"Storia antica. Istruzioni per l'uso" di Michele Orrù
Alcuni mesi orsono, i principali quotidiani della destra animarono un dibattito sulla presenza e incidenza della cultura della destra in Italia. Le conclusioni furono sconfortanti: pochi grandi intellettuali, perlopiù egocentrici e litigiosi, ancorati a tematiche del passato, tagliati fuori dai grandi circuiti della stampa, dell'editoria, della televisione e dello spettacolo. Tesi, queste, più o meno condivisibili, che però non affrontano quello che è il vero fulcro del problema, che cioè, se è vero che la cultura della sinistra è ancora egemone, anche se molto meno che in passato, non lo deve tanto a capacità proprie, quanto al fatto che il "popolo" della sinistra legge, vede e soprattutto compra i "prodotti" della cultura della sinistra. È sufficiente un solo dato: il quotidiano "La Repubblica", culturalmente di livello medio-alto, vende circa 700 mila copie al giorno, molto più di quanto non vendano tutti i quotidiani di centrodestra messi insieme.
Se poi dovessimo passare a esaminare il panorama della cultura di destra in Sardegna, ci sarebbe da mettersi le mani ai capelli... penserete voi! E invece no! Certo non abbiamo i grandi nomi del passato, certo i "nostri" non affollano i piani alti del mondo accademico, dei quotidiani e dell'editoria! E neppure trovano attenzione nel mondo politico del centrodestra, in tutt'altre faccende affaccendato. Eppure ci sono! Frugano negli archivi, nelle biblioteche, tastano il polso della società contemporanea, scrivono quando possono e dove possono.
Pubblicano anche libri, spesso a proprie spese. Non sono al massimo della vendita o della pubblicità. Non importa! Ciò che importa è che esprimano idee nuove, valide, originali. La loro funzione di intellettuali è, come diceva Drieu La Rochelle: «
di andare al di là dell'avvenimento contingente, di tentare cammini rischiosi, di percorrere tutte le strade possibili della storia. Niente di grave se sbagliano. Hanno compiuto una missione necessaria, quella di andare dove non c'è nessuno. In avanti, indietro o di fianco, non ha importanza. Basta che siano usciti dal gregge della massa. Il futuro è fatto con una materia diversa da quella attuale [...]. Il futuro è fatto di ciò che ha visto la maggioranza e da ciò che ha intuito la minoranza».
Ritengo dovere prioritario di Excalibur valorizzare questi intellettuali, farli conoscere alla nostra gente, incontrarli, stimolarli a dare il meglio di sé stessi. Non sono pochi, quasi tutti anagraficamente post-fascisti. Tutti vivono, o hanno vissuto, del proprio lavoro. Alcuni li conoscete già perché hanno scritto o scrivono o sono stati recensiti su Excalibur. Di tutti faremo in modo di darvi conto del loro essere intellettuali, del loro operare, del loro pensiero, delle loro opere.
Oggi vi parliamo di Michele Orrù, giovane professore laureato in lettere antiche, autore di un aureo libretto dal titolo: "Storia Antica - Istruzioni per l'uso". Il lavoro di Orrù parte da una constatazione: da qualche decennio nella scuola italiana è in atto una progressiva cancellazione della storia antica dalla scuola media, relegata solo nella scuola elementare dove viene insegnata sotto forma di fiaba o di mito. Pure nelle scuole superiori la storia antica conosce drastiche limitazioni. Ci sarebbe molto da discutere su tale tendenza che non investe solo il mondo della scuola, bensì un po' tutta la cultura, perlopiù molto più attenta all'esame del contemporaneo e del moderno, quindi in ultima analisi dell'effimero, che non del nostro passato.
C'è pure da osservare che l'idiosincrasia per il mondo antico, segnatamente quello romano, investe anche certi politici. Che dire infatti dell'accusa lanciata da Gianfranco Fini contro Berlusconi di "cesarismo"? Cesarismo che, qualunque cosa ne pensi Fini, non è una perversione, bensì la forma politica più "alta", civile e moderna espressa dal mondo antico e non solo, tant'è che lo stesso Gramsci considera il cesarismo come una "dittatura progressista", cioè come un regime politico che muove in avanti e non indietro le sorti di un popolo.
