Palmiro Togliatti
Veramente spiacente di non essere tra voi, mi auguro innanzitutto, visti i precedenti, che il convegno si stia svolgendo senza i soliti, molesti "rumori di fondo". Molto sinteticamente queste due righe riassumono quello che sarebbe stato un mio possibile intervento: riporto testualmente da "Intervista a Bruno Zevi" di Emanuele Carreri, in "Architettura Italiana 1940-1959" (Electa Napoli, 1998) alle pagine 29 e 30: «
Perché Zevi non è diventato comunista e che conseguenze ha avuto sull'architettura italiana questa mancata conversione? Zevi: Non sono diventato comunista perché ero al corrente, specialmente durante gli anni americani, di quello che era accaduto nella guerra di Spagna [...]. I comunisti (anche quelli italiani) decisero di intervenire [...]. Gli unici che tentarono di contrastare la leadership comunista furono gli anarchici, ma la reazione fu violenta: vennero fatti fuori, assassinati. Ho temuto fino alla fine che la stessa cosa potesse ripetersi in Italia. Ecco perché non ero comunista, non sono mai stato comunista, non potrei mai essere comunista. Che cosa sarebbe successo se io fossi stato comunista? Avrei avuto la vita molto più facile».
Architetto, storico insigne dell'architettura, intellettuale ed Ebreo, Zevi non può certo ascriversi alla destra, eppure la sua risposta, seppure lievemente imprecisa (i comunisti in Spagna fecero scempio anche dei trozkisti del P.O.U.M.) mi ha impressionato perché sarebbe assolutamente identica a una mia possibile risposta alla stessa domanda. Penso infatti che sia stato proprio lo studio appassionato delle vicende relative alla guerra di Spagna, iniziato negli anni settanta e mai abbandonato, a innescare il processo di maturazione del mio personale anticomunismo. Penso ancora che i fatti di Spagna, dal '36 al '39, valgano ancora oggi come lezione di grandissima efficacia per capire che cosa sono stati e cosa siano ancora oggi il comunismo e i comunisti italiani. E questo ritengo sia inoltre uno dei motivi per cui di quella tremenda stagione della storia del novecento qui in Italia si parla e si è sempre parlato poco.
Una recentissima trasmissione televisiva su Togliatti ometteva totalmente, con la solita disinvolta e calcolata superficialità, proprio i trascorsi ispanici del famigerato "Ercoli". Inviato speciale del Komintern nel 1937, con il nuovo pseudonimo di "Alfredo", Togliatti si trattiene in Spagna sino alla fine della guerra ed è evidentemente tra i responsabili del massacro stalinista dei "dissidenti" - tra cui non pochi Italiani - che si compie dal maggio del '37 in poi a Barcellona e in Catalogna.
Spero che lo spunto proposto possa essere di stimolo a qualche riflessione, in un convegno che, visti i nomi dei relatori e visti i temi trattati, non sarà certamente avaro di materia di discussione.