Non sarà facile per gli Usa mantenere il ruolo di grande potenza mondiale
Dieci anni dopo quel terribile 11 settembre, diversi osservatori affermano che gli Usa hanno pagato un prezzo troppo alto. Alcuni sostengono che a causa delle guerre in Afghanistan e Iraq è cominciato il declino americano. Tuttavia, se declino ci sarà nel XXI secolo per gli Usa, difficilmente lo sarà per i costi delle guerre.
È vero che finora gli Usa hanno speso oltre mille miliardi di dollari per sostenere la guerra nei due paesi (su internet si trovano cifre stratosferiche che non corrispondono alla realtà) ed è altrettanto vero che ogni anno spendono centinaia di milioni per pagare gli interessi sui debiti contratti con le banche e con i grandi istituti finanziari internazionali per sopperire allo sforzo finanziario.
Ma l'America è stata capace, in passato, di ben altri sforzi. D'altronde, in Iraq sembra che la situazione si sia stabilizzata e che lo stesso, sebbene in modo più faticoso, stia accadendo in Afghanistan dopo l'uccisione di Osama Bin Laden. Ciò che gli Usa ne hanno ricavato è altro. Prima di tutto hanno ottenuto il controllo assoluto del petrolio iracheno: nessuno, escluse la Gran Bretagna e la Francia, può accedere alle fonti energetiche senza il loro consenso. In Afghanistan, invece, gli Usa hanno chiuso il fronte caldo del pianeta: dai Paesi dell'Est che facevano parte della "Cortina di Ferro" fino alla frontiera cinese hanno realizzato più di trenta grandi basi militari. L'Afghanistan rappresenta solo l'ultimo anello. Gli Americani dicono che possono tornare utili nella prossima guerra con il mondo islamico, grazie alla cintura che li chiude. Oppure, lasciano intendere, la cortina servirà di monito alla Russia e alla Cina.
Molti avvenimenti recenti, però, fanno pensare che non gli sarà facile mantenere nei prossimi decenni il ruolo di grande potenza planetaria. Prima di tutto perché non è detto che potranno ancora controllare alcuni paesi arabi amici, come nel caso dell'Egitto, in mano a una mal sicura giunta militare. Nemmeno la Turchia, amica dell'America fin dal 1944 (per timore dell'Urss) e uno dei più antichi membri della Nato, sembra sicura come prima. Con Erdogan ha messo da parte il laicismo di stato per avvicinarsi sempre più all'islamismo. L'amicizia turca con Israele, infine, sembra irrimediabilmente compromessa. I Turchi sembrano adesso voler rimanere nella Nato più per paura dei vicini arabi che per amicizia verso gli Usa e l'Occidente.
Se il Medio Oriente sembra dare preoccupazioni, c'è il nuovo pericolo che viene dalla Cina, ancora troppo debole militarmente per destare qualche apprensione, ma ormai troppo forte economicamente per non allarmare l'America. La penetrazione cinese nel continente africano si è consolidata nel corso di questi anni, giungendo a controllare ingenti risorse petrolifere nelle regioni centrali dell'Africa, con grande disappunto delle cancellerie occidentali. Il suo sviluppo economico, poi, ha avuto quale conseguenza l'espansione in tutti i mercati mondiali, favorita anche dal basso valore di cambio. In un recente vertice internazionale gli Usa per primi hanno chiesto alla Cina di rivalutare la sua moneta, per limitare la capacità d'esportazione. I dirigenti cinesi hanno risposto che erano disposti a farlo, ma hanno avvertito che in questo modo molti milioni di cittadini occidentali non avrebbero più avuto accesso a molte merci a buon prezzo offerte dalle importazioni cinesi. Di fronte a questa verità, i governanti occidentali non hanno voluto insistere sancendo, di fatto, l'indispensabile "marchio" cinese su molti beni di largo consumo.
Probabilmente sarà proprio per l'inarrestabile espansione economica cinese che gli Usa, nel XXI secolo, perderanno il ruolo di guida mondiale. Salvo che non abbandonino il pilastro della loro politica liberista, introducendo qualche forma di protezionismo o di controllo economico dello stato sull'economia. Cosa molto improbabile, perché il liberismo, come tutte le ideologie, è una bandiera che non viene ammainata davanti a nessuna difficoltà. Nemmeno quando l'Occidente, a causa del liberismo, sembra votato alla rovina.