Uno dei testi più importanti del grande
filosofo Niccolò Machiavelli
Machiavelli affermava che in politica il fine deve essere proporzionato ai mezzi, inaugurando quella che è modernamente considerata, a torto o a ragione non importa, la scuola del realismo politico contemporaneo.
Nella sua particolare concezione della politica, viene esposta la sua particolare concezione della storia basata sulle gesta passate di grandi uomini politici antichi e anche di altri a lui invece contemporanei, allo scopo di prendere esempio da loro intuizioni ed errori.
In questo primo di tre articoli, mi prenderò la briga di trattare delle repubbliche secondo il vero pensiero di Machiavelli, preso nella sua interezza, desunto in parte anche dai suoi libri fondamentali, il primo dei quali è "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio", trattante l'arte politica disgiunta da ogni etica, quasi fosse una scienza esatta: la novità del suo pensiero per i suoi tempi sta appunto nella assenza, a partire da questo testo, di ogni considerazione etica, teorizzando, di fatto, quella "ragion di stato" tanto cara ai contemporanei.
In questo testo si parla della religione come strumento di governo, in quanto essa deve servire alla grandezza dello stato, non essere autonoma come quella cattolica, che ha istituzioni proprie e indipendenti, minaccianti, secondo questo primo politologo, l'unità della compagine statale e la coesione sociale interna, prendendo esempio invece dalla religione pagano-romana, al servizio dello stato.
La seconda parte tratta invece della politica estera, trattando anche una tematica di strategia militare, che sarà da me ripresa nel terzo articolo dedicato a questo argomento.
Tuttavia un occhio di riguardo a sé merita la terza e ultima parte di questa opera, alcuni capitoli della quale trattano su come far andare a buon fine le congiure, se sono utili.
Già da qui è svincolata, nella ultima parte, ogni morale dall'agire politicamente, rendendosi necessario, se il corretto agire politico è basato su una commistione di interesse pubblico e privato, commettere dei delitti, ragion per cui questo, come altri testi del segretario fiorentino, furono posti all'indice, nonostante persino alcuni pontefici che lo condannarono fossero in parte politici scaltri come da lui auspicato. Ma sul rapporto tra morale ed etica, troppo spesso - se non sempre - conflittuale, parleremo più avanti, in almeno un articolo sulla concezione idealistica o ideologica nell'azione politica, specialmente quando essa, non avendo spesso alcuna etica, deve usare questa come paravento, per nascondere azioni e scopi che persone come Messer Nicolò avevano apertamente trattato.
Vedremo poi, se possibile, come far rientrare la politica nella categoria etica seguendo un percorso storico, senza moralismi, e come cercare di cambiare il mondo, ma trattando un po' di storia delle idee e dei grandi ideali che permeano la storia del mondo, anche se essi fossero destinati a non realizzarsi mai.