Con Monti, gli Italiani hanno preso a odiare l'Europa più degli altri
La pessima gestione della crisi finanziaria greca e cipriota ha dimostrato ancora una volta che l'Europa non è in grado di intervenire a sostegno dei Paesi in difficoltà. Di fatto, le misure per uscire dalla crisi sono lasciate ai governi locali e, soprattutto, vengono caricate sulle spalle degli stessi contribuenti.
In parte questo sarebbe anche giusto, se non fosse che ci troviamo ormai governati da una struttura sovranazionale che a parole pretende di costituire un elemento di solidarietà, ma che, nella sostanza, impone limiti, regole, condizionamenti, vincoli e divieti che privano gli Stati di buona parte della loro sovranità.
In cambio, l'Unione Europea non offre nulla in termini di soccorso comunitario e di aiuti concreti.
La Grecia ha dovuto assumere misure pesantissime a carico dei suoi cittadini e lo stesso è accaduto per Cipro, dove lo Stato, anche questa volta per imposizione europea, ha dovuto compiere una rapina sui conti correnti. A pensarci bene, non è andata molto diversamente con l'Italia in crisi.
Il governo tecnico di Monti ha calcato la mano con imposte straordinarie e prelievi pesanti con le accise, ma il tutto è stato gestito facendo conto delle sole risorse interne, fino al punto di impoverire milioni di Italiani e di provocare una crisi spaventosa dalla quale sarà difficile uscire. Nulla è venuto dalla Ue né dalla Bce, quest'ultima con l'unico merito di aver annunciato un intervento immediato qualora la crisi si fosse aggravata, mitigando in qualche modo la curva al rialzo dello spread.
Cosa dovremmo aspettarci dall'Unione Europea? Non esiste una governance capace di assumere iniziative di sostegno in favore degli Stati in difficoltà, né si intravedono progetti per la creazione di una simile struttura.
Per aiutare la piccola Cipro, la grande Unione Europea, composta da ben 27 Stati, non è stata capace di prestare circa nove miliardi di euro. La solidarietà fra gli Stati non è all'ordine del giorno, passano prima le cose più importanti: gli enormi stipendi dei burocrati e dei parlamentari europei, l'esatta misura del calibro
delle zucchine, le rampogne degli Stati del Nord Europa contro i governi del Sud che hanno la colpa di non aprire le frontiere alle migrazioni che provengono dal mondo islamico. Difficile dire dove ci porterà questa strana Europa.
Un fatto è certo: gli Europei in questi anni sono diventati in maggioranza antieuropeisti. Gli Italiani, che volevano essere sempre i primi della classe in materia di europeismo, forse a causa di un complesso di inferiorità che ci trasciniamo dal dopoguerra, grazie a Monti e alla sinistra nostrana, che ogni giorno tuonavano con «
lo vuole l'Europa», oppure con «
ce lo chiede l'Europa», hanno preso a odiare l'Europa più degli altri. Probabilmente oggi, in quanto a ribellione antieuropea, ci battono soltanto i Greci, i Ciprioti, gli Spagnoli e gli Irlandesi.
Agli altri dell'Europa, in fondo, gliene importa tanto quanto. Prendete i Belgi: per loro l'Europa è una gallina dalle uova d'oro. Ogni giorno migliaia di burocrati della Ue spendono denaro fresco a Bruxelles e dintorni, mentre altre migliaia di super impiegati europei spendono denaro in Francia, a Strasburgo, o in Germania, a Francoforte. Gli agricoltori del Nord a parole sono per l'Europa, purché non gli si tocchi l'agricoltura e le quote di produzione che hanno imposto agli Stati più arrendevoli. Non parliamo poi degli Inglesi, che sono in Europa per quel tanto che gli torna comodo.
Quando le cose si mettono male o quando i burocrati della Ue tentano di introdurre regole finanziarie e monetarie allora reagiscono e minacciano di fare un referendum popolare per uscire dalla Ue.
In Italia, invece, attaccare le istituzioni e le politiche europee sembra sia un peccato grave. Tutti i politici di centro e di centrosinistra si indignano davanti a quella che sarebbe una semplice critica e che invece viene fatta passare come un delitto di lesa maestà. Fino a ieri, per la verità, anche diversi politici di centrodestra avevano lo stesso atteggiamento reverenziale verso l'Europa, mentre oggi è soprattutto nei partiti di centrodestra italiani ed europei che comincia a suonare la sveglia antieuropeista.
L'Europa per molti è diventata la nuova ideologia dietro la quale si nascondono tutte le insufficienze della classe politica, incapace di aprire gli occhi e di dire un no chiaro a fronte di politiche comunitarie che sono chiaramente fallimentari e pericolose per gli Stati membri.