Il filosofo Giovanni Gentile
In un "governo ideale" della Repubblica Italiana, i cui componenti sono stati scelti fra gli uomini politici e di cultura degli ultimi centocinquant'anni, il ministro della Cultura sarebbe Benedetto Croce e il ministro dell'Istruzione sarebbe Giovanni Gentile. Una intollerabile provocazione della destra? No, la scelta effettuata da otto storici di diverse tendenze e pubblicata su "Sette", il supplemento del "Corriere della Sera", il 15 maggio scorso. A quanto pare gli storici sanno mettere da parte l'ideologizzazione estrema che condiziona ancora faziosamente i ragionamenti dell'Ulivo e della Sinistra Giovanile, chiusi ancora negli schemi di una guerra civile perpetua e da perpetuare. Giovanni Gentile viene dunque considerato l'artefice della migliore riforma dell'istruzione che abbia mai avuto l'Italia, quella riforma che ha creato una serie infinita non solo di personalità eccezionali, ma soprattutto una classe dirigente e professionale che è stata la spina dorsale di questo paese almeno sino alla catastrofe scolastica iniziata nel 1968. Altro che «
minaccia all'istituzione scolastica italiana» come si legge nell'appello del Comitato per l'Ulivo!
Quanto detto potrebbe chiudere ogni e qualsiasi discussione polemica circa la legittimità e la bontà della scelta del Consiglio provinciale di Cagliari d'intitolare al filosofo una nuova scuola: gli aspetti politici del suo pensiero non possono mettere in ombra, o addirittura negare e far considerare secondari, gli aspetti dell'educatore, del riformatore, del pensatore, del filosofo e dell'organizzatore culturale, citato in tutti i manuali scolastici, riconosciuto all'estero, studiato dappertutto. Le "colpe" che la Sinistra Giovanile gli attribuisce in un intervento del 13 maggio sono una cattiva copiatura in pessimo italiano delle tesi esposte su "L'Unità" del 23 aprile (unica lettura, evidentemente, di questi ragazzi) dall'assessore alla cultura del comune di Firenze per giustificare in qualche modo una iniziativa che - questa sì - è veramente un affronto al nostro essere Italiani.
L'Italia è infatti una nazione veramente unica al mondo, io credo. L'unica da quel che mi consta che dedica una strada (a Pontassieve) e una piazza (a Firenze) a un assassino e non all'assassinato. L'assassino non di un tiranno, non di un dittatore, non di un carnefice, non di un boia, ma di un pensatore inerme: Bruno Fanciullacci, cui è stato dato questo onore, fece parte del commando partigiano e probabilmente fu proprio lui ad ammazzare Giovanni Gentile davanti alla sua villa il 15 aprile 1944. Pistola contro filosofia, pallottole contro idee. Penso che sia una vergogna, non giustificabile da alcun artificio dialettico, ma solo dalla volontà della sinistra italiana di rinfocolare gli odi e le tensioni di sessanta anni fa e di ridar vigore all'antifascismo, unico reale collante che la unisce e perenne ricatto nei confronti del centrodestra.
Se si dovessero seguire sino in fondo i ragionamenti che vorrebbero impedire d'intitolare a Giovanni Gentile la nuova scuola, non si dovrebbe nemmeno osare di proporre il nome di Antonio Gramsci: le sue idee, le sue teorizzazioni non sono forse alla base di un certo P.C.I.? Togliatti non si rifaceva a Gramsci? Il comunismo non ha sulla sua coscienza un centinaio di milioni di morti? Eppure in Italia esistono vie e piazze intitolate non solo a Togliatti e Gramsci, ma anche a Marx, a Lenin, a Stalin. Se Gentile è responsabile di quel che di negativo fece il fascismo, Marx non potrebbe essere colpevole di quel che di negativo fece chi applicò concretamente le sue teorie? Che giustificazione c'è, così, di mantenere a luoghi pubblici nomi di carnefici come Lenin e Stalin? E di Togliatti non sono ormai venute sufficientemente alle luce le terribili colpe nella guerra di Spagna e nella eliminazione dei "compagni" che si rifugiarono in Unione Sovietica proprio per fuggire alle persecuzioni fasciste?
Giovanni Gentile fu certamente, come si dice di solito, il "filosofo del fascismo" (non, cari i miei ragazzi, un "fascista filosofo", definizione assolutamente inedita), ma non si macchiò di alcun crimine, non ammazzò ne fece ammazzare nessuno, anzi, come ormai si sa, protesse intellettuali antifascisti e aiutò studiosi ebrei che dovettero fuggire dalla Germania di Hitler. La sua filosofia può essere criticata ma non negata, e la sua riforma scolastica è una pietra miliare della nostra cultura, così come, solo per citare due altre sue iniziative, l'Enciclopedia Italiana e l'Istituto per il Medio ed Estremo Oriente. Perché non gli si può dedicare una scuola mentre al suo killer si possono dedicare strade i piazze? Certo che si può o non si può: basta avere odio e incultura a sufficienza. Nel 2003.