Riprendiamoci la cultura!
Conquistate le istituzioni è ora di ribaltare anche l'egemonia culturale e sociale che la sinistra si è costruita in cinquant'anni
di Isabella Luconi
Nonostante la consapevolezza che la caduta del Muro di Berlino non ha comportato, ipso facto, la fine dell'ideologia comunista, non posso fare a meno, ogni volta, di rimanere stupita e meravigliata dalla capacità culturale e organizzativa della sinistra di coniugare qualsiasi avvenimento a proprio vantaggio, usando una dialettica tendente a favorirne l'inquadramento ideologico nei propri assiomi culturali.
Così è stato per il vile e brutale assassinio del Prof. Mauro Biagi.
Considerato che il professore era un collaboratore del governo, e che le Brigate Rosse, fino a prova contraria, sono l'espressione del terrorismo di sinistra, una elementare deduzione logica porterebbe a dire che sia stato compiuto a opera della sinistra un attentato al governo di centrodestra.
Invece l'equazione dialettica è stata portata in piazza dalla sinistra nel suo aspetto speculare e contrario a quanto dedotto dalla logica comune: l'assassinio di un collaboratore del governo di centrodestra per mano delle Brigate Rosse è stato un "vile attentato contro la classe operaia"!
La velocità con la quale un fatto così grave è diventato strumento di una contestazione di piazza ben orchestrata e organizzata dovrebbe far riflettere tutti coloro che ritengono di aver vinto solo perché sono al governo. Anche la Democrazia Cristiana era al governo, ma era la sinistra a esercitare effettivamente il potere, invadendo come un magma oleoso e penetrante tutti i settori della società civile:
- la scuola, attraverso i libri di testo e l'allineamento culturale e ideologico degli insegnanti;
- il mondo del lavoro, attraverso le cooperative e i sindacati;
- il mondo associazionistico, attraverso una demagogica politica sociale dell'uguaglianza;
- il mondo della cultura, attraverso le case editrici e l'accreditamento degli intellettuali omologati;
- il mondo delle istituzioni pubbliche, attraverso l'assunzione di una classe dirigente asservita alla sinistra e a essa ubbidiente.
E la rete creata da questo magma è ormai così fitta e resistente da rendere inutile qualsiasi tentativo di penetrarla. Si potrebbe tentare di sostituire a questa "rete rossa" una "rete nera"... pardon... una "rete bianco-nera", ma non possiamo aspettare cinquant'anni, tanti ne ha impiegato la sinistra per tessere la sua.
È necessario invece acquisire consapevolezza della forza del nemico e usare contro di lui la forza numerica della maggioranza parlamentare per imporre tutto ciò che è possibile imporre.
E Alleanza Nazionale, invece di chiedere immediate spiegazioni al premier per le affermazioni dei suoi ministri, farebbe bene a sostenerle, contestualmente a una presa di posizione contro i sindacati quali strumenti di potere della sinistra, sottolineando il loro ruolo di protettori di lavoratori già abbondantemente tutelati, per schierarsi a fianco dei disoccupati, degli inoccupati e dei famosi "colletti bianchi", oggetto da sempre dell'odio della sinistra solo perché non indossavano la tuta blu dell'operaio.
È giunta l'ora della rivoluzione, e se per rivoluzione intendiamo il rovesciamento dell'ordine prestabilito, rovesciamo l'ordine imposto dalle sinistre.
Non perdiamo questa opportunità storica, potrebbe non essercene un'altra.
Coraggio Presidente Fini, e se ti può aiutare, anche se hai detto che non fu il più grande statista, leggi le Sue parole: «Meglio l'esuberanza di un intelletto che si sente forte per tentare i voli dell'aquila nelle regioni del pensiero, piuttosto che la stitichezza impotente dell'animale dannato a rader la terra. Bisogna esser violenti se si vuole svecchiare le anime e rinnovare gl'ideali della vita» (Benito Mussolini, 1909).