EXCALIBUR 45 - marzo 2007
in questo numero

Quegli strani legami fra Ebrei e fascisti

Camerati shalom! L'incredibile storia dell'alleanza tra neofascisti ed Ebrei tra il 1946 e il 1948

di Angelo Abis
Il diploma di nomina di Fiorenzo Capriotti a Comandante ad honorem della 13ª flottiglia (cliccare sull'immagine per ingrandire)
Il giovedì del 31 ottobre del 1946, alle 2,43, una violentissima esplosione devasta l'ambasciata inglese a Roma: due piani dell'edificio seriamente danneggiati e la portineria completamente distrutta. Immediatamente il P.C.I. prepara un manifesto sull'attentato "fascista", ma altrettanto rapidamente arriva il "contrordine compagni": «niente manifesto!»: l'attentato è di matrice ebraica. Ovviamente si sprecano le indignazioni di alcune autorità italiane, forse per coprire meglio attività filoebraiche, non proprio limpide, svolte da altre autorità nazionali. Infine il 4 novembre, l'organizzazione terroristica "Irgun", emanazione della destra sionista in guerra aperta con gli Inglesi già dal 1944, rivendica l'attentato affiggendo manifestini a Roma e in tutti i centri di raccolta che ospitano decine di migliaia di profughi ebrei che si erano riversati in Italia, dopo la fine della guerra, con la speranza di potersi trasferire in Palestina.
Né l'attentato rimane un fatto isolato: il 10 gennaio del '47 a Bari, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Roma, Torino e Venezia esplodono delle bombe-carta che lanciano in aria volantini inneggianti all'organizzazione sionista. Fatto singolare, ma non troppo, a Roma, qualche tempo dopo, esplodono un certo numero di bombe dello stesso tipo, questa volta a opera di un gruppo neofascista della Capitale.
E a questo punto, con sessant'anni di ritardo, esplode la "bomba storica". La fa esplodere lo storico Giuseppe Parlato con il suo recente volume: "Fascisti senza Mussolini". Parlato racconta: «Due testimonianze convergenti, quella di Marina Romualdi, figlia di Pino, e quella di Carlo Dinale, all'epoca [...] stretto collaboratore di Romualdi [...]. L'esplosivo, secondo le due testimonianze, sarebbe stato fornito dai neofascisti dei F.A.R. (Fasci d'Azione Rivoluzionaria). Romualdi [...] sarebbe stato contattato per la fornitura dell'esplosivo da un personaggio che disse di chiamarsi Jabotiskij: il leader neofascista fornì gli Ebrei dell'occorrente per l'attentato recuperandolo per l'occasione dagli opportuni nascondigli dove era stato collocato prima del 25 aprile. A queste due testimonianze va aggiunta l'importante dichiarazione del Senatore Mantica, in passato stretto collaboratore di Romualdi, in sede di commissione stragi [...]. Mantica ricordava come i fascisti avevano utilizzato le armi nascoste al crepuscolo della R.S.I., fornendole ai servizi segreti israeliani».
Ma ciò che è più eclatante, anche se solo parzialmente ma inoppugnabilmente documentato, è una costante collaborazione tra esponenti del neofascismo clandestino prima e del M.S.I. poi con le organizzazioni sioniste operanti in Italia e con lo stesso governo israeliano perlomeno fino ai primi anni cinquanta. Già nel corso del 1946, dopo ripetuti incontri con alcuni esponenti del governo, e segnatamente con De Gasperi, Ada Sereni e Yeuda Arazi, responsabili del "Mossad le aliyà bet" (istituto ebraico per l'immigrazione illegale) si rivolgono (evidentemente su indicazione del governo) al responsabile del Servizio Segreto della Marina Militare (S.I.S.), Ammiraglio Calosi, affinché questi procuri all'organizzazione ebraica elementi esperti e fidati idonei a condurre le navi che, partendo cariche di profughi ebrei dall'Italia, devono sbarcarli clandestinamente nelle coste della Palestina, stante il divieto inglese all'emigrazione ebraica nella stessa regione. Gli Inglesi non si peritano di aprire il fuoco contro le navi clandestine e, nella migliore delle ipotesi, rinchiudono nei campi di concentramento dell'isola di Cipro gli Ebrei intercettati.
L'Ammiraglio Calosi gira la richiesta a Nino Buttazzoni, suo ex commilitone e amico, ex comandante del reparto N.O. (nuotatori-paracadutisti) della X M.A.S., nonché uomo fidatissimo di Valerio Borghese. All'epoca Buttazzoni, prossimo fondatore e dirigente del M.S.I., latitante a Roma, capeggia un gruppo clandestino composto prevalentemente da uomini della X M.A.S., l'Esercito Clandestino Anticomunista (E.C.A.). Detto gruppo si avvale, tra l'altro, di un deposito di armi sito nella periferia di Roma, messo a disposizione proprio dall'Ammiraglio Calosi in vista di un paventato colpo di stato comunista. Buttazzoni non si impegna in prima persona, ma indica ad Ada Sereni alcuni nominativi di uomini ex X M.A.S. in grado di condurre le navi verso la Palestina. Tra questi il Capitano Geo Calderoni che, parola di Buttazzoni, «riuscirà più volte a beffare con abilità e coraggio la stretta sorveglianza inglese». Un altro comandante italiano, non citato, ha l'onore di una poesia da parte del poeta ebreo Nathan Altherman intitolata "Al Capitano della nave clandestina Hanna Senesh", pubblicata nella raccolta "Settima colonna".
