EXCALIBUR 23 - dic. 2000 / gen. 2001
in questo numero

Riviste: "Diorama Letterario" e Ezra Pound

di Angelo Abis
Sopra: Marco Tarchi
Sotto: la rivista "Diorama Letterario" con Ezra Pound in copertina
"Diorama Letterario", edito da Marco Tarchi, si autodefinisce "mensile di attualità culturali e metapolitiche". Effettivamente, da ben 24 anni, caso più unico che raro nella pubblicistica non conformista, "Diorama Letterario" dà un puntuale commento dell'attualità culturale e della "metapolitica", ovverosia della politica delle idee. A ciò aggiunge una rassegna critica dei libri e delle riviste che maggiormente centrano temi riguardanti idee e movimenti contemporanei.
Altra caratteristica di Diorama è che di tanto in tanto pubblica splendidi numeri monografici riguardanti tematiche particolari, quali il problema del razzismo, il capitalismo, la guerra del Kossovo ecc..
Altrettanti numeri monografici sono invece dedicati ai più grandi scrittori europei, con particolare predilezione per quelli dell'area franco-germanica: Drieu De La Rochelle, Cèline, Nietzsche, Jünger, Spengler, Schmitt, ecc.. Il numero 239 di novembre è interamente dedicato al più grande poeta americano di questo secolo: Ezra Pound.
A destra Pound è più citato che letto: a parte qualche frase fatta o i famosi versi su "Ben e la Clara appesi a Milano", non sono molti quelli che riescono a capire qualcosa della complessità del pensiero e della poesia poundiana. Segnatamente il suo capolavoro, i "Cantos", paragonato, non a torto, alla "Divina Commedia" di Dante, si snoda tra mirabili versi classici, frasi e versi nelle più varie lingue europee, ideogrammi cinesi, citazioni di personaggi e fatti di secoli e paesi diversi, per cui sembra quasi di leggere il delirio di una mente sconvolta.
C'è da dire ancora che Pound è "nostro" perché è l'unico grande poeta straniero che stabilisce con l'Italia un rapporto saldo e coinvolgente: ci vive dal 1925 al 1945 e poi dal 1958 sino alla morte, che lo coglie a Venezia nel 1975.
Amareggiato e deluso da Londra e Parigi, Pound si ritrova in sintonia col modo di essere e di pensare dell'Italia degli anni '20: «vede un'Italia medioevale e rinascimentale maestra di civiltà, erede della saggezza mediterranea, dotata di un enorme potenziale di rinnovamento civile e artistico», così si esprime Aldo Tagliaferro, curatore e critico di numerosi testi poundiani.
E veniamo al "fascismo" del poeta: «il suo "fascismo" è altrettanto puro che la sua poesia. Ha origini sociali: nasce da una esigenza morale, aderisce quindi disinteressatamente alla politica, non si sottrae, nemmeno presso il precipizio, alle conseguenze, alla sfortuna, alla rovina. Pound aderisce al fascismo per quel tanto di universale che vi è nel fascismo. È un pellerossa, Pound, nato in una patria democratica esaltata fino al parossismo da Withman (poeta americano - n.d.a.). È un Americano che impara l'italiano a 30 o 40 anni: non è del giro. Non sa nulla dei precursori, non ha vissuto la prim'ora, non gli hanno vilipeso la vittoria o la bandiera, non esce da esperienze socialiste, né nazionaliste, né niente di niente. Il suo incontro con il fascismo è folgorante, è l'incontro con Mussolini uomo del rinascimento, col corporativismo come sistema anti-usura, con una ideologia che scardina 3 o 4 secoli di materialismo, di massoneria, di economicismo e rimette in luce secoli di civiltà», così Franco Petronio, ex Presidente nazionale del F.U.A.N., in un suo scritto apparso nel 1970 sulla rivista "Italiano" di Pino Romualdi.
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