Libri: "Excalibur"
di Pierluigi Farci
Ho letto sul mensile Area la recensione di G. M. sulla serie di "Excalibur" (come il titolo della nostra rivista). Mi unisco all'estensore dell'articolo e mi associo nella calda raccomandazione di leggere la serie, senza spaventarsi dell'edizione che lo fa somigliare a "Ramses & company". Niente paura, è tutt'altra cosa.
L'autore del libro, Bernard Cornwell, riesce a esprimere sensazioni come la lealtà, il coraggio, la gioia della lotta e anche, allo stesso tempo, le angosce e le paure del combattimento. Riesce a calare il lettore nel mondo che ha minuziosamente ricostruito, un mondo certo non politicamente corretto, dove il buonismo non è apprezzato anche se è stato già inventato.
Non ci si aspetti di trovare draghi, mostri o giganti e neppure la riproposizione delle leggende così come ci sono pervenute; la stessa magia, che pure ha un ruolo importante con la splendida figura del "druido" Merlino, è coerente con quel mondo e ha poteri e risultati quanti ne concede la credulità di un popolo apparentemente semplice.
Si trovano invece ipotesi di avvenimenti che potrebbero aver dato origine alle leggende del ciclo "arturiano".
Vi assicuro che la "Spada sulla roccia" (e non "nella" roccia) vi saprà dare emozioni e sensazioni tali da far temere l'arrivo della fine del ciclo, che anch'io giudico, come il recensore di "Area", sicuramente uno dei libri più belli che ho letto negli ultimi anni. G. M. scrive: «È una storia "possibile", quella raccontata da Cornwell, dove le vicende di Artù e dei suoi capitani sono assolutamente verosimili (anche l'inedita raffigurazione di Lancillotto), e nondimeno è capace come poche altre di lasciarti letteralmente sgomento alla parola "fine"».
In questo caso niente paura, basta fare quello che ho fatto io, aspettare qualche tempo e poi ricominciare dal primo volume. Anzi, a furia di parlarne mi è venuta la voglia di tornare nel mondo di Derfel, quasi quasi ricomincio... per la quarta volta!