EXCALIBUR 37 - luglio/agosto 2002
in questo numero

I cinquant'anni della destra sarda

Ottimo successo ottenuto dalla mostra fotografica quartese su passato e presente della destra sarda

di Simone Olla
Sopra: la presentazione della mostra, con l'organizzatore Simone Olla
Sotto: il dibattito sui movimenti giovanili storici di destra
Nei giorni 7, 8 e 9 giugno 2002 si è svolta presso il Palazzo Orrù di Quartu Sant'Elena, la II edizione della mostra fotografica "Dal M.S.I. ad A.N.. Immagini, riviste, testimonianze", organizzata dall'Associazione Culturale "Manfredi Serra" in collaborazione con la Presidenza Provinciale di Alleanza Nazionale e Azione Giovani e l'Associazione Culturale "Vico San Lucifero".
Un tuffo nel passato, partendo dalle prime elezioni politiche - svoltesi il 18 aprile del 1948 - con i volantini dell'epoca che già anticipavano quello che sarebbe stato il taglio politico-ideale che avrebbe assunto il M.S.I., fino ad arrivare agli scatti fotografici dell'ultimo congresso bolognese, passando attraverso i congressi provinciali di Cagliari, convegni, storiche manifestazioni nazionali, campi di formazione politica.
Il successo dell'evento è dato dai numeri raggiunti. Più di cinquecento i pezzi esposti: fotografie, volantini, riviste, quotidiani, tessere del partito e delle organizzazioni giovanili, manifesti e striscioni hanno colorato e dato movimento alle sale espositive. Sono stati circa trecento invece i visitatori che dal venerdì alla domenica hanno potuto ammirare un pezzo di storia politica italiana: siamo riusciti a garantire - grazie alla preziosa collaborazione di tanti giovani e meno giovani - un'ottima affluenza per tutte le conferenze organizzate, che hanno catalizzato un interesse inaspettato alla vigilia: a conti fatti, quindi, un ottimo risultato, se si pensa che l'Associazione che ha ideato e organizzato l'evento è in piedi solamente da un anno circa.
Il rischio era di imbattersi in una fredda carrellata di immagini, volantini, pubblicazioni, manifesti, senza entrare nell'evento raffigurato, senza riuscire a capire il significato di uno striscione per Paolo Di Nella o un volantino contro la partitocrazia o una foto della Giovane Italia. Così invece non è stato, grazie alle didascalie e a tutte quelle persone che si sono prestate per commentare le immagini. In questo modo anche chi, di solito, non legge i libri editi da Settimo Sigillo o non sfoglia il Secolo d'Italia, ha potuto toccare con mano il nascente orgoglio missino ferito dalla guerra persa, ha potuto toccare con mano la ghettizzazione, l'infausta scissione con Democrazia Nazionale, il monolitismo degli anni '80, fino alla nascita di Alleanza Nazionale. Tutto questo, ovviamente, debitamente rapportato alla città di Cagliari e provincia.
Le conferenze sulle organizzazioni giovanili dovevano fungere da contorno alla primadonna Mostra e invece sul campo sono state colonna portante della manifestazione quartese. La presentazione del libro "F.d.G. - Una militanza difficile tra partito e società civile", avvenuta sabato 8 giugno alla presenza dell'autore, Marco De Troia, e moderata da Andrea Curreli (militante del Fronte della Gioventù nei primi anni '90), ha ripercorso le tensioni ideali, le occasioni perse, i rapporti conflittuali che hanno animato il legame fra il F.d.G. e il M.S.I.. Marco De Troia ha analizzato questi rapporti partendo dalla fondazione del M.S.I. e dalla impronta nostalgica che il partito si autoconfezionò fin da subito: «Il M.S.I. entra sulla scena politica italiana quando i giochi sono fatti, ossia quando i partiti democratici del C.L.N. si sono suddivisi il patrimonio del consenso su basi sociali. Al M.S.I. non resta che attestarsi su posizioni di seconda fila, diventando per motivi sistemici e intrinseci alla sua natura partito di seconda scelta. Esso è privo di una classe di riferimento sociale, ha un personale politico formato prevalentemente da credenti, è condannato a una politica di visibilità. Si trasforma in partito nostalgico». La precisa e coraggiosa analisi dell'autore è proseguita attraversando l'inserimento micheliniano e i turbolenti (esternamente e internamente) anni '60, la ghettizzazione degli anni '70 e la scissione con Democrazia Nazionale, la nascita della Nuova Destra e il cesarismo almirantiano, che ha il suo punto più basso con l'espulsione di Marco Tarchi. Una analisi puntigliosa, precisa, ricca di citazioni che ci porta fino ad Alleanza Nazionale e alla sua identità indefinita.
