Le solite vecchie facce
Gli scandali suscitati dal comportamento dei famigliari del deputato della Sinistra Italiana Soumahoro e del parlamentare europeo Panzeri di Articolo 1 colpiscono non tanto perché inguaiano i rispettivi partiti di appartenenza, di per sé poco influenti - per non dire marginali - nel panorama politico nazionale, quanto perché hanno suscitato un vero e proprio terremoto non solo nel più grande partito della sinistra, cioè il Pd, ma anche e soprattutto nella vasta area ideologica e culturale della sinistra.
È su questo ultimo aspetto che occorrerebbe interrogarsi, piuttosto che gettare la croce sui singoli responsabili degli episodi. Episodi non più gravi (politicamente) del fatto che un esponente della sinistra del calibro di Massimo D'Alema, ex capo del governo, ex segretario del partito della sinistra, personalità di un certo spessore sia politico che culturale, faccia il procacciatore d'affari nel commercio delle armi o nell'acquisizione di industrie da parte di qualche potentato del golfo Persico.
Tutto ciò è effetto e non causa del vuoto politico e programmatico esploso clamorosamente grazie alle elezioni politiche anticipate, ma esistente da molto prima, coperto dalle posizioni di potere e di governo e dal sapiente fiancheggiamento degli ultimi tre Presidenti della Repubblica.
Il tutto ha origine dal crollo del regime comunista dell'Unione Sovietica avvenuto nel 1991.
Come ben sappiamo la rivoluzione bolscevica del 1917 con la successiva costituzione dell'Unione Sovietica furono gli avvenimenti che abbagliarono il partito socialista italiano vincolandolo a una strategia rivoluzionaria, sintetizzata nel motto «
fare come in Russia"», che se da un lato ne sancì il successo elettorale alle elezioni politiche del 1919, dall'altro le inibì la possibilità di diventare partito di governo, disdegnando una qualsiasi alleanza con i cosiddetti "partiti borghesi" a tutto vantaggio dell'ex socialista rivoluzionario Benito Mussolini, che invece arrivò al potere nel 1922 alleandosi proprio con i partiti "borghesi".
Da allora, con ben poche varianti, sino al 1991, l'Unione Sovietica è stato il punto di riferimento ideologico, politico e morale della sinistra italiana, senza contare anche il grande supporto finanziario che permise al Pci e a frazioni del Psi di sopravvivere al forte clima anticomunista creatosi in Italia con la guerra fredda.
Rimasto orfano di tutto questo, il Pci pensò bene di riciclarsi cambiando nome e cercando spasmodicamente uomini, miti e idee in campo straniero.
Si andò dai presidenti democratici Usa a Tony Blair a Macron, dal mito della globalizzazione alla lotta contro il nucleare e per contrastare i cambiamenti climatici, passando per le battaglie per la tutela dell'immigrazione clandestina, delle pseudo minoranze gay, lgbt, musulmane, ecc..
Per finire sotto elezioni col mito di una inesistente "agenda Draghi".
Un fallimento su tutta la linea e sulle macerie di questo fallimento hanno avuto buon gioco le cosiddette mele marce della sinistra.