Crisi di valori, della morale, del sociale, dell'economia, della sicurezza
Qualcuno, in altri tempi, ha affermato che lo Stato non doveva preoccuparsi della salute fisica, psichica e sociale del popolo. Questa è una teoria suicida...
È più che evidente che in uno Stato ben ordinato la cura della salute dei cittadini deve esser al primo posto.
Tuttavia, attualmente le malattie sociali sono in sviluppo; l'alcoolismo e le droghe sono piaghe comuni e diffuse; anche la mortalità per "pazzia" è in aumento, così come il numero dei suicidi; lo stesso dìcasi dei decessi per cause legate al lavoro, alla circolazione anche stradale, alle incompatibilità familiari, vero o presunto disagio sociale...
Intanto, si nota un crescente calo di natalità italiana, quando invece il dato fondamentale e pregiudiziale della potenza politica e - quindi - economica e morale delle Nazioni è la loro potenza demografica. Tutti gli Stati hanno sentito il morso della loro decadenza quando hanno visto diminuire il numero delle loro nascite.
Per fare un esempio storico, che cos'era la "pax romana" di Augusto? La pace romana era la facciata brillante dietro la quale già fermentavano i segni della decadenza. E in tutto l'ultimo secolo della Seconda Repubblica, da Giulio Cesare - che mandò i suoi legionari muniti di tre figli nelle fertili terre del Mezzogiorno - alle leggi di Augusto, agli "ordines maritandi", l'angoscia era evidente.
Sino a Traiano, nell'ultimo periodo della Repubblica e nei primi secoli dell'Impero, tutta la storia di Roma era dominata da questa angoscia: lo Stato non si teneva più perché doveva farsi difendere dai Mercenari...
Dall'altro canto, stava - e sta ancora - un tipo di urbanesimo distruttivo, che isterilisce il popolo, ed è quello industriale; altrettanto fa la piccola proprietà rurale; concorre con queste due cause di ordine economico la infinita vigliaccheria morale delle classi sociali cosiddette superiori della società. Se si diminuisce la natalità non si costruisce una Nazione, ma si diventa una "Colonia"...
A ciò si aggiunga, ancora, una crisi di valori della morale, del sociale, dell'economia, della sicurezza - interna ed esterna - e allora avremo sotto gli occhi i tristi effetti di un "regime" di illusioni false e bugiarde che preparano atroci delusioni.
Queste considerazioni appaiono svolte oggi, nella stringente attualità della devastante fiacchezza delle Nazioni "occidentali", che ormai offrono il loro ventre molle agli attacchi dei "nuovi barbari".
In realtà, queste parole (nella loro sostanza) risalgono a circa novant'anni or sono, per la precisione al 26 maggio 1927, allorché Sua Eccellenza il "Primo Cavaliere" le proclamò - fra le altre e dinnanzi alla Camera dei Deputati - durante il "Discorso dell'Ascensione", nell'interesse superiore della Patria e della grandezza dell'Italia.
Come tutti sanno (tranne coloro che lo dovrebbero sapere!), l'odierna situazione europea - in particolare - è pressoché identica a quella suddescritta e a nulla valgono né gli attuali rimedi volti ad arginare quei fenomeni, né le misure a tal fine proposte con totale incoscienza da (mal)governanti inetti, ciechi, corrotti e incapaci.
Ci si domanda, infine, se le norme e le leggi apposite siano efficaci: esse tali sarebbero se fossero tempestive. Ma le leggi sono come le medicine: date a un organismo ancora capace di qualche reazione, giovano; date a un organismo vicino alla decomposizione, per le loro congestioni fatali ne affrettano la fine.