Sopra: Cagliari, 10 febbraio 2021, Parco dei Martiri delle
Foibe, Fabio Meloni ricorda Paolo Camedda. Alla sua
sinistra la Dott.ssa Margherita Sulas, referente del
Comitato 10 Febbraio, che ha commemorato i Martiri
delle Foibe. Alle spalle di Fabio il Sindaco di Cagliari,
Paolo Truzzu
Sotto: il nostro Paolo Camedda
È la prima cerimonia per il Giorno del Ricordo che viene celebrata senza Paolo Camedda. Era doveroso ricordarlo e per me è un onore che il Comitato 10 Febbraio mi abbia investito di questa responsabilità.
Ricordare Paolo in pochi minuti è un compito arduo, ma spero che le poche parole che potrò pronunciare siano sufficienti, per chi l'ha conosciuto, a immaginarlo qui vicino a noi... E, per chi non l'ha conosciuto, a farsi un'idea di chi fosse Paolo.
Se oggi siamo in questo Parco a commemorare i Martiri delle Foibe lo dobbiamo soprattutto a Paolo. A una sua idea, a una sua iniziativa che lo vide assoluto protagonista.
Nel ruolo di presidente dell'Associazione Vico San Lucifero, Paolo ideò e organizzò una raccolta di firme per intitolare un luogo di Cagliari ai Martiri uccisi dall'odio comunista nel confine orientale italiano per decenni assolutamente dimenticati dall'Italia ufficiale e banditi dai libri di storia. Era il 1999: ancora non era stata istituito il Giorno del Ricordo.
Si organizzarono i banchetti per raccogliere le firme dei Cagliaritani e ne furono raccolte oltre 3.000 in poco più di un mese. Poi, l'anno seguente, un grande e riuscito convegno per presentare l'iniziativa e le sue motivazioni. Quindi, la consegna delle firme con la richiesta ufficiale al sindaco di allora, Mariano Delogu.
Fu quell'iniziativa che, il 25 novembre 2000, consentì di inaugurare questo Parco intitolato ai Martiri. Risultato del quale Paolo andava, giustamente, molto orgoglioso.
Fino alla legge nazionale, approvata in Parlamento il 30 marzo 2004, che istituì il Giorno del Ricordo, si svolgeva una piccola cerimonia al cospetto di una lapide al Cimitero di San Michele, anche quella realizzata su iniziativa dell'Associazione e di Paolo.
A partire dal 2005, il 10 febbraio è diventato un appuntamento irrinunciabile, doveroso per onorare la tragedia dei Martiri, ma anche per ricordare l'esodo di 350 mila Giuliano-Dalmati, costretti ad abbandonare la propria terra e i propri beni per fuggire dal "paradiso" comunista del Maresciallo Tito.
Sempre di Paolo, che è stato anche presidente del Comitato 10 Febbraio, fu l'idea di realizzare la fiaccolata tricolore, che per alcuni anni si è mossa da Piazza Repubblica fino a questa lapide dove si celebra la cerimonia.
Per ben sedici anni, Paolo è stato in prima fila nell'organizzazione di questa cerimonia. Una cerimonia gestita nei dettagli, col suo solito piglio decisionista e maniacalmente preciso, frutto di una vitalità organizzativa fuori dal comune. Ma per lui nulla doveva essere lasciato al caso.
Per tanti anni Paolo, col suo basco da paracadutista della Folgore, di cui andava fiero, gestiva in prima persona gli interventi. Solo negli ultimi anni aveva ceduto il microfono, ma dietro le quinte era sempre lui a dettare i tempi, a cercare le soluzioni, a contattare le autorità, a chiamare personalmente uno a uno i soci dell'Associazione Vico San Lucifero e non solo, affinché non disertassero l'appuntamento.
Anche perché, per anni, questa cerimonia è stata accompagnata dalla ridicola presenza di un gruppetto di poveracci autonominatisi antagonisti, ma in questo caso soprattutto negazionisti, che si presentavano per contestare e disturbare il commosso ricordo di questi fratelli italiani trucidati dai loro antenati ideologici.
Ho avuto l'onore di affiancare Paolo anche in altre numerose attività politiche e culturali, che l'hanno visto protagonista come instancabile animatore e organizzatore, sempre in prima linea e con la militanza nel cuore.
Quella stessa militanza a qualsiasi costo, che l'aveva visto protagonista della comunità missina e post missina anche nei banchi istituzionali del Consiglio Circoscrizionale di Villanova, del Consiglio Comunale e Provinciale di Cagliari.
Anni in cui era ancora il cursus honorum a designare i protagonisti della politica.
L'impegno per le idee era una sua ragione di vita e lo viveva con tenacia e costanza, con energia e coraggio, sempre nel rispetto della parola data. Quelle idee nelle quali ha creduto e militato per quasi 60 anni, essendo costantemente un punto di riferimento per tante generazioni.
Ha attraversato sempre in prima fila, come uomo d'azione quale era, gli anni della contestazione studentesca, delle aggressioni comuniste, che lo avevano segnato anche nel fisico, decine e decine di battaglie elettorali e, negli anni più recenti, l'attività culturale con le associazioni.
Ma Paolo non era solo attivismo e impegno politico. Aveva un grande senso della comunità e con lui in tanti abbiamo trascorso svariati momenti di incontro, pure conviviali, particolarmente divertenti e sereni, anche all'insegna dello sfottò, pronto a sdrammatizzare col suo sorriso nascosto dagli inconfondibili baffoni.
Resteranno imperituri i valori per i quali Paolo ha militato con dedizione e sacrificio, per i quali ha organizzato e vissuto tanti eventi.
Perciò anche nel suo nome, nei prossimi anni a partire da oggi, ogni 10 febbraio continueremo a celebrare i Martiri delle Foibe.
Ciao Paolo, non ti dimenticheremo!