Bioetica e aborto
Questioni risolte o irrisolvibili una volta per tutte?
di Toto Sirigu
Aborto, clonazione, sperimentazione sull'embrione umano.
Sull'aborto richiamerei le parole di un laico dichiarato, l'ex Presidente della Corte Costituzionale Baldassarre, che sostiene la sacralità della vita fin dal concepimento, perché comunque la scienza, dice, non ha dimostrato la "non vita" dell'embrione umano, perciò nel dubbio si dovrebbe tutelare e non sopprimere una "possibile vita".
La legge sull'interruzione di gravidanza del 1978 era animata da buone intenzioni perché predisponeva una serie di strumenti di prevenzione e assistenza per circoscrivere fortemente il fenomeno abortivo, ma la realtà sono i tre milioni e mezzo di cittadini che mancano all'appello da quella data: troppi!
Una mentalità tendenzialmente edonista e consumista non permette, in molti settori della società, il riaprirsi serio del dibattito sull'importanza della tutela della "vita debole". Spetta a noi riaccendere i riflettori sulla questione senza isterismi, ma con l'unico intento di riportare al centro quei valori che potrebbero essere condivisi dai più, e che non possono essere oggetto di becero baratto.
Sarebbe già un successo riaffermare una scala di valori di questo tipo: primo, la vita nascente; secondo, la presenza al supermercato; terzo, il viaggio in Tunisia.
Problema collegato, ma distinto dall'aborto, è dato dalle sperimentazioni sull'embrione umano. La scienza entra sempre più dentro il mistero della vita, cerca di carpirne i segreti. Ma per fare cosa? Per creare magari l'uomo immortale? Ci sarà l'embrione usa e getta? Si vuole creare una nuova razza, tutti biondi con gli occhi azzurri?
La scienza ha dato una mano all'uomo e ogni nuova scoperta ha sempre avuto riflessi sia positivi che negativi; non possiamo certo fermarci ora. Il problema è quello di saper bilanciare, in ogni momento, il progresso scientifico con la dignità dell'Uomo (inteso con la sua identità unica e irripetibile). Oggi è difficile far questo perché tutto corre molto veloce, dalle informazioni alle scoperte scientifiche e soprattutto si corre spesso e volentieri lungo il sentiero esclusivo del profitto e del guadagno facile (basti pensare agli interessi di molte multinazionali proprio nel settore delle sperimentazioni genetiche).
L'unico antidoto alle eventuali brutte sorprese tecnologiche è rappresentato dalla diffusione progressiva di una coscienza critica comunitaria che funga da filtro indistruttibile rispetto allo sviluppo scientifico "senza volto" incanalato dai nuovi "padroni transnazionali" (le potenti lobbies economiche ovvero le multinazionali).
Coscienza critica comunitaria? È antitetica a quella che un po' tutti abbiamo: la coscienza critica del consumo (prezzi, costi, tabelle, sconti, comparazioni tra prezzi, scadenze varie, ecc.).
Insomma è uno "spazio libero" che ciascuna persona dovrebbe ritagliarsi nella propria coscienza per interrogarsi, per delineare modelli di relazioni interpersonali, di relazioni sociali, per domandarsi del futuro iniziando a immaginarselo, per costruire un ponte con tutto ciò che è dinamico (quindi mutevole e plasmabile).
È uno "spazio libero" che vive senza contaminazione esterna, è "laboratorio spirituale" dove non contano le leggi di mercato, è il "luogo" indispensabile per la formazione di quella chiara e trasparente coscienza critica comunitaria sempre pronta a confrontarsi con le perenni sfide del cambiamento.