Michele Serra
Dal diario di un intellettuale di destra.
Lunedì. Sono andato al convegno anticastrista di Chianciano. Avevo preparato un lungo intervento: sono anticastrista da quando andavo alle medie, ero l'unico che invece della foto di Che Guevara teneva nel diario quella di papa Pacelli. Beh, niente da fare. Al mio posto ha parlato Valerio Riva, uno che da giovane era così castrista che quando Fidel pescava i barracuda gli faceva volentieri da esca. Ha tuonato per due ore contro Castro e il comunismo, poi ha detto che i sigari cubani sanno di tappo. Me ne sono andato perplesso: dopo una vita di onorato anticomunismo, come ho fatto a farmi sorpassare a destra da un vecchio rottame del bolscevismo?
Martedì. Ho proposto al mio direttore di scrivere un editoriale contro la sinistra. Mi ha risposto che non è possibile: gli editoriali contro la sinistra sono ormai monopolio di Ferdinando Adornato, ex
leader dei giovani comunisti. Siamo alle solite, ho pensato. E ho cortesemente fatto presente che sono stufo di scrivere da 22 anni la rubrica di giardinaggio a pagina 28. Il direttore mi ha rassicurato: farà scrivere anche quella ad Adornato.
Mercoledì. Sto scrivendo un libro contro la magistratura di sinistra. Quando gli autonomi bruciarono la mia sezione del M.S.I., nel '74, i giudici di Magistratura Democratica mi condannarono per porto abusivo di estintore. L'editore, però, mi ha chiesto di pazientare: contro le toghe rosse ha già in stampa un libro di Tiziana Maiolo, quella che sul "Manifesto", 35 anni fa, scrisse che ero stato proprio io ad azionare l'estintore. Dice che adesso è garantista, e propone di depenalizzare un sacco di reati. In un certo senso è coerente: dalle sue parti politiche, quando eravamo tutti più giovani, si diceva che "uccidere un fascista non è reato". Per depenalizzare, Maiolo depenalizzava anche allora.
Giovedì. Devo scrivere un
dossier su Piazza Fontana. Ho conservato dei vecchi appunti: una mia intervista all'avvocato Gaetano Pecorella, difensore delle vittime della strage, avvocato della sinistra extraparlamentare e sostenitore della colpevolezza dei fascisti. Per completezza di informazione, ho deciso di intervistare l'attuale difensore degli imputati fascisti: è l'avvocato Gaetano Pecorella. Non può essere la stessa persona. Non è possibile. Forse scriverò un testo esoterico sulle omonimie, dopotutto anche l'esoterismo è di destra: e dovrò pure riciclarmi in qualche settore...
Venerdì. Non so più che fare. Sono di destra da una vita, ho sempre dovuto arrangiami a pubblicare per editori dal nome assurdo, tipo "La voce della fogna" o addirittura "Edilio Rusconi". Non c'era un giornale serio disposto ad assumerci, noi intellettuali di destra. Per anni abbiamo dovuto campare impaginando le foto di donnine nude sul "Borghese" o facendo la comparsa cannibale nei film di Gualtiero Jacopetti. Quando siamo andati finalmente al governo, mi sono detto: adesso conteremo un po' di più, accidenti... Macché, i pochi posti da ministro, da editorialista, da direttore lasciati liberi dagli avvocati di Berlusconi e dai suoi amici di infanzia, se li sono presi tutti gli ex comunisti riciclati, E noi seri, coerenti, sfigati intellettuali di destra, anticomunisti da una vita, che dobbiamo fare per lavorare?
Sabato. Cara mamma, ho sempre cercato di onorare i valori della destra. Ho perfino difeso "Berretti verdi" pur sapendo che era una cagata spaventosa, perché, come mi avete insegnato tu e papà, «
right or wrong, it's my movie». Ma adesso, ho dei dubbi molto seri: noi di destra non ce la faremo mai, contro gli ex comunisti non c'è partita. Accettano anche i lavori sporchi: rivalutano i film di Zeffirelli, dicono che la Fallaci è una grande scrittrice. Uno come me non potrà mai farcela: sono cresciuto a pane e Céline, e la Fallaci, quando scrive le parolacce, non mi fa pensare a Céline ma a Funari.
Domenica. Che dici, mamma? Accetto di scrivere a quattro mani con Valerio Riva il saggio "Armi di distruzione di massa: il rum cubano" oppure rimango povero e onesto?