Sogni: quando c'era Lui... caro lei
di Isabella Luconi
Italietta, senza onore né gloria. Conflitti, odii, egoismi. Parole vuote di politici inutili.
Pragmatismo, utilitarismo, edonismo i valori vincenti. Sempre più numerosi i deboli, gli emarginati, i reietti senza uno straccio di eroe che li difenda. Soldi e successo i traguardi da raggiungere. Pietre al posto del cuore e l'uomo sempre più simile a un contenitore vuoto, plasmabile, duttile, pronto a trasformarsi nel prodotto che il padrone di turno ritiene essere quello vincente. Una natura sconvolta, nemica dell'uomo, destinata a soccombere sotto i suoi colpi spietati.
E allora quando l'angoscia dilaga e il vivere quotidiano è un groviglio di spine, non rimane che rifugiarsi nel sogno celato, nascosto, privato, per attingere da esso l'energia per non soccombere.
È il sogno di quella Roma antica che conquista il mondo, è il sogno che ti fa sentire nel cuore e nelle orecchie il fragore della battaglia, che ti fa vedere il coraggio e l'audacia di quelli che erano, sono e saranno i nostri antenati. E quel sogno continua, si anima, alita leggero sulle spade dei cavalieri, si alimenta e cresce sulle loro virtù, raccoglie il povero, difende il debole, corteggia le donne. Tutto è spirito, ideale, virtù, e come una linfa vitale si snoda nei secoli e accende il cuore di coloro che diedero la vita per l'Italia unita, per quel tricolore oggi lacero, calpestato, spesso irriso. E in quel sogno l'angoscia di vivere in questa "moderna" società che ha inghiottito tutto ciò per cui vale la pena di vivere è ancora più forte e dilaniante.
Riaprire gli occhi è faticoso... meglio continuare a sognare e volare sulle sue ali fino a Predappio, per vivere con quell'uomo che fu un grande uomo, proprio quando non sapeva ancora di esserlo. E il sogno è vivere con Lui la grande avventura socialista, quando aveva già nel cuore il tarlo del dubbio, ma la certezza che la grande massa degli oppressi non era difesa ma soggiogata dal massimalismo socialista. E con questa certezza sfidò il suo partito.
E il sogno è essere con Lui in quelle tumultuose riunioni illuminate dal lampo magnetico dei suoi occhi, dalla forza delle sue idee così grandi che lo fecero espellere dal partito. Quel partito che credeva nell'unico valore della rivoluzione e che scacciò l'unico uomo in grado di attuarla.
Non fu riconosciuto filosofo, ma fu il più grande, innovativo, spregiudicato e moderno "pensatore" che calpestò con le sue idee postulati ormai diventati legge, e, come un fuoco che tutto brucia, trascinò con sé tutti i cuori giovanili.
E nel sogno sono con Lui, sul carro degli arditi per giurargli fedeltà, sono con Lui quando ebbe il coraggio di dire: «Se il fascismo può fare a meno di me, ebbene io posso fare a meno del fascismo!».
Ah... quel Mussolini così rivoluzionario, così boheme, così grande, così unico... come unico fu il Fascismo, la più moderna ideologia politica che potesse essere concepita, proprio perché le si negava l'immobilismo tipico di tutte le ideologie. Era azione, pulsione, era ciò che lo spirito dell'uomo riesce a produrre in quanto idealità e non materia.
Hanno dovuto compiere uno scempio sul suo cadavere per distruggerlo, perché da vivo non avevano saputo contrapporgli niente. Il comunismo vive e si alimenta annientando il debole, e Lui poteva essere debole solo da morto.
E sono con Lui in Piazzale Loreto, ma poi sono sola in questa democrazia pecoraia, dove chi vive secondo un codice di valori che il Fascismo fece grandi è un uomo solo, emarginato, irriso, e può solo pensare, mentre una lacrima filtra dalle ciglia chiuse con forza su un sogno impossibile, può solo pensare e sognare... quando c'era Lui... caro lei.