Domenica 9 giugno, la tavola rotonda sui movimenti giovanili ha avuto il merito di mettere a confronto le organizzazioni di ieri con quelle di oggi. Si è partiti con il dott. Franco Cabras, primo Segretario del Raggruppamento Giovanile del M.S.I. di Cagliari nel 1947, per poi passare alla Giovane Italia con Emilio Belli e al F.U.A.N. con Paolo Camedda e Angelo Abis, arrivando alla nascita del Fronte della Gioventù e all'intervento di Isabella Luconi (militante negli anni '70 e '80 e ora redattrice di questa rivista), che ha evidenziato come «in quel periodo l'importante era esserci, era resistere a tutte le infamie che piovevano addosso, maturando in questo modo il vero cameratismo che era comunità di valori e di intenti, era solidarietà reciproca, erano legami fortissimi».
Fabio Meloni, ultimo dirigente nazionale del Fronte della Gioventù che la Sardegna ha avuto, ha messo in luce il pensiero e l'azione che venti anni fa avevano i militanti dell'organizzazione giovanile missina, facendo un diretto confronto con la gioventù oggi idealmente e politicamente impegnata. Meloni si è soffermato sui rapporti fra i "grandi" e i "giovani", fra partito e movimento giovanile: ieri la gioventù che guardava, pensava e stava a destra era avanguardia che criticamente proponeva, oggi la gioventù che guarda, pensa e sta a destra è avanguardia che acriticamente subisce.
A confermare questa tesi ci ha pensato (bontà sua...) un dirigente nazionale di Azione Giovani, Fabio Mandelli, che nel suo intervento ha difeso a spada tratta il mondo politico-giovanile (senza interrogarsi sul disimpegno crescente, l'indifferenza, il disagio, gli antiglobal) e asserito che il ruolo dei giovani di destra - oggi che A.N. è partito al governo - è quello di far conoscere ad altri giovani ciò che il (buon?) governo di centrodestra propone: fulgido esempio di una politica giovanile che coltiva e promuove una moderata e innocua avanguardia acritica, con giovani che - nelle piazze, nelle scuole, tra la gente - si fanno megafono di battaglie non loro.
L'ultima fase temporale dell'incontro-dibattito, ha visto come protagonisti i giovani di oggi, il loro rapporto con la politica e quindi con il partito che deve (o dovrebbe) idealmente rappresentarli. Ha aperto le ostilità Simone Spiga (Coordinatore regionale di Azione Giovani), seguito da Paolo Truzzu (Presidente provinciale di Azione Giovani), il quale - con sano realismo - è andato a interrogarsi sulle varie crisi vissute dal movimento giovanile: «ci sono stati dei periodi in cui si era terribilmente soli: avversati nel partito, nella società e all'interno del movimento stesso». Carica di passione ideale e lontana da polemiche non utili all'obiettivo da perseguire, è stata la relazione di Antonella Zedda (Presidente provinciale di Azione Universitaria), la quale ha lucidamente messo l'accento sull'importanza del "noi" quando si fa politica; l'importanza del "noi" quando si fa comunità; l'importanza del "noi" quando si prende la comunità ad esempio in una società individualista come la nostra. La giovane destra (agevolata dalle tante letture in materia e proseguendo il cammino tracciato dalla destra dei valori) si sta facendo promotrice di una difficile battaglia nella società per recuperare il senso del "noi", cercando di ricucire quanto è stato strappato negli ultimi trent'anni.
Se Dio lo vorrà, il prossimo anno vedrà la luce la terza edizione della mostra fotografica, ma soprattutto sarà l'occasione per un altro momento di leale e costruttivo confronto, per capire chi siamo stati e chi siamo, dove siamo andati e dove andiamo, quale società ereditiamo e quale società intendiamo lasciare ai nostri figli.
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