Asmara negli anni '40
In Italia pochi sanno che dopo la perdita della colonia Eritrea, gli Inglesi permisero l'attività politica esclusivamente agli aderenti del Pci e della Dc, ma ancora meno conoscono la storia del circolo Visentini di Asmara, storica sezione missina (clandestina) della capitale e probabilmente dell'intera Eritrea.
L'orientamento politico degli Italiani in Eritrea era molto sbilanciato verso quella forza che in Italia veniva definita come "destra", erede del regime fascista. Gli Italo-Eritrei, quanto a storia, si riconoscevano in pieno nella guerra e guerriglia anti britannica e anti abissina.
Nonostante far politica a destra in Eritrea fosse reato, gli alunni della terza ragioneria dell'istituto superiore di Asmara (Edoardo Pollastri, Ugo Rizza, Giovanni Cinnirella, Sergio Casabona) fondarono la sezione del Movimento Sociale Italiano di Asmara.
Sotto la guida del professore di geografia Luigi D'Errico (una sorta di padre nobile politicamente schierato), l'Msi contava molti sostenitori in tutta l'Eritrea (malgrado i divieti e la repressione britannica).
I locali dirigenti di partito furono il Dott. Di Meglio, il Comm. Torriani, l'Avv. Rusmini, il Prof. Biagetti, l'Ing. Checci e lo stesso D'Errico. Il partito fu organizzato in segreto, fu presa in affitto una stanza nel quartiere asmarino di Gaggiret, in Via Armando Diaz fronte officine dell'Alfa Romeo, che diventò poi la sezione militante per chi fece politica identitaria filo italiana in quegli anni.
I militanti si riunivano all'imbrunire ed entravano uno alla vota alla chetichella col favore del buio.
Il degrado post bellico fece del quartiere un luogo di prostituzione e del malaffare locale.
Il dirigente giovanile incaricato di tenere i rapporti col partito era un certo Zambelli, che annunciò l'arrivo dall'Italia al porto di Massaua (con uno stratagemma) del coordinatore dei servizi esteri del Msi Gian Luigi Gatti, che venne poi trasportato dal Torriani in clandestinità sino ad Asmara, per portare alla federazione i saluti del segretario nazionale, l'onorevole De Marsanich.
Poco tempo dopo arrivò dall'Italia un altro giovane, un certo "Stefano" (non è dato né sapere il cognome, né se Stefano fosse il suo vero nome) con un carico di pubblicazioni destinate ai militanti. Ciò ne determinò l'espulsione da parte delle autorità britanniche col pretesto di essere un agitatore.
Il 6 maggio del 1949, a seguito della comunicazione via radio dell'accordo "Bevin-Sforza" con cui l'Italia rinunciava ai diritti sull'Eritrea, l'organizzazione missina scese in piazza e dimostrò pubblicamente il proprio sdegno. In barba al servizio segreto britannico, davanti ai cancelli dell'istituto Bottego venne organizzato uno sciopero generale per protestare contro l'ignavia del governo italiano nei confronti degli Italiani in Eritrea.
Il preside Milani, conscio della pericolosità della situazione e descritto dagli studenti come "un padre", non riuscì a impedire la protesta che dilagò con l'occupazione delle aule all'istituto magistrale.
Il numero degli studenti crebbe in maniera smisurata con un grande corteo che sia avviò verso il centro della città, dove due camionette inglesi con soldati britannici armati sui mezzi sbarrarono la strada, ma vennero travolte e rovesciate dal corteo studentesco coi militari dentro.
Gli Inglesi, memori della guerriglia dal 1941 al '43, intelligentemente evitarono di sparare sul corteo inferocito degli studenti italiani, ma poi giunse la polizia e iniziarono gli arresti.
Fu probabilmente questo episodio a far capire agli Inglesi che non avrebbero potuto controllare un area geografica così ostile, con un partito clandestino come l'Msi con oltre 400 tessere ufficiali più un numero imprecisato di simpatizzanti italiani, senza contare l'ostilità dei reduci indigeni dei battaglioni coloniali, che mal digerivano sia la presenza britannica che l'orientamento britannico filo etiope.