Il documento di riconoscimento di Biagio Di Caro
Biagio Di Caro nacque a Camastra (Agrigento) il 28 ottobre del 1922; inquadrato nel 269º Batteria contraerea da 20 m/m, fu inviato sul fronte mediterraneo e cretese il 2 novembre 1942, dopo la Campagna dei Balcani delle Potenze dell'Asse (ottobre 1940 - maggio 1941).
Il giorno in cui Pietro Badoglio proclamava la cessazione delle ostilità, l'8 settembre 1943, Di Caro fu arrestato e internato in un campo di concentramento in Germania; fece rientro dopo due anni il 9 settembre 1945. Come raccontato dalla figlia: «
Arrestarono tutto il plotone in Grecia e li deportarono». Di Caro divenne un "lavoratore forzato", sorte che capitò ai soldati italiani catturati.
Nei racconti familiari si riscontra l'incredibile abbraccio con lo zio Giuseppe, fratello della mamma Gaetana (omonima); imprigionato a Milano durante una retata, fu portato come "lavoratore civile", essendo idraulico. Il cugino di Gaetana, Giampaolo, riferì che i due prigionieri s'incontrarono per miracolo, potendo solo immaginare le sofferenze patite.
Dall'identificativo si apprende come Biagio lavorasse nelle industrie Borsig di Berlino, al tempo adibite a uso militare. La temibile scritta d'avvertimento del retro: "Zur Beuchtung!" (ad avvertenza), spiega come fosse molto pericoloso perdere il documento.
Nel 2001 Gaetana Di Caro ha richiesto l'indennizzo all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), presso la Missione di Coordinamento del Mediterraneo, in base al programma tedesco per i "forzati" sotto il regime nazista; fece anche ricorso contro la decisione di "reiezione" del suddetto, in base alla legge tedesca del 12.08.2000, stante lo status di Internato Militare Italiano (Imi).
L'Oim respinse anche quest'ultimo, poiché il detenuto non era internato in un campo di sterminio: «
Si specifica che l'ammissibilità all'indennizzo non può basarsi sullo status di Prigioniero di Guerra».
L'Avv. Cuccu ricorse con la motivazione che la perizia considerava solo la parte tedesca «
che si continua a considerare come verità inoppugnabile, a cui anche l'Oim si è adeguata con inconcepibile acquiescenza».
Proseguiva l'avvocato: «
È soltanto amorale e contro la Storia ripetere che non vi è diritto al risarcimento per gli Imi, in quanto Prigionieri di Guerra». Nella questione entravano in campo "particolari interessi", non affermando il reato della Germania «
contro i diritti dell'uomo, nell'avere privato i militari italiani (Imi) dello status di Prigionieri di Guerra».
Dopo tanti anni la signora voleva ridare dignità a suo padre detenuto per 2 anni:; «
finché era vivo abbiamo cercato dovunque un appiglio per cercare qualcosa che documentasse tutto, ma non trovavo niente. Poi invece dopo la sua morte sono risalita a un sito dove c'era l'archivio dei soldati imprigionati».
Biagio Di Caro «
non ritirò mai la pensione di guerra (accordatagli nel 1986 dal Distretto Militare di Agrigento, n.d.s.)
, perché credeva che il nuovo Stato democratico non lo avrebbe mai ripagato con ventotto mila lire al mese».
Di recente un disegno di legge in Senato ha richiesto la concessione di una medaglia d'onore e di un indennizzo ai militari italiani internati. Fin qui nulla di strano! Sembrerebbe una storia come tante: un soldato catturato dai Tedeschi e "forzato" in Germania.
E invece si racconta che Biagio conservò una "sua memoria" dell'Italia monarchica e fascista che aveva servito, senza "sentimenti democratici".
Evidentemente credeva a un'altra Italia, finita nel 1945. Per questo entrò nell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (Ancr), decidendo di non votare mai ed esprimendo in famiglia sentimenti "di destra".
Biagio conservò la buona opinione su Mussolini, malgrado le leggi razziali e l'alleanza con Hitler. In storia si può dire che Biagio, scomparso l'11 maggio 2011, avesse una "memoria fascista", differenziando "la storia" delle fonti, e "la memoria" dell'evento. La differenza fra il ricordo "estraneo" del nazismo e quello "positivo" del fascismo.
Molti Italiani non fascisti hanno una "memoria fascista", non "antisemita", distinta dalla libera critica a Israele.
Infine la Signora Gaetana vive oggi a Quartu Sant'Elena, conservando orgogliosamente la memoria di suo padre e un pensiero di destra che va tenuto in conto.