Il governo della vergogna - II parte
Conclusione di un articolo quasi profetico (vedi la Baraldini)
di Giorgio Usai
È un momento delicatissimo, di crisi profonda in molti Italiani, ma non nei partiti della maggioranza e dell'opposizione (?). Nel governo D'Alema il P.R.C. minaccia continuamente la crisi, ma non se ne va, fino alla patetica, buffonesca scissione di Cossutta contro Bertinotti (guerra aerea si, guerra di terra no).
È un paradosso incredibile: per cinquant'anni, nelle scuole italiane, sui giornali, in TV, i marxisti e i loro lacchè cattolici hanno straparlato contro la guerra, contro le "avventure" del Fascismo in Africa, contro le aggressioni, e oggi il primo governo con guida ex comunista aggredisce deliberatamente una nazione, retta da un comunista che mai ha dimostrato ostilità verso di noi, la Serbia.
Di più: è stato violato l'articolo 11 della Costituzione con l'avallo del Capo dello Stato, suo garante, e sono stati violati tutti i trattati e convenzioni internazionali liberamente sottoscritti, che impongono la dichiarazione dello stato di guerra tramite gli ambasciatori!
Invece i nostri aerei, al comando dei padroni U.S.A., bombardano e uccidono soldati e cittadini della Serbia, con la completa indifferenza delle piazze "democratiche". È il capolavoro politico di D'Alema: non solo trascina l'Italia in guerra, contraddicendo cinquant'anni di propaganda ideologica, non solo ha violato la costituzione, ma addirittura ottiene - per far questo - l'aiuto dell'opposizione che tradisce il proprio impegno con gli elettori del Polo!!!
Vi ripeto, cari amici: per cinquant'anni hanno lanciato strali, anatemi, terrorismo contro il Capitalismo e le Banche e ora governano con Agnelli, Dini e Cuccia; per cinquant'anni hanno coperto di insulti, falsità, menzogne Mussolini e il Fascismo e ora governano coi voti di ex fascisti e con l'appoggio, in riserva, della opposizione per proseguire una guerra di deliberata aggressione... umanitaria. Per lo meno, quando Mussolini entrò in guerra, lo fece per tutelare e accrescere i nostri interessi, e lo fece in modo chiaro e leale. Oggi, invece, assistiamo a continue menzogne sull'azione dei nostri aerei, mandati a bombardare e uccidere per gli interessi di Clinton.
Nulla di tutto ciò preoccupa il D'Alema: egli non teme i sindacati, organizzazioni miliardarie dominate da burocrati e affaristi, non teme la "piazza" narcotizzata da sapiente propaganda con concertoni, sfilate e droga. Egli prosegue nel suo lavoro di consolidamento del potere delle sinistre, infilando burocrati dovunque, sicuro che al momento opportuno costoro serviranno per bloccare le iniziative degli avversari. Egli è certo dell'appoggio di una parte della classe dei Magistrati, asservita agli interessi di potere della sinistra; sono recenti delle sentenze vergognose a Cagliari, che negano la libertà di stampa e il diritto di cronaca, contro personalità del giornalismo sardo, colpevoli di aver denunciato e svelato le trame affaristiche e di potere del P.D.S. e dei suoi accoliti.
In questo quadro, dalle molte inquietanti ombre, assume gravità inaudita la recente vicenda Baraldini. Come è ben noto, poiché i "media" hanno fatto di questo insulso personaggio una eroina, la compagna Baraldini è detenuta negli U.S.A. in quanto ella è stata riconosciuta colpevole di aver fornito armi a terroristi. Grazie alla sua appartenenza politica, la Baraldini è diventata un caso nazionale; e più volte il governo italiano ha chiesto il suo trasferimento in Italia, con la malcelata intenzione di ottenere un trattamento privilegiato della comunista Baraldini da parte dei magistrati comunisti. La legge è uguale per tutti! Provvidenzialmente per la Baraldini la tragedia della funivia del Cermis è venuta in suo soccorso. I piloti americani, colpevoli della strage di turisti, sono stati sottratti con prepotenza alla magistratura italiana (deboli proteste) per essere processati in U.S.A. e, ovviamente, assolti. D'Alema ha colto la palla al balzo: infatti ha concertato con Clinton il baratto - la Baraldini in cambio della acquiescenza del governo italiano sulla vergognosa sentenza del Cermis. Se, nel marzo 1944, a Roma un Tedesco ucciso valeva dieci Italiani, oggi a Washington venti morti del Cermis valgono una Baraldini. Esultate: anche questo è progresso.
Nonostante la vittoria del Polo (nel suo complesso) alle Europee, saprà il Cavaliere far tesoro di questa seconda opportunità che il Destino e la Storia gli offrono? Oppure ripeterà la deludente esperienza del governo del Polo del 1994? Non lo sappiamo: non ci resta che sperare (o piangere).