Il noto giornalista Gianfranco De Turris
Ho letto con interesse e curiosità il "Dibattito Berlusconi-Fini" pubblicato su Excalibur di dicembre.
Mi permetto d'inserirmi nella questione riassumendo lo stato dei fatti al momento in cui scrivo (gennaio 2011) con una serie di sintetici punti.
1) Nessuno ha obbligato Fini a sciogliere An per far parte del Pdl (Forza Italia non si è sciolta): poteva restare un partito "federato" come la Lega.
2) Dopo 13 anni di convivenza, che personaggio e che politico fosse Berlusconi tutti lo sapevano benissimo, soprattutto Fini e An: nulla è cambiato dopo il 2008, quindi nessuna sorpresa che gli potesse far cambiare così radicalmente idea.
3) Non era mai accaduto prima che, dietro l'usbergo della terza carica dello Stato, il presidente della Camera criticasse con astio in ogni occasione, quasi programmaticamente, il presidente del Consiglio e il governo, vale a dire la maggioranza che lo aveva espresso.
4) Nessuno ha "cacciato" Fini e i suoi dal Pdl: alcuni suoi esponenti sono stati denunciati ai probiviri che non hanno però emesso alcuna sentenza in quanto nel frattempo il gruppo del neonato partito Futuro e Libertà per l'Italia si è scisso dal PdL.
5) Che questa scissione fosse stata progettata da tempo lo ha rivelato Maurizio Gasparri, quando ha detto che nel momento in cui sembrava che le elezioni regionali/amministrative del 2010 non stessero dando i risultati sperati, Fini aveva fatto convocare gli ex An per decidere la creazione di gruppi parlamentari autonomi, convocazione annullata allorché i risultati sono stati alla fine positivi. Quindi che Fini sperasse in un cattivo risultato per il Pdl in quelle elezioni, come si diceva, non era affatto una calunnia.
6) I motivi d questa scissione sono, riferendoci al "capo", evidentemente e palesemente psicologici e personali: Fini è abituato da sempre a comandare, e l'attesa per la "successione" era troppo lunga. Le motivazioni politiche sono assolutamente accessorie, si direbbe quasi una foglia di fico.
7) Le accuse a Berlusconi di cesarismo, e sotto sotto di immoralità, sono ridicole: Fini si è sempre comportato da "duce" non contraddicibile sia nel Msi, sia in An, sia ora in Fli, come tutti si rendono ben conto se non vogliono essere ipocriti.
8) Tanto è vero che ha obbligato tutti i suoi seguaci a dimettersi dalle cariche di governo (ma non dalle strategiche commissioni parlamentari), mentre lui stesso si è guardato bene dal dimettersi da presidente della Camera, nonostante sollecitazioni esterne e interne.
9) Anche le accuse di tipo etico/morale sono ridicole: basterebbe la questione di Montecarlo o della Bmw o degli appalti Rai alla "suocera" o i guai giudiziari di alcuni dei suoi per smentirlo. Due pesi due misure.
10) Fini e i suoi si adontano quando vengono tacciati di essere "traditori", ma loro stessi accusano di essere tali deputati e senatori che prima hanno aderito a Fli e poi, resisi conto della verità, hanno fatto marcia indietro, soprattutto Moffa che non è rientrato neppure nel Pdl, ma che è il più pericoloso per loro, per non parlare delle parlamentari prese a insulti dal presidente medesimo nel suo studio, come ha testimoniato la deputata Sbai.
11) Chi ha aderito a Fli, sia a livello nazionale che locale, lo ha fatto per le motivazioni più diverse, non tutte nobili o antiberlusconiane: molti per semplice calcolo d'interesse dato che da terze, quarte e quinte file del Pdl, sono diventati prime, seconde e terze file di Fli, e quindi all'improvviso assurti a notorietà, soprattutto mediatica.
12) Caso particolare quelli in buona fede, ma che sono stati degli ingenui: pensavano che Fini avrebbe rialzato le sorti della destra, quella vera, quella genuina, quella sociale, quella antiliberista, quella statalista, quella "colta". Ma su che basi potevano pensare tutto ciò?
13) Fini è una scatola vuota di qualsiasi idea, sia culturale che politica e pensa solo alla propria carriera e al proprio potere, tanto è vero che ha tradito (a parte la moglie) almeno quattro volte: il fascismo, il Msi, An, il Pdl e addirittura sé stesso. Infatti una volta giunta la conferma che la casa di Montecarlo appartiene sul serio al "cognato" non si sta dimettendo, tradendo la promessa fatta
coram populo il 25 settembre 2010 in un togato messaggio tv. Che coerenza può mai avere, che credito e fiducia può mai dare?
