Finalmente! Dopo tanti libri sulla storia del M.S.I., sulla destra in Italia, sui suoi movimenti giovanili, nel libro "
I Percorsi della Destra", i "veri" protagonisti della storia della Giovane Italia e del Fronte della Gioventù si interrogano e raccontano, con estrema lucidità e concretezza, ma anche con momenti di trasporto, la storia dei movimenti giovanili che essi stessi hanno contribuito a creare. Perché gli autori del libro,
Massimo Anderson e
Gennaro Ruggiero, sono stati i "veri" protagonisti della storia del mondo giovanile di Destra? Semplicemente perché sono stati i fondatori: Anderson della Giovane Italia, poi con Pietro Cerullo e Ruggiero del Fronte della Gioventù. Nel libro sono raccontate quelle vicende, vissute da protagonisti, attraversando la storia del M.S.I. dall'"era Michelini" ad Alleanza Nazionale, passando per la traumatica scissione di Democrazia Nazionale e per la corrente Destra Popolare, ormai storicamente riconosciuta come precursore della svolta di Fiuggi di A.N..
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Di Democrazia Nazionale probabilmente furono sbagliati i tempi e i modi; anche se, bisogna dirlo, il meglio della classe dirigente andò via dal partito. Però era giusta l'intuizione che rileggo nelle parole di Cerullo e nell'intervista di Ruggiero ad Anderson di far nascere una destra in grado di incidere nella realtà italiana e non di vendere fiction sentimentale per scopi elettorali. Legittima la loro rivendicazione di paternità rispetto ad Alleanza Nazionale: a Fiuggi loro ci andarono quasi vent'anni prima», scrive Marcello Veneziani nella prefazione del libro, anche se, come ricorda Pietro Cerullo nella stessa prefazione, con le parole di Renzo De Felice: «
Per non riconoscere il debito verso Democrazia Nazionale, Alleanza Nazionale fa un uso improprio del metodo "storicistico" che permette di considerare maturi solo i problemi che il partito decide di affrontare», alla maniera dei comunisti, «
le cui periodiche revisioni non cancellano l'ostilità verso coloro che quelle critiche avevano avanzato tempestivamente».
Nel libro si ricorda la nascita della Giovane Italia, dopo le manifestazioni per Trieste libera, movimento giovanile affrancato dai partiti e nato sull'onda di un forte sentimento nazionale che attraversava tutta la penisola. La politica di apertura verso il centro, negli anni '50, da parte del Segretario del M.S.I. Arturo Michelini (nulla di nuovo, quindi, Fini!), quella della "Destra Moderata", alla quale si contrapponeva Giorgio Almirante e la sua corrente "Rinnovamento"; epoca in cui il Movimento Sociale italiano contribuiva a eleggere Presidenti del Consiglio dei Ministri e della Repubblica. Si prosegue con il racconto della "svolta" di Genova, nel 1960, dopo la quale il M.S.I., in procinto di appoggiare il Governo Tambroni, venne costretto all'opposizione da una manovra della piazza comunista, sostenuta dalla sinistra democristiana: si andava verso i governi di centrosinistra. Anderson e Ruggiero sono stati testimoni e protagonisti nel periodo dei movimenti della contestazione studentesca del "68, testimoni dello smarrimento di un partito di fronte ad avvenimenti che non riusciva a comprendere, ai quali risposero con la "felice intuizione" del Fronte della Gioventù, riunendo le frammentate organizzazioni giovanili del M.S.I. in un unico grande movimento giovanile, che dava vita alla "piazza di Destra" negli anni '70. Viene quindi analizzata la gestione del partito da parte di Almirante e la sua contraddittoria politica di "apertura e contrapposizione" con la Destra Nazionale da una parte, e l'Alternativa al Sistema dall'altra.
E infine, la scissione di Democrazia Nazionale, il congresso del 1977, la corrente "Destra Popolare" (tra i suoi fondatori, oltre gli autori del libro e Pietro Cerullo, anche Pinuccio e Salvatore Tatarella, Ignazio La Russa, Riccardo De Cerato, Ugo Martinat e tanti altri), per arrivare ad Alleanza Nazionale. È di grande interesse trovare (o ritrovare, per chi scrive) documenti politici degli anni '70 che sembrano scritti oggi: l'attenzione al sociale, ai problemi del meridione, contro il degrado dell'ambiente e le manipolazioni genetiche, per il voto (allora!) ai diciottenni e la leva volontaria. Tutte elaborazioni di tematiche fatte non certamente dai "notabili" del partito, che anche allora vivacchiavano con una spenta politica parlamentare, ma dai dirigenti del mondo giovanile. Ed è interessante l'elencazione dei nomi di questi dirigenti: alcuni ancora ai vertici di A.N., tantissimi protagonisti nel mondo della cultura, dello spettacolo e del giornalismo.
Qualcosa però manca. Qualcosa che gli autori, per modestia, non potevano scrivere: il loro grande merito, insieme a Pietro Cerullo, di aver creato la formidabile struttura organizzativa della Giovane Italia prima, del Fronte della Gioventù poi, che permetteva alla "Gioventù Nazionale" di essere sempre presente, in modo capillare, ovunque ci fosse anche un solo militante, in tutte le scuole, attraverso i "nuclei di istituto", nonostante il continuo clima di intimidazione ai danni dei giovani di destra. Certamente le prime elezioni studentesche (nel 1975 coi decreti delegati) non trovarono impreparato il Fronte della Gioventù che, con una intelligente politica di aggregazione e di apertura al mondo studentesco, si affermò, anche a Cagliari, con circa il 20% dei consensi.
A margine sono opportune alcune considerazioni sulla destra di oggi, su A.N., su un partito diviso in correnti che sembra debbano esistere solo per rispondere alla logica di un "manuale Cencellli" della spartizione del potere e non di una visione della strategia politica e della destra, come avveniva nel passato.
Con un mondo giovanile dipendente dalle correnti, quindi diviso, nel quale latita l'elaborazione e la proposta politica, a fronte di una conflittualità interna esasperata e motivata troppo spesso da interessi personali o di parrocchia. Un mondo giovanile che trascura troppo spesso il contatto diretto con la gente, per rifugiarsi in una strana concezione della tecnologia (internet) dove sempre gli stessi, attraverso
mailing list, discutono e polemizzano, senza alcuno sbocco esterno. La responsabilità di questa situazione non è certo dei giovani di oggi, ma dei "giovani di ieri", oggi ai vertici di A.N., che si ricordano troppo spesso della loro militanza, degli insegnamenti di Anderson e Ruggiero, dei sacrifici e dell'emarginazione, solo quando devono strappare un applauso durante le riunioni di partito o i congressi. I "giovani di ieri" oggi sono troppo impegnati a "governare" il proprio elettorato, la propria clientela, i propri privilegi all'interno di A.N. e le quote di potere (enti, commissioni, ecc.) all'esterno, con l'alibi di essere "destra di governo". Non è certamente questa la destra di governo per cui abbiamo combattuto, e nella quale credono, ancora oggi, tanti elettori e tanti militanti di A.N..
Il libro di Anderson e Ruggiero ci indica la strada che abbiamo percorso in oltre cinquant'anni di storia di cui andiamo fieri, ma forse indica anche la strada da percorrere alle nuove generazioni, affinché anche loro non si perdano come nel passato, orfani di un partito che non li sapeva o voleva accettare, ma che abbiano la capacità di ritrovare, attraverso la propria storia, i valori e le motivazioni che possono fare finalmente crescere la destra in Italia.