Propositi per il nuovo anno
Anche questa volta, quasi all'improvviso, in coda a un'estate che sembra non finire mai, sta arrivando il Natale e la fine dell'anno.
Per strada ci sono un po' di luminarie, non troppo sfarzose, ma una certa sobrietà non guasta.
Ci sono alcune vetrine addobbate, negozi con una passatoia rossa, i soliti rituali esterni delle prossime feste.
Una volta anche a Cagliari la sera passavano dei suonatori di cornamusa, ma ormai è qualche anno che non si sentono più.
La frenesia dei regali a ogni costo ovviamente non si ferma e allora c'è il solito assalto ai negozi, soprattutto quelli di sofisticati aggeggi elettronici senza i quali la vita di ciascuno, compresi i bambini, pare non aver senso.
Ci sono ancora nostalgici che vanno nelle librerie, sperando che il regalo di un libro sia ancora gradito.
Quando il Natale sarà passato, ci sarà un altro tipo di nostalgia che assalirà gli ottimisti e tutti coloro che attendono il nuovo anno con propositi, speranze e promesse di rinnovamento.
Sono riti o forse ormai abitudini che nei tempi sono cambiati: quello che da un po' di tempo resta immutato è il chiasso che accompagna questi giorni. Le persone ormai riempiono il loro tempo di rumore, dai clacson delle auto impazienti alle conversazioni al cellulare da condividere con tutti, alle musiche che si sentono ovunque.
Il silenzio è diventato un bene raro e quindi ancor più prezioso. Ormai le persone vivono in mezzo al frastuono e tutti subiamo, anche se non vogliamo, questo continuo rumore.
C'è un libro del 2017 di Erling Kagge, "Il silenzio. Uno spazio dell'anima", nel quale l'autore norvegese espone le sue riflessioni sul silenzio, interrogandosi sulla sua natura, dove si trova e perché oggi è più importante che mai. Ha trascorso lungo tempo nell'Artide e al Polo Sud, trovando nel silenzio esteriore degli spazi e della solitudine, seguendo i ritmi della natura, una sintonia con il silenzio interiore che accompagna i pensieri.
«
Cercare il silenzio. Non per voltare le spalle al mondo, ma per osservarlo e capirlo, perché il silenzio non è un vuoto inquietante ma l'ascolto dei suoni interiori che abbiamo sopito».
C'è un altro libro con quasi lo stesso titolo, "Il silenzio" di Don DeLillo, questo è Americano, che si diverte a evocare il silenzio ma da una prospettiva diversa.
Una coppia di ritorno da una vacanza si ritrova a cena a New York con altri tre amici. La vicenda è ambientata nel 2022 e, dopo le restrizioni legate alla pandemia, è una scena della ritrovata normalità. Poi, improvvisamente, non annunciato, il silenzio: tutta la tecnologia digitale ammutolisce, internet tace, i tweet, i post, gli schermi - tutti gli schermi - come fantasmi che circondano ogni momento della nostra esistenza, diventano neri.
Le luci si spengono e un immenso black-out avvolge la città e forse il mondo intero.
È l'inizio di una guerra, un atto terroristico o semplicemente il collasso della tecnologia?
Questo fatto diventa semplicemente una piega nello spazio del tempo in cui le nostre vite scivolano inesorabilmente. Nascono allora le riflessioni sull'individuo e sul mondo che lo circonda, con un'amara conclusione: «
Il mondo è tutto, l'individuo niente».
Quindi, per questo prossimo Natale, regaliamoci un po' di silenzio.
Spegniamo gli smartphone per una giornata e dedichiamo questo silenzio dal mondo a noi stessi e a chi ci sta vicino.
Perché il silenzio è una virtù, quando diventa uno stile di vita che evita le parole inutili. Le troppe parole, talora senza freno, aumentano lo smarrimento e l'incomunicabilità.
A volte le parole costituiscono una barriera e se sono superflue e ridondanti, diventano semplicemente irrilevanti, superficiali.
Il silenzio è una virtù che amplifica la parola e le due cose - il silenzio e la parola - sono comunicazione.
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Il silenzio è il linguaggio dello spirito» (proverbio cinese).