EXCALIBUR 45 - marzo 2007
in questo numero

Libri: "Fascisti senza Mussolini", di Giuseppe Parlato

Le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948

di Angelo Abis
La copertina del libro di Giuseppe Parlato
È da più di mezzo secolo che ci si pone un quesito semplice e quasi banale: com'è potuto succedere che ad appena 18 mesi dalla fine di quella guerra che aveva annientato le potenze dell'Asse, in un'Italia ancora militarmente occupata dagli Alleati, nella quale erano in vigore norme nazionali e internazionali tese a cancellare ogni traccia del fascismo, sorgesse il 26 dicembre del 1946, con tanto di notifica dei nomi dei dirigenti alla questura di Roma, un partito, il M.S.I., dichiaratamente neofascista? Da destra si sono date in genere risposte autocelebrative: "M.S.I. = pugno di irriducibili sorto per contrastare questa repubblica nata dalla sconfitta, dal tradimento e dalla resistenza". Opposta la spiegazione data dalle sinistre: "M.S.I. = tumore messo in circolazione da forze più o meno occulte e reazionarie per frenare l'inarrestabile ascesa delle masse popolari antifasciste".
Giuseppe Parlato, docente di storia contemporanea, allievo di De Felice, a noi ben noto per i suoi studi sulla sinistra fascista, con il volume "Fascisti senza Mussolini" non solo dà una risposta esaustiva ai quesiti fin qui posti, ma altresì demolisce le mitologie edificanti sia della destra che delle sinistre, raccontando e documentando le cose inconfessabili che partiti e poteri istituzionali e non, nazionali ma anche stranieri, posero in essere per favorire o quantomeno per non ostacolare la nascita del M.S.I..
Ne scaturisce un dramma tutto italiano per cui, mentre le rispettive fazioni (la fascista e l'antifascista) continuano a combattersi ferocemente, i rispettivi leaders politici (quelli fascisti in genere latitanti e ricercati dalla polizia) si incontrano, trattano, cercano la reciproca legittimazione. Il neofascismo 'offre' la sua adesione a chiunque si opponga a tentativi eversivi eventualmente posti in essere per sovvertire l'esito del referendum su repubblica o monarchia. L'antifascismo concede l'amnistia, il reintegro degli epurati nei propri posti di lavoro e l'agibilità politica con la costituzione del M.S.I.. L'accordo è presto raggiunto: il neofascismo diventa democratico e legalitario e quindi forza istituzionale della repubblica.
Il 22 giugno del '46, venti giorni dopo la proclamazione della Repubblica, viene emanata la cosiddetta "amnistia Togliatti", che praticamente mette in libertà o quantomeno accorcia di molto la pena a oltre 40 mila fascisti incarcerati. Il fatto, per il popolo delle sinistre e della resistenza che non era stato edotto sulle segrete cose, fece tanto scandalo da porre in serio pericolo persino l'unità del P.C.I.. Fu inventata allora la prima bufala della repubblica: Togliatti avrebbe promulgato l'amnistia per favorire i partigiani. Bufala che lo stesso Togliatti fu ben felice di avvallare. Sta di fatto, però, che il testo dell'amnistia fu steso da Mario Iannelli, ex sottosegretario al Ministero di Grazia e Giustizia di Mussolini, allora fascista latitante e che, ancora nel 1949, nelle carceri italiane si trovavano ben 1900 partigiani.
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