Biografie: Edgardo Sulis
Sardi a Salò: Edgardo Sulis, il portavoce occulto del Duce. Pittore, scrittore e politico non conforme
di Angelo Abis
«Mi fanno ridere coloro che dichiarano inesistente una giovane narrativa fascista... e Sulis e Stanis Ruinas non offrono al pubblico solenne testimonianza del vigore rivoluzionario che dalle nuove generazioni la tradizione dell'umanesimo italiano si attende?».
Così racconta Mussolini al suo biografo Ivon De Begnac, in uno degli innumerevoli incontri avvenuti a Palazzo Venezia sul finire degli anni trenta.
Edgardo Sulis nasce a Villanovatulo nel 1903. Esordisce giovanissimo nella cultura e nell'arte: espone ancora adolescente i suoi quadri nella vetrina di un negozio di Cagliari. A vent'anni è critico d'arte nella rivista palermitana "L'Arte Fascista". A venticinque diventa segretario regionale del sindacato degli autori e scrittori sardi. A ventisei pubblica il manifesto sul nazionalismo artistico con il motto: «oltre la regione, non oltre la nazione». È redattore capo della rivista di Mussolini "Gerarchia", collabora attivamente alla rivista anticonformista "L'Universale" di Berto Ricci.
Fa parte di quella schiera di giovani fascisti "rivoluzionari" insofferenti nei confronti del gerarchismo e del conformismo imperanti; così scrive, infatti, ne "L'Universale": «Preferiamo l'antifascista Alberto Moravia ai troppi scalmanati e sgrammaticati manipolatori di sonetti con l'acrostico di Benito Mussolini. Ogni qualvolta uno scrittore o un artista crederà di aver fatto del fascismo e dell'arte, soltanto per aver nominato il Duce, il littorio e le quadrate legioni, proprio allora noi penseremo che colui non è né fascista, né artista».
Per accesi contrasti con le autorità politiche del suo paese viene anche condannato, nel 1932, a due anni di confino. Sulis, pur non essendo una figura molto nota del fascismo, svolge, sul finire degli anni trenta, un ruolo politico-culturale importantissimo: è, in pratica, il divulgatore di prese di posizione di tipo ideologico e politico che Mussolini non vuole assumere in prima persona, ma che vuole siano diffuse nell'opinione pubblica.
Le opere più note di Sulis: "Imitazione di Mussolini" del 1934, "Rivoluzione Ideale" del 1939, "Processo alla Borghesia" del 1940 e "Mussolini contro il mito di demos" del 1942, sono scritte ed edite su precisa richiesta di Mussolini che ne concorda con l'autore i contenuti e ne vaglia e corregge le bozze. Nell'ultima opera citata, per esempio, viene prospettata la priorità della lotta contro gli Americani rispetto a quella contro i Russi, chiara dimostrazione, questa, che, nel finire del 1942, Mussolini pensava a una soluzione politica del conflitto tedesco-sovietico, per poter meglio combattere gli Angloamericani.
Sulis aderisce subito alla R.S.I. con una propria impostazione politico-ideologica; ce ne dà un sunto De Felice nel volume "Mussolini l'Alleato": «In un momento in cui gli Italiani avevano smarrito la coscienza e la volontà, non credevano più nel fascismo e nello stesso Mussolini e detestavano il partito, per Sulis l'unica via per realizzare una radicale ricostruzione nazionale era che il fascismo ridiventasse "movimento" e che alla "vecchia guardia" se ne affiancasse una nuova, formata da "uomini nuovi", che forti della loro fede, onestà e capacità, raccogliessero la fiaccola fascista e realizzassero la rivoluzione sociale fascista. Tutto, anche il sentimento della patria, divideva gli Italiani: solo la rivoluzione non li divideva».
A Salò Sulis ricopre l'incarico di capo dell'ufficio stampa del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. È anche collaboratore del quotidiano di Borsani "Repubblica Fascista". Sulis insieme a Ottavio Dinale, vecchio amico di Mussolini sin dal periodo socialista e primo prefetto della provincia di Nuoro nel 1928, progetta, quasi all'epilogo della Repubblica, la costituzione di un movimento politico, non di opposizione, ma di stimolo e pungolo al governo della R.S.I.. Essi, infatti, il 27 marzo del 1945, indirizzano a Mussolini la seguente lettera: «Duce, un gruppo di rivoluzionari fedeli alla Vostra persona e alle vostre idee, ma contrari agli uomini e ai metodi che hanno condotto l'Italia all'8 settembre e bloccato la rivoluzione nel compromesso, si costituisce in "Gruppo rivoluzionario repubblicano" in base al postulato terzo della dichiarazione di Verona. Sono alla testa del movimento Farinata (pseudonimo di Ottavio Dinale, n.d.a.) ed Edgardo Sulis. Il programma risulta dai documenti annessi. Pertanto, con riferimento alla precedente autorizzazione ad altro gruppo politico (il "Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista", il partito di opposizione costituzionale guidato dal filosofo Edmondo Cione, n.d.a.), il "Gruppo rivoluzionario repubblicano" ha l'onore di chiedere l'autorizzazione a svolgere, nell'ambito delle leggi vigenti della Repubblica, e soprattutto nell'atmosfera della Vostra formula "Italia, Repubblica, Socializzazione" ribadita dalla dichiarazione del 21 marzo, la sua attività politica. Con fedeltà, Farinata, Edgardo Sulis».
Alla domanda è allegato anche un comunicato stampa così redatto: «Il Duce, preso atto del programma del "Gruppo Rivoluzionario Repubblicano", in base al postulato numero tre della dichiarazione di Verona, ha concesso l'autorizzazione richiesta, nonché quella di pubblicare un giornale, organo del movimento». Il comunicato non verrà mai diramato: di lì a qualche giorno ben altre tragiche notizie si diffonderanno nella valle del Po. In quelle ultime tragiche giornate si perdono le tracce di Edgardo Sulis, sul dopo non abbiamo trovato quasi nulla, se non la vaga notizia di una qualche sua pubblicazione negli anni successivi al conflitto.