Lettere e opinioni
Lo spazio dei lettori
della Redazione
Governo regionale, quante amarezze.
Chiedo ospitalità a Excalibur per denunciare il profondo senso di disgusto che provano molti uomini di destra di fronte alle ultime vicende della Regione Sarda.
Ricordo che il Presidente Pili, parlando della Legge Finanziaria, nello scorso mese di settembre si presentò di fronte a una platea di dirigenti di Alleanza Nazionale, menando vanto di una legge bella e pronta «grazie anche al lavoro dell'assessore Masala di A.N., da varare entro il 31 dicembre 2002».
È andata come tutti sappiamo, con l'ennesimo e non ultimo atto di una vicenda, quella del centrodestra al governo per la prima volta in Sardegna, che ci fa vergognare di appartenere ai partiti della coalizione al potere. Oggi ci vergogniamo, mentre domani, con le elezioni regionali imminenti, ci troveremo in profondo imbarazzo nel dover sostenere nei confronti dell'elettorato, quello di destra in particolare, sia l'evidente fallimento del centrodestra, sia trovare le ragioni della richiesta di un voto "a destra" per il governo della Sardegna.
Una destra che, litigiosa al suo interno tanto quanto gli altri (se non più), non ha saputo condizionare le scelte di governo verso una svolta contro i mali endemici della nostra isola e contro l'incapacità di chi la governava, denunciata in decenni di opposizione. Una Destra che era paladina nella denuncia contro lo strapotere dei partiti e delle correnti attraverso il clientelismo e l'occupazione "militare" degli enti regionali (per non parlare delle denunce di inutilità degli stessi) e della sanità pubblica, in mano ai soliti noti "baroni" che ne continuano a fare un feudo affaristico-elettorale. Una destra che si è sempre dichiarata a favore di una pubblica amministrazione che premia la competenza e il merito, e di conseguenza per una riforma dell'apparato burocratico anche regionale che renda efficienti i servizi ai cittadini. Una Destra "sociale" (brrr, corrente!) che ha sempre creduto fondamentale per lo sviluppo economico e sociale premiare e incentivare la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende.
Ma cosa è stato realizzato - per dirla "alla Moretti'" - di destra, in questa legislatura che volge ormai al termine? Nulla, a quanto mi risulta, a parte i soliti tentativi di occupazione del potere di stampo veterodemocristiano. E non possiamo prendercela soltanto contro gli alleati, perché, quando non si è litigato con loro, si è pensato bene di litigare pesantemente all'interno del partito.
E allora, cari Amici di Excalibur, se come cittadini sardi proviamo una profonda amarezza nel tirare le somme di questa avventura del centrodestra al governo della nostra Regione, come uomini di destra abbiamo il dovere di trovare le motivazioni e le argomentazioni per non consegnare nuovamente alla sinistra il governo della Sardegna... Ma quale sarà il prezzo da pagare?
Roberto Aledda - Cagliari
Buon compleanno... aborto!
Venticinque anni fa (22 maggio 1978) vide la luce la legge sull'aborto: votarono contro la 194 solo M.S.I., D.C. e D.N.. Ma i frutti della "conquista sociale" non hanno mai festeggiato un compleanno: 5-6 milioni di innocenti eliminati, un olocausto sovvenzionato con denaro pubblico. Il cinico regime parla di interruzione volontaria della gravidanza come se si interrompesse un documentario di nove mesi in tv.
La destra è sempre stata per il rispetto della vita nascente, l'aborto è un omicidio per tutti: dal M.S.I. ad A.N., da Forza Nuova alla Fiamma Tricolore. Alleanza Nazionale ha ribadito un secco "no" con la sua legge quadro sulla famiglia (progetto di legge 1000/96) e con le "Norme in favore della maternità": «Lo Stato riconosce e tutela la vita umana fin dal suo inizio, cioè dal concepimento» (articolo 1 del progetto di legge 940/96). Sempre nel 19996 A.N. nella Regione Lazio propose la modifica dell'articolo 1 del Codice Civile: «La capacità giuridica si acquista dal momento del concepimento». E, nello scorso maggio, il presidente della Provincia di Roma Silvano Moffa ha rilanciato la revisione della legge 194.
La politica non può restare neutrale: se non difende la vita finisce col promuovere la morte. Non ci sono soluzioni intermedie. Anche se chi combatte l'aborto rischia grosso: nel 1997 a Lucca alcuni militanti di Forza Nuova furono rinviati a giudizio per aver affisso manifesti riproducenti foto di bambini abortiti e la Consulta etico-religiosa di A.N. è boicottata in mezza Italia.
E in Sardegna? Il Coordinamento Regionale di A.N. tace. Il capogruppo regionale Bruno Murgia, in un recente convegno a Sassari, ha chiarito: «Mi dispiace per Storace, non condivido la legge sulla famiglia, non farò mai certe battaglie, appartengo ad altra generazione». Eppure, qualche riferimento culturale, non generazionale, ci sarebbe: «l'abortismo è una cultura politica, un'ideologia, un crimine illuminato. È intrinsecamente massonico. Il centro è l'incarnazione, non potendo colpire Dio, lo colpiscono indirettamente nelle creature umane» (Marco Respinti - "Percorsi" - agosto 1998).
Barattare i fondamenti etico-culturali del pensiero politico in cambio del "piatto di lenticchie" è il primo passo che porta la destra nella putrida palude del centro, e la destra cessa di essere tale.
Nel frattempo arriva la "RU 486", il pesticida umano, prodotto chimico in pillole da assumere in casa, provoca l'aborto se assunta entro il secondo mese di gravidanza: l'assassino uccide e non corre più rischi. Da gennaio è in sperimentazione a Torino, città di Don Bosco (che amava i fanciulli), ma anche della massoneria e del satanismo (che non li ama).
Lucio Melis - Sassari