EXCALIBUR 42 - maggio 2003
in questo numero

Confronti - il "dopo-convegno"

Gli interventi pubblicati sul quotidiano "Il Corsivo" del 17, 18 e 20 maggio

della Redazione
Nuova destra e intellettuali insofferenti
In merito al pezzo apparso ieri sul vostro quotidiano, siglato dal Direttore, relativo ai fatti seguiti al recente convegno sui Saldi a Salò, mi permetto di avanzare qualche considerazione sparsa. Intanto mi permetto di porgere un'informazione bibliografica: l'Archivio Centrale dello Stato ha pubblicato nel 2002, per i tipi dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, due poderosi volumi che raccolgono integralmente i verbali del consiglio dei ministri della Repubblica Sociale Italiana, settembre 1943 - aprile 1945. Si tratta di un'interessante edizione critica, curata da Francesca Romana Scardaccione, su cui si e diffusamente soffermato il professor Giuseppe Parlato nel famigerato convegno di venerdi 9 maggio.
Non apologia, né nostalgia: semplicemente filologia, questo è il punto. Gli interventi di Renato Farina, del citato Parlato, del bravo Angelo Abis e, a onor del vero, dello stesso Pino Rauti, si sono avvicendati dentro le maglie dì una precisa, corretta e pacata riflessione storico-filologica su una stagione della nostra storia recente, ineludibile seppure discutibile. E allora discutiamone. Con compiutezza di scienza e correttezza di modi. Che sono poi quel che ho visto e sentito nel corso del convegno: non stormire nostalgico di gagliardetti, non rituali oscuri di destra forcaiola, non broccia tese, non urla.
Chi urlava era fuori, in strada, a dimostrare la propria italica "tolleranza", caro Direttore, in maniere che si commentano da sole. Generosità di "tolleranza" invero speciale, negli epiteti, nei toni, nei gesti, che mi sembra invece rivelare ben altro. E cioè l'insofferenza sempre più acuta, agitata di certa intellighenzia (e non) locale (e non) nei confronti dì una destra diversa, una destra che cambia, che ripudia l'estremismo e la violenza di certi atteggiamenti poco avvezzi, ad esempio, all'impegno filologico.
Una destra che recupera, pur faticosamente, la consapevolezza e la coscienza di una propria dimensione culturale, semplicemente centrale, nello scenario delle idee, dell'arte, della storia del novecento. Un patrimonio calcolatamente oscurato, dal dopoguerra sino "quasi" a oggi, dai sacerdoti grandi e piccoli, egemoni e subalterni di una reale cultura di "regime".
Una destra che ha smesso di piagnucolare nostalgie improprie, che non indulge più nell'oppio dell'apologia di feticci impolverati. Una destra che si addentra con cosciente impegno ed entusiasmo nel sentiero della cultura. Una destra che studia, insomma, a Cagliari ad esempio, nonostante i rumori convulsi del consigliere Ben Amara e del suo esuberante seguito.

Giorgio Pellegrini,
Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari
Revisione, non revisionismo
In merito all'articolo "La nuova destra" apparso sul vostro giornale, firmato dall'assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, mi permetto di fare alcune considerazioni: vivo nel mondo della cultura da sempre, ho organizzato decine di convegni internazionali e dì altrettanti ho fatto parte. Nessuno più di me potrebbe sostenere un incontro, dibattito, colloquio di carattere storico.
Si sa, le pagine della storia non sono tutte uguali, ci sono quelle gloriose, quelle opache e quelle infamanti. Certo queste ultime non devono essere cancellate dalla nostra memoria, tutt'altro. Gli olocausti di cui si è infamata l'Europa (e non solo) nel secolo scorso costituiscono una ferita forse inguaribile, e in ogni caso incancellabile per tutti noi.
Quel che ci si chiedeva in occasione del convegno in oggetto, patrocinato dal nostro Assessore alla Cultura, era sostanzialmente questo: a cosa serve rivisitare una pagina non certo gloriosa della storia italiana compiuta con presupposti e modalità così evidentemente parziali? Non è un caso che Habermas distingua fra revisione e revisionismo e metta in guardia da un atteggiamento storico che possa condurre ad assolvere le responsabilità legate alla Shoah, magari ponendo tali eventi in ambigua vicinanza prospettica con altri totalitarismi. Per Habermas la vergogna di Auschwitz deve essere protetta da ogni possibile sospetto di apologia, per evitare nel modo più tassativo che simili atrocità possano ripetersi. Il paese deve quindi sapere cosa è accaduto, e deve soprattutto premunirsi affinché ciò non avvenga più.
Ma non essendo il sottoscritto un filologo, non si potrà certo inserire nel dibattito in tale veste. Lascio questo delicato compito all'esperto assessore. Mi preoccupa piuttosto l'atteggiamento sconcertante tenuto anche in questa occasione dai rappresentanti di questa sedicente "nuova" destra, pacata, razionale, obiettiva (come hanno potuto dimostrare al pubblico i distributori di striscioni e volantini durante la scorsa riunione del Consiglio Comunale).
Forse l'assessore non vuol tener conto del fatto che quella pagina di storia che lui con tanta dedizione intende abbracciare e valorizzare, per la maggior parte degli Italiani rappresenta lacrime, sangue, umiliazioni, vergogna. Questo a prescindere dagli schieramenti politici immediati (e mediatici). Ricordo al nostro valente assessore che il fascismo è stato, almeno formalmente, bandito dal nostro territorio nazionale, quindi non mi stupisco che molti cittadini si ritengano insultati dalle innumerevoli occasioni che vengono artificialmente create per riesumarlo. Uno dei tanti metodi adottati è quello di un certo tipo di revisionismo storico che di storico ha ben poco.
L'accenno alla "tolleranza" e in verità sintomatico, per non soffermarsi sulle scelte lessicali che l'articolo mette in evidenza e di cui l'aggettivo "italico" illustra ampiamente la prospettiva. Che dire dell'"impegno filologico"? Vorrà il valente assessore ripassare le pagine relative all'ingloriosa missione del governo fascista in Africa (Etiopia, Libia), forse troppo sbiadite, o geograficamente "distanzianti" per poter essere da lui prese in considerazione. O forse è meglio attendere che qualche storico "locale" doc ne tenti una rivisitazione ammorbidita? Se si vuole rileggere la storia, nessuno lo vieta, facciamolo senza ricorrere al solito espediente di accusare chi ha tutto il diritto di dissentire da noi e intende manifestare apertamente il proprio dissenso.
La paranoia, egregio assessore, è una pessima consigliera, e il suo panorama di encomiabile equilibrio suona un po' stonato, non crede? Di scritte odiose sui muri di Cagliari ne compaiono sempre tante, tutte indifendibili. La sostengo su questa linea e la prego di stigmatizzare quando può, quegli scribacchioni, esempio di italica buona creanza e di educazione che imbrattano i muri con scritte quali «Ben Amara, vattene perché sei straniero».