14) L'unico fine di Fini era far cadere il governo, scalzare il Cavaliere mandandolo in minoranza, riuscire a ottenere da Napolitano quel governo "di salute pubblica" (o altro nome) che lo avrebbe portato in teoria alla guida dei "moderati", quale lui adesso si presenta. Una scorciatoia per tornare a essere il "numero uno" dopo troppo tempo da "numero due".
15) La votazione sulla sfiducia del 14 dicembre sarà stata, come i suoi hanno detto, una "vittoria di Pirro" per Berlusconi, ma per Fini è stata una sostanziale Caporetto: infatti lui è i suoi pasdaran (Bocchino, Granata, Briguglio) hanno abbassato i toni in modo più che evidente e rialzati soltanto dopo il cosiddetto Rubygate. In più, personalmente, è stata una debacle grottesca: da vice-Berlusconi è diventato vice-Casini!
16) Ancora peggio: ha sulla coscienza la scomparsa politica e culturale della destra, non tanto per la sua scissione (non si capisce affatto quali siano i riferimenti "alti" di Fli) quanto per ciò che non ha fatto in precedenza.
17) Infatti coloro che pensano a Fini come a colui che rinverdirà i "valori di destra soffocati nel Pdl", si dovrebbero chiedere a chi era demandato il compito di tutelarli e rinvigorirli dopo lo scioglimento di An nel Pdl.
18) La risposta è: il compito era di Fini e di tutti i suoi, non solo all'interno del governo ma forse soprattutto negli enti locali. Ciò non è stato fatto né dai cosiddetti finiani (meglio finistei), né dai cosiddetti berluscones.
19) È dal 1995, da Fiuggi, che è iniziata una deriva nella cultura della destra collegata a An, man mano emarginata, e quindi esplicitamente condannata nei suoi valori e nei suoi punti di riferimento più significativi (autori e opere e "visione del mondo") dagli improvvisi diktat finiani, o colpi di testa, non concordati certo a livello di organi di partito, ma anche da tutti gli altri rappresentanti significativi di An che non hanno reagito, né hanno fatto alcunché per tenere alta la tradizione della destra ex missina dimenticando il famoso motto almirantiano: non rinnegare non restaurare.
20) Eppure, la mancanza di una vera cultura in Forza Italia avrebbe permesso, volendo, agli ex missini, agli aennini, di essere forti e propositivi, ma la paura di essere tacciati da "fascisti" e il circuito del potere hanno fatto mettere da un canto, al centro politico e in periferia, la battaglia culturale, e si è pensato soltanto alle poltrone: la situazione al comune di Roma è simbolicamente esemplificativa.
21) La colpa di questo crollo, di questo degrado, di questo annacquamento della destra politica e soprattutto culturale, è dunque sia dei finistei che dei berlusconiani, sia di chi è uscito e sia di chi è rimasto.
22) È pura ingenuità, se non peggio, ritenere che l'ormai "antifascista" Fini, che peraltro non si ritiene più di destra ma (forse) centrista, possa ritornare alle origini: una battaglia per la Destra si doveva fare all'interno del Pdl, anche duramente, anche con ricatti, se si può usare questa parola dal punto di vista politico. Ma non la si è voluta fare in nome del politicamente corretto, delle comparsate in televisione, delle interviste su "La Repubblica", del gradimento dei "salotti buoni" e dei vari "poteri forti", dell'appoggio di certe lobby religiose.
23) Sicché, se si vuole condurre una vera battaglia di destra, ciò è ancora possibile sia da parte di chi è rimasto all'interno del Pdl, sia da parte di chi non è un politico politicante all'esterno del Pdl, ma non sarà mai possibile che la facciano gli antifascisti di Futuro e Libertà, che si sentono talmente a disagio "a destra" da volersi spostare più in là, verso sinistra, sui banchi del Parlamento scalzando la Lega. Dobbiamo ringraziare la vituperata Lega che non ha accettato questa ipocrisia logistica facendo loro spazio!
24) Quel che è peggio, l'"antifascismo" di Fli e Fini, il quale ha addirittura scoperto di avere origini ebraiche come ha detto il 27 gennaio durante la Giornata della Memoria a Roma, ha avuto anche il grande merito di riaccendere l'"antifascismo militante" della sinistra, che soprattutto in periferia osteggia violentemente qualsiasi manifestazione culturale di destra (presentazioni di libri, conferenze, eventi musicali, ecc.) considerata "razzista" e "fascista".
25) La conclusione è che, nonostante le parole mistificanti di Fini e dei finistei, essi non possono più considerarsi "di destra": a parte che leggendo titoli e commenti de "Il Secolo d'Italia" sembra di avere fra le mani "L'Unità", "Liberazione" o "Il manifesto", lo dimostra la disavventura della sventurata professoressa Sofia Ventura (tra coloro che hanno creato il monstrum di cui qui ci occupiamo) la quale aveva osato chiedere al Gran Capo "di dire qualcosa di destra", ed è stata pesantemente cicchettata dalla direttrice del quotidiano finisteo.