. A questo proposito, notiamo le nuove popolazioni metropolitane, come i pendolari e i
city users (lavoratori, studenti, professionisti), che alimentano la città.
Quest'ultima, per definizione, è concentrazione nello spazio, quindi si ha a che fare con uno spazio limitato. Per la stessa ragione, essa si caratterizza per la densità e la concentrazione di attori sul territorio e, nonostante tutte le esperienze urbanistiche di decentramento, le città oggi, lo vediamo in particolare in Europa e in Italia, rimangono ancora centrali.
Per un cittadino, quindi, si pone il problema di vivere nella città non soltanto in funzione degli spazi, ma anche in funzione dei tempi. Per i gruppi socio-economici che si trovano nella città, si ha il problema di capire e di accordarsi con quelli che sono i tempi della città stessa. Pensiamo, appunto, al problema di conoscere esattamente gli orari di funzionamento dei vari servizi e di adeguarsi a essi in funzione di quelle che sono le distanze, di quelli che sono i trasporti e così via. O ancora, i tempi di consumazione del cibo; cibo non solo inteso come nutrimento, piacere, occasione di relazione e di conoscenza, ma anche come "stile di vita".
Infatti, tra le popolazioni che occupano la città, possiamo distinguere i gruppi socio-economicamente e culturalmente deboli, caratterizzati da un mangiare abbondante e poco curato, dalle élite, che si distinguono con un mangiare ricercato ed esperienzale, dai salutisti (mangiare attento e misurato) fino ad arrivare ai pendolari col loro mangiare frettoloso.
Ulteriore caratteristica metropolitana è la precisione con cui tutto è misurato, monetizzato e calcolato. Anche il tempo delle persone, quindi la loro vita o parte di essa, viene accuratamente misurato e monetizzato. Nella metropoli gli individui agiscono in modo sincrono.
L'orologio permette e regola il funzionamento di tutte le metropoli, misura la vita e ne consente una quantificazione economica, la monetizzazione del tempo. L'importanza assunta dal tempo, dalla più rigida puntualità nelle promesse e nei servizi e, quindi, dal corrispondente strumento di misura, l'orologio, è conseguente soprattutto alla complessa organizzazione della vita metropolitana, alla divisione e specializzazione del lavoro. Organizzazione che a sua volta deriva dall'elevato numero di persone che vivono nella stessa città e, quindi, dalle inevitabili distanze che separano individui luoghi e attività e che rendono ogni attesa e ogni appuntamento mancato un intollerabile spreco di tempo che la società non può permettersi.