Radhouan Ben Amara,
Consigliere Comunale di Cagliari (P.R.C.)
La gloria e l'infamia
Ho letto con piacere il "botta e risposta" tra l'Assessore Comunale alla Cultura Giorgio Pellegrini e il consigliere comunale di Rifondazione Comunista Radhouan Ben Amara sul convegno storico "I Sardi nella Repubblica Sociale Italiana", svoltosi a Cagliari a cura dell'Associazione Culturale "La Fiaccola". Ne sono scaturite alcune doverose considerazioni e qualche dubbio. Era apparso subito ben chiaro che il solerte Consigliere Comunale fosse avvezzo alla partecipazione a convegni - addirittura internazionali, come Lui stesso ha precisato - e niente da eccepire. In questo caso, però, non posso fare a meno di sottolineare un "piccolo neo" nell'esercizio di questa Sua passione: essersi piazzato nei pressi della sala, alla testa di un manipolo di fedelissimi, nell'intento di disturbare e impedire il regolare svolgimento de! Convegno, gridando slogan violenti e intimidatori, nonché bloccando illegittimamente il traffico cittadino per quasi due ore. Partecipa sempre così?
Il piacere è aumentato quando il professor Ben Amara mi ha finalmente illuminato, sottolineando che «le pagine della storia non sono tutte uguali, ci sono quelle gloriose, quelle opache e quelle infamanti». Unico rammarico non aver potuto leggere la classifica per categorie da Lui prospettata. Forse la difficoltà nel collocare le pagine del comunismo - che Ben Amara rappresenta con orgoglio nell'Assemblea Comunale cittadina - gli ha suggerito di soprassedere?
Ma non finisce qui. Il rappresentante del popolo comunista ha dimostralo anche "doti divinatorie", avendo capito quanto fosse inutile «rivisitare una pagina della storia italiana con presupposti e modalità così evidentemente parziali». Tutto ciò, ovviamente, restando fuori della sala per tutta la durata del Convegno. Sarà frutto della consistente esperienza nei convegni internazionali di cui sopra o ben sapeva che nella sala non erano rimaste sedie libere?
Quanto ai «molti cittadini che si sono ritenuti insultati» da questa iniziativa, sono convinto che Ben Amara si riferisse con affetto alla trentina dei suoi accoliti, esclusivi possessori del diritto di disturbare e, se possibile, di interrompere il Convegno. Quanto alle oltre duecentocinquanta persone che hanno assistito al Convegno, a quale diritto potranno appellarsi se volessero assistere senza prevaricazioni e intimidazioni a un convegno storico? È triste riscontrare che per qualcuno esistono ancora pagine di storia che non si possono sfogliare e che devono essere repentinamente riposte nel cassetto come pena accessoria per gli sconfitti.
Infine, "dulcis in fundo", più che comprensibile l'indignazione di Ben Amara per la destra da Lui incontrata in questi giorni, a Suo dire né pacata, né razionale e obiettiva, tanto meno tollerante. Contrariamente, è bene sottolinearlo, ai Suoi fedelissimi che "educatamente" hanno scandito slogan pacati, razionali, obiettivi e tolleranti, ai quali Lui si è gioiosamente accompagnalo senza manifestare alcuna riserva. Per rendere l'idea del clima, uno slogan tra i tanti: «Sergio Ramelli ce l'ha insegnato. uccidere un fascista non e reato». No comment.

Fabio Meloni,
Associazione culturale "La Fiaccola"
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