Ma la collaborazione neofascista non si limita solo alla pur vitale e rischiosa attività di condurre navi clandestine. In vista dell'imminente scontro con i Paesi arabi, gli Ebrei hanno assoluto bisogno di organizzare e addestrare proprie forze armate e, per ciò che riguarda la Marina, puntano all'apprestamento di una flottiglia d'assalto di superficie e subacquea. A tal fine si rivolgono al solito Ammiraglio Calosi, il quale gira ad Ada Sereni e Yeuda Arazi il Sottotenente Nicola Conte per l'apprestamento e l'addestramento dei mezzi subacquei. Per i mezzi di superficie viene invece arruolato Fiorenzo Capriotti, ex assaltatore della X M.A.S. a Suda e Malta, ex prigioniero non collaboratore degli Americani e dirigente prima del "Fronte dell'Italiano" e poi del M.S.I.. Capriotti recupera subito, in quel di Milano, sei M.T.S. (motoscafi da turismo modificati) residuati di guerra, li ripristina e li collauda nell'idroscalo di Milano, poi li fa imballare e spedire in Israele.
Nel giugno del 1948, sotto falso nome e con documenti contraffatti, si reca in Israele. Lì, nel lago Tiberiade, Capriotti procede all'apprestamento dei mezzi d'assalto e all'addestramento di 12 uomini costituenti il 1º Gruppo mezzi d'assalto della Marina israeliana. Cessato l'addestramento, il gruppo si trasferisce nel Mediterraneo e il 22 ottobre del '48 arriva l'ordine di attaccare la base egiziana di Gaza. All'ultimo momento, per evidenti motivi, viene impedito a Capriotti, con suo grande disappunto, di prendere parte all'azione. Tre motoscafi veloci carichi di esplosivo e uno di supporto, in tutto cinque uomini, entrano nel porto di Gaza e affondano la nave ammiraglia della flotta egiziana, la "El Emiir Farouk", e un dragamine.
Alla fine del '48, Capriotti rientra in Italia e si reca presso l'Alto Comando della Marina, latore di alcune proposte del governo israeliano, il quale si offre di ricostituire la X M.A.S. nel proprio territorio, dal momento che il trattato di pace ci proibisce di avere una tale specialità navale, e chiede la cessione di due cacciatorpediniere in cambio di 5 milioni di dollari. Non se ne fa niente. I cacciatorpediniere vengono offerti poi dagli Inglesi in cambio di un solo milione di dollari. Anzi, Capriotti viene redarguito da un alto ufficiale, certo Rosselli Lorenzini, perché, colpa sua, avendo gli Inglesi scoperto che i mezzi d'assalto usati a Gaza erano italiani, hanno vivacemente protestato con la Marina militare italiana.
Questi i fatti incredibili che dal 1946 al 1948 vedono protagonisti due soggetti: gli Ebrei e il governo italiano, entrambi con un comune nemico, l'Inghilterra, che, per motivi di egemonia nel Medi Oriente, non vuole che in Palestina sorga lo stato d'Israele, così come, per gli stessi motivi, vuole che all'Italia venga imposto un durissimo trattato di pace, affinché la stessa cessi di esistere come potenza nel Mediterraneo.
È questo contesto che spinge gli Ebrei a chiedere l'aiuto dell'Italia. Il governo, e in particolare De Gasperi, questi aiuti li dà volentieri - anche se ciò comporta non pochi rischi - non solo perché così si viene a indebolire l'egemonia inglese nei nostri confronti, ma anche perché, senz'altro, c'è un impegno da parte ebraica di aiutare l'Italia, segnatamente con l'appoggio della potentissima comunità ebraica americana, per limitare e o aggirare le clausole del trattato di pace.
Ed è a questo punto che entrano in scena i neofascisti, che almeno sino al 1947 sono clandestini, fuorilegge ed esecrati da tutti, ma che di fatto trattano e hanno contatti con tutti: democristiani e comunisti, Vaticano e massoni, servizi segreti nazionali ed esteri, Ebrei. Hanno già ottenuto nel giugno del '46 l'amnistia e stanno per incassare il reintegro di tutti gli epurati nei propri posti di lavoro e l'autorizzazione a costituire il M.S.I.. Si può chiedere loro, in nome del supremo interesse della Nazione, di fare un po' di lavoro sporco contro l'odiato Inglese? Lo si chiese. I camerati fanno il lavoro sporco, molto sporco. Gli Ebrei, se non la Patria, ringraziano.
La copertina del libro di Fiorenzo Capriotti
Bibliografia.
- Giuseppe Parlato: "Fascisti senza Mussolini - le origini del neofascismo in Italia, 1943-1948";
- Fiorenzo Capriotti: "Diario di un fascista alla corte di Gerusalemme 1948-2002";
- Mario Toscano: "La politica italiana verso l'immigrazione clandestina ebraica nel primo semestre 1947" - rivista "Storia contemporanea" n. 5, ottobre 1989;
- Giovanni Romano: "Gli indesiderabili - L'Italia e gli Ebrei 1945-1948" - rivista "Nuova storia contemporanea" n. 6, novembre-dicembre 2000;
- Furio Bigini: "L'Irgun e la resistenza ebraica in Palestina - L'attentato all'ambasciata britannica di Roma (ottobre 1946)" - rivista "Nuova storia contemporanea" n. 5, settembre-ottobre 2004.
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