Attori di una storia senza fine
Nello scorso numero di Excalibur abbiamo ripercorso la storia affascinante di un problema i cui tentativi di soluzione hanno attraversato secoli e continenti.
Era il 1637 quando Pierre de Fermat scrisse a margine di un testo di matematica la sua famosa proposizione. Ma poiché egli non fornì alcuna dimostrazione al suo enunciato la sua affermazione non ebbe l'onore di essere chiamata "teorema", ma semplicemente un'ipotesi e quindi ridotta a semplice "congettura".
Solo nel settembre 1994, grazie ad Andrew Wiles, fu accettata la dimostrazione dell'affermazione di Fermat, che quindi venne definita "Teorema di Fermat".
Nei giorni scorsi si è celebrato il 31º anniversario dell'uccisione di Paolo Borsellino e della sua scorta. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha partecipato alle celebrazioni ufficiali ma non alla tradizionale fiaccolata organizzata dalla destra.
Il motivo di tale rinuncia è il solito, maggiormente amplificato quest'anno dalla presenza di un governo di destra-centro, nemico per definizione di ogni democrazia, accusato di voler "smantellare" la legislazione antimafia di Falcone attaccando proprio l'articolo del concorso esterno in associazione mafiosa.
Il pretesto di tale affermazione nasce dalla ventilata - e per ora accantonata - ipotesi di rimodulazione della suddetta fattispecie per renderne più riconoscibili i confini.
Il "concorso esterno in associazione mafiosa" non è presente nel Codice Penale, essendo il combinato disposto di due articoli dello stesso Codice: il 110 (concorso nella commissione di un reato) e il 416-bis (associazione di tipo mafioso).
Dai critici è considerato un ossimoro: se si concorre non si è esterni e se si è esterni non si concorre.
La dichiarazione sullo "smantellare" è di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, lo stesso che nel 2014 riempì di baci e abbracci Massimo Ciancimino, allora pentito chiave del processo sulla "trattativa stato-mafia". Poi Ciancimino e le sue affermazioni sono franate, il teste è risultato inattendibile e la "trattativa" ripetutamente giudicata pura fantasia.
Ma i soliti giornali e le solite persone, che su questo affare hanno costruito il loro redditizio affare, hanno giudicato inattendibili le sentenze anche della Cassazione e continuano a parlare del teorema della trattativa stato-mafia.
Addirittura l'ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato collega con un filo rosso (o meglio, nero) le stragi di Capaci, Via D'Amelio, Bologna, l'omicidio Mattarella, Piazza della Loggia, Piazza Fontana. Un percorso storico costellato di bombe e di morti orchestrato da mafia, destra e schegge impazzite dei servizi segreti, le cui mire restano misteriose.
Ovviamente per queste affermazioni non sono necessarie prove ad avvalorarne la veridicità: si enuncia un "teorema" e poi si cerca di incastrare presunti accadimenti, non preoccupandosi se combaciano o meno con le loro teorie.
Nel frattempo, esaminando i numeri che le persone avvedute dovrebbero ben guardare prima di sciorinare sciocchezze, si potrebbe notare che negli ultimi trent'anni i veri oppositori della mafia, cioè lo Stato e i suoi apparati, hanno arrestato oltre 17 mila persone e negli anni tra il 1996 e il 2002 ci sono state 450 condanne all'ergastolo per omicidi di mafia nel solo distretto di Palermo.
Negli anni Novanta gli omicidi della criminalità organizzata erano poco meno di 2 mila e oggi sono meno di 300. I grandi boss, Bagarella, Brusca, Provenzano, Riina e Mattia Denaro, sono stati arrestati.
Non certo da chi concionava su congetture varie, ma da persone che per il loro agire sono state a volte anche incriminate, messe alla gogna e dopo tanti anni prosciolte da ogni accusa.
Nel frattempo gli eroi dell'antimafia, quelli che di questa etichetta ne hanno fatto un mestiere, i mistici credenti della "trattativa", si sono crogiolati nella notorietà, hanno scritto libri, prodotto serie tv, ospiti fissi della televisione, sono stati eletti in Parlamento.
Sono quelli che continuano ad appioppare i bollini dell'ostracismo a chi non è dalla loro parte.
Come Fermat hanno sparato il loro "teorema" e non si sono preoccupati di dimostrarlo e se qualche tribunale glielo sconfessa mischiano un po' i pezzi, ignorano le sentenze e ricominciano da capo.
I matematici, persone serie, avrebbero declassato il loro "teorema" in semplice "congettura": chi non è un matematico, in attesa di una credibile dimostrazione, lo derubrica a buffonata.