Torniamo a Orrù, che di fronte a una tale situazione, non si straccia le vesti, non urla «
o tempora o mores», bensì si rimbocca le maniche e vede quello che lui può fare per arginare un tale stato di cose. Il risultato è un breve, ma succoso saggio, per mezzo del quale Orrù indica non solo ai docenti e agli allievi, ma anche a tutti i "volenterosi" per i quali il mondo antico, con i suoi valori, la sua cultura, le sue istituzioni è molto meno lontano di quanto possa apparire. Vengono indicati i più grandi studiosi dell'antichità, da Machiavelli al Mommsen, le fonti più svariate da cui attingere conoscenze, quali l'epigrafia, la papirologia e la numismatica.
Ogni aspetto, poi, della storia antica, per intenderci la storia greca ed ellenistica, quella etrusca, nuragica e dell'antico Egitto, quella romana, quella ebraica e cristiana, è corredato da una bibliografia completa. Interessante pure il capitolo su come il cinema si colloca nell'interpretazione della storia antica. Preziosi sono anche i riferimenti alle case editrici e alle riviste specializzate, nonché ai siti
internet. Avremmo preferito anche un qualche accenno ad autori non proprio accademici, ma non per questo meno bravi nel parlare del mondo antico. Ci riferiamo, per esempio, all'ottimo volume su Catilina del "nostro" Massimo Fini.
Per finire, possiamo concludere che se il buon giorno si vede dal mattino, il lavoro intellettuale di Michele Orrù ci riserverà non poche e gradite sorprese.
Michele Orrù
Michele Orrù è nato a Cagliari nel 1972. Nell'università della sua città natale si è laureato con il massimo dei voti in Lettere, discutendo una tesi in antichità romane, nell'indirizzo classico dei vecchi ordinamenti e, successivamente, ha conseguito la specializzazione all'insegnamento secondario, dopo aver superato con il massimo dei voti gli esami di abilitazione all'insegnamento del greco, del latino e delle materie letterarie.
Ha frequentato diversi corsi, di perfezionamento e
master inerenti l'insegnamento della storia e delle letterature classiche. Per arricchire la propria formazione, si è poi iscritto a corsi singoli dell'ateneo cagliaritano inerenti il settore archivistico e paleografico-diplomatico, superandoli con la massima valutazione.
Insegna Lettere in qualità di docente di ruolo presso il provveditorato di Cagliari.
Dice di sé:
«
Ho una visione spirituale della vita e culturalmente sono di "destra". Per capire di quale destra parlo, da ragazzo leggevo Evola, De Giorgio, Guenon, Mishima, Eliade... Da studente, non essendo pieno di soldi, ho usufruito dei gentili prestiti dell'amico Piergiorgio Angioni, prelevando a piene mani dal suo circolo dei libri che poi, per la maggior parte, ho comunque comperato per la mia personale biblioteca.
Tornando al mio essere di destra, soprattutto da quest'area, ho attinto dei modelli da seguire, come uomo e come studioso. Potrei citare diversi nomi. Ad esempio il professor Pio Filippani Ronconi, ancora vivo, che ha scritto opere notevoli ed è una figura dall'aura imponente, pur non avendolo personalmente conosciuto, un "guerriero con interessi culturali", come lui ebbe a definirsi in un'intervista, oppure uno dei suoi maestri, lo scomparso Giuseppe Tucci, fondatore dell'Ismeo e grande esploratore.
Grazie a questa mia esperienza editoriale con "Il Cerchio", ho avuto, invece, la fortuna di incontrare e ascoltare dal vivo studiosi come il Professor Franco Cardini, altra figura-esempio, testimone del magistero di Attilio Mordini, un interessantissimo cattolico, terziario francescano, vissuto troppo poco.
Da un punto di vista religioso ritengo che la nostra tradizione cattolica offra dei grandissimi strumenti di difesa e di miglioramento spirituale. Confesso che ho un certo debole per il mondo ortodosso, greco e russo. Può darsi che ciò dipenda dal mio essere Sardo, essendo infatti penetrata nel nostro dna, più di quanto si pensi, la religiosità bizantina.
Per quanto riguarda il mio libro, condivido la battaglia culturale dell'editore, Adolfo Morganti, che con la collana "L'Altrotesto" della sua casa editrice ("Il Cerchio"), cerca di offrire agli studenti della scuola secondaria una storia "altra", diversa dalla vulgata corrente dei nostri libri scolastici.
Sul mio testo posso dire che non c'è niente di più politicamente rivoluzionario, oggi, del riproporre lo studio della storia antica».