Cronache di una destra presente
È così criticabile la linea di Fini o in effetti A.N. avanza verso posizioni legate alla tradizione ma più moderne?
di Ernesto Curreli
Nel precedente numero di Excalibur, Guido Garau scrive, con passione giovanile, un articolo ("Cronache dal passato") fortemente critico nei confronti di Alleanza Nazionale e del suo leader Gianfranco Fini, imputando al partito di essere uscito dal congresso di Bologna «più innamorato che mai» del suo presidente. Il quale, sempre secondo Garau, porterebbe avanti una politica inconsistente, con discorsi «vuoti, insignificanti... solo chiacchiere e fumo».
Garau, in verità, dopo una serie di affermazioni abbastanza generiche, che provano soltanto il suo preconcetto punto di vista, introduce una breve analisi politica: «Era da riempire un enorme cantiere di idee ben radicato nel dibattito sulle questioni cruciali dell'attualità. Non è arrivato niente». Tuttavia, di tale "enorme cantiere di idee", il nostro collaboratore non delinea nemmeno una riga. Certo, avverte che c'era da «rinnovare la sfida politica offrendo un sogno-ideale... organizzare un nuovo mondo, relegando definitivamente al passato le folli e obsolete nostalgie dei sistemi totalitari» (bravissimo!), concludendo che (ma gli sta davvero antipatico!) Fini deve essere messo da parte. Il suo secondo assunto è nuovamente personalistico e politicamente ingiustificato: non si fa politica, da destra, contro un leader che ha portato al successo proprio la nostra destra, per questioni che sembrano più di pelle che di sostanza.
Il secondo assunto, invece, è un esempio di contraddizione, del quale non sembra accorgersi. Tutti siamo stati ragazzi e, particolarmente a destra, siamo cresciuti sviluppando una capacità polemica notevole. Stando per decenni all'opposizione, dovevamo arrampicarci sugli specchi per trovare, su qualsiasi argomento, qualcosa da ridire. Non ci veniva difficile, perché gli argomenti forti non mancavano: il sistema partitocratico, la corruzione, il pericolo dell'Est e le colonne interne, le crisi politiche perenni, la Germania occupata, il Vietnam e il temuto effetto domino sull'intero Estremo Oriente, il terrorismo, la guerra tradita, la R.S.I., l'americanizzazione dell'Europa. Qualche volta si esagerava, ma combattevamo contro un "nemico" e i colpi bassi erano ammessi. Perciò comprendo l'impulsività di Garau, certo come sono che col tempo riuscirà a sviluppare analisi più serene e più adeguate nei confronti di chi ritiene possa essere un suo avversario, A.N. o Fini non importa.
Il fatto rilevante, del quale occorre prendere più serena coscienza, è che Alleanza Nazionale è riuscita, con una elaborazione interna difficile - proprio grazie alla coraggiosa azione di Fini, dei suoi vertici e dei suoi militanti - a fare del vecchio M.S.I. un partito di opposizione moderno, teso ad «organizzare un nuovo mondo» al di là delle «folli e obsolete nostalgie dei sistemi totalitari», portandolo infine a diventare forza di governo. Non è proprio una questioncella da nulla per un partito che per cinquant'anni ha conosciuto l'emarginazione politica, la discriminazione anche fisica dei suoi aderenti e la condanna storica nel suo insieme, proprio perché non riusciva a far comprendere che una cosa era la testimonianza storica di un passato che non si voleva rinnegare, altra era la difesa di valori che si coniugavano egregiamente con una visione più moderna della società e delle esigenze partecipative, di democrazia e di libertà, che l'umanità, dalla seconda metà del XX secolo, ha conquistato definitivamente anche grazie agli uomini di destra - la nostra destra - e alla quale non vuole rinunciare. Folle sarebbe pensare il contrario, e su questo Garau ha ragione.
In fondo non possiamo che essere grati a Fini - e prima di lui a De Marsanich, Michelini e Almirante - e alla generosa e intelligente base militante (che mugugna sempre ma che sa sempre apprezzare ciò che si muove nel solco delle nostre tradizioni e che sa aprirsi su quanto sembra svilupparsi nel campo delle innovazioni storiche di destra), se di quel grande patrimonio ideologico abbiamo salvato molto, pur rinnovandoci. Di ciò danno testimonianza persino gli intellettuali di sinistra, che nelle loro riviste da qualche anno analizzano con qualche apprezzamento le nostre posizioni in materia sociale, di rinnovamento dello Stato, di difesa delle identità culturali.
Oggi le sfide sono cambiate: c'è da costruire l'Europa dei Popoli al posto dell'Europa dei Mercanti voluta dalle sinistre, c'è da salvaguardare ciò che rimane dell'antico welfare state a tutela delle categorie più deboli, occorre ribadire le posizioni etiche di destra in materie delicate come la manipolazione del corpo umano, gli alimenti geneticamente modificati, la fame nel mondo, lo sfruttamento dei paesi emergenti, lo scontro epocale con l'Islam e contemporaneamente la salvaguardia della pace. E A.N., su questi argomenti, sta svolgendo un ruolo di leadership politica.
Non è un caso se le sinistre mondialiste ("Le monde diplomatique" di qualche mese fa), più che contro Aznar o Berlusconi, se la prendono con Fini, Alemanno, Gasparri e Urso. E non è un caso se le destre europee - destre sociali, progressiste e europeiste - si stanno stringendo intorno ad Alleanza Nazionale in uno sforzo che tutti sentono decisivo. Così come non è un caso se a livello di opinione pubblica Gianfranco Fini gode di maggiore prestigio e simpatia rispetto a Berlusconi o Casini.