EXCALIBUR 147 - dicembre 2022
in questo numero

"La guerra di Pasca" di Cosimo Filigheddu

Un romanzo ambientato nella Sassari post bellica tra fascisti non domi e antifascisti emergenti

di Angelo Abis
<b>Cosimo Filigheddu</b>, 'La guerra di Pasca' (ed. Il Maestrale - Nuoro)
Sopra: Cosimo Filigheddu, "La guerra di
Pasca" (ed. Il Maestrale - Nuoro)
Sotto: copertina del libro su Angelo
Misuraca
copertina del libro su <b>Angelo Misuraca</b>
Premetto e faccio un mea culpa: ho scarsa conoscenza della letteratura sarda e poca considerazione per alcuni autori il cui romanzo ha come sfondo un fascismo visto perlopiù in chiave macchiettista e oppressiva.
E allora perché recensire il romanzo di Cosimo Filigheddu "La guerra di Pasca"? Un romanzo ambientato nella Sassari post 8 settembre del 1943, tra fascisti non rassegnati alla caduta del regime e antifascisti emergenti o riemergenti.
Innanzitutto due parole sull'autore del romanzo.
Filigheddu, Sassarese, ex giornalista della "Nuova Sardegna", autore di opere teatrali e un romanzo è non solo di sinistra ma anche "un vecchio arnese antifascista", anzi ha fatto dell'antifascismo il suo tratto di onorabilità: «Fidatevi, se non altro perché ve lo dice uno che quando sente parlare di fascisti gli vengono i tic in faccia come al commissario Dreyfus nella Pantera Rosa quando gli nominano l'ispettore Clouseau».
Ma si sa, nessuno è perfetto, e anche Filigheddu non è riuscito a sottrarsi all'assunto tipicamente sardo per cui gli uomini valgano più per quello che sono e meno per l'ideologia o il partito a cui appartengono.
Filigheddu, alcuni anni fa, si imbatté, penso per caso, nella figura dell'architetto Angelo Misuraca. Ma chi era costui?
Filigheddu per spiegarcelo si trasforma in storico serio e rigoroso. Infatti nel volume, edito a Sassari nel 2017, il cui titolo è già un programma - L'architetto in camicia nera. Angelo Misuraca: fortuna e fama, rovina e morte in prigione, oblio. Case, quartieri, progetti per Sassari fascista" - Filigheddu scrive: «"Quello che mi interessa è il 29 luglio del 1944, perché in quel giorno, anzi, in quella notte afosa, morì improvvisamente in galera Angelo Misuraca, un signore che sino a pochi mesi prima era il più grande, ammirato e potente architetto di Sassari.
Nei suoi edifici pubblici e privati e nei suoi quartieri c'è il meglio delle correnti europee di quel periodo e molto poco del monumentalismo di regime. Singolare personaggio, Misuraca: spirito culturalmente piuttosto libero, intelligente, aperto al mondo, mite ed educato ma fascista sino al midollo
».
Ma il libro ci dà anche uno spaccato del trattamento riservato ai fascisti nelle carceri divenute democratiche.
Si riporta la testimonianza di Antonio Pigliaru, secondo cui la razione di cibo consisteva in un brodo di cavoli neppure una volta al giorno, e quella di Gavino Pinna: «Molti detenuti in attesa di giudizio morirono di fame. E questo risulta dai certificati redatti dal medico».
È in questo contesto che nasce il romanzo di Filigheddu "La guerra di Pasca".
La trama si svolge nella Sassari di fine '43. Il personaggio chiave è una ragazza orfana quindicenne, Pasca, che si guadagna da vivere facendo la domestica presso tre famiglie di Sassari: Misuraca, Pigliaru e Berlinguer e contemporaneamente studia presso l'istituto magistrale.
La ragazza subisce uno stupro da parte di un soldato americano, al quale però sottrae l'arma ferendolo gravemente. Dopo di che chiede aiuto alla famiglia Misuraca che provvede a nasconderla.
Le famiglie Berlinguer e Pigliaru, in apprensione per la scomparsa della loro domestica, con i rispettivi rampolli Enrico (comunista) e Antonio (fascista), vanno alla ricerca di Pasca. Sulla stessa scia si muovono un ufficiale alleato, un ufficiale dei carabinieri, servizi segreti. Il tutto sullo sfondo della rivolta della popolazione sassarese contro il carovita. Addebitata dalla Concentrazione Antifascista (di cui fa parte Mario Berlinguer, padre di Enrico) ai fascisti, in realtà fomentata dai comunisti con in testa Enrico Berlinguer, che infatti venne arrestato. Come finirono in galera, anche nel romanzo, i fascisti Angelo Misuraca e Antonio Pigliaru.
La vicenda, dopo qualche risvolto sin troppo romanzato, come per esempio il piano per rapire Mussolini a Salò, lui consenziente per sfuggire ai Tedeschi, e portarlo dietro le linee alleate, si conclude, dopo tante peripezie, abbastanza bene per tutti i personaggi, eccetto che per lo sventurato Angelo Misuraca.
Il romanzo è scritto bene ed è di lettura piacevole. Non mi addentro in una critica letteraria di cui non sono assolutamente capace.
Una cosa però voglio dirla: in genere quasi tutti i personaggi, perlomeno quelli storicamente conosciuti, vengono descritti in maniera oggettiva, incolore, quasi senz'anima, roba da verbale di polizia. Come se Filigheddu avesse paura di schierarsi, di condividere la vis o meglio la forza di carattere che ha fatto sì che questi personaggi gettassero tutto sé stessi, pagandone lo scotto sino in fondo, in quella tragica fornace che sono stati gli anni 1943-'45 anche in Sardegna.
Eppure nella sua precedente opera su Angelo Misuraca, Filigheddu, con poche parole, sa dare una immagine "forte" dei personaggi. Come quando pone in bocca al Commissario di Polizia (ex Ovra) Colonna, dopo l'arresto di Misuraca la seguente frase: «Questo succede a chi non si occupa solo della propria professione». E la risposta della moglie Eugenia: «Sarà sempre meglio che essere al servizio di chi bombarda le nostre città».
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