EXCALIBUR 147 - dicembre 2022
in questo numero

Bentham, l'utilitarismo e il Panoctico

L'involuzione mediatica ha i suoi lontani precursori

di Lancillotto
<b>Jeremy Bentham</b> (1748 - 1832)
Sopra: Jeremy Bentham (1748 - 1832)
Sotto: il Presidio Modelo a Cuba, struttura ormai
dismessa che ospitava 2.500 persone e... siamo
tutti sotto osservazione!
il Presidio Modelo a Cuba, struttura ormai dismessa che ospitava 2.500 persone
... siamo tutti sotto osservazione!
Fu un piccolo gruppo di intellettuali che guidò il processo di trasformazione del sistema costituzionale inglese verso una liberal-democrazia. Essi vedevano il principio della libertà politica come motore di un continuo, costante, profondo rinnovamento della legislazione.
Siamo alla fine del XVIII secolo con i venti rinnovatori delle due rivoluzioni, quella americana e quella francese, che aleggiavano in tutta Europa.
Per questo gruppo di Inglesi la libertà politica doveva trovare sostanza nelle istituzioni che, oltre a mettere in atto un continuo confronto delle questioni e degli interessi, doveva consentire la partecipazione alla vita pubblica della maggior parte dei cittadini, premessa fondamentale per la realizzazione di un reale progresso sociale e civile.
Jeremy Bentham fu uno di questi illuminati intellettuali inglesi.
Precocissimo ingegno, conobbe da giovane la realtà di diversi paesi europei, seguì con interesse l'opera riformatrice della rivoluzione francese: in una sua opera del 1789, "Saggio sulla rappresentanza", suggerì per la nuova costituzione francese l'adozione del modello americano.
I massacri del 1792 in Francia (detenuti ed ecclesiastici in numero imprecisato, si parla di migliaia di persone, pochissimi coinvolti con il vecchio regime) spinsero Bentham a criticare i princìpi ispiratori della "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino", a suo parere troppo astratti e pertanto inapplicabili in una legislazione coerente con le necessità dei cittadini.
Continuando sulle tracce disegnate da Hume, egli sottolinea l'importanza - dal punto di vista legislativo - del principio ispiratore cosiddetto "utilitaristico": per Bentham l'utile diventa il principio che deve essere costantemente applicato a tutte le norme e le istituzioni, in modo che esse rispondano alle esigenze concrete della società.
La domanda «a che serve?» è necessaria per individuare se le azioni poste in essere da chi legifera apportano benefici alla comunità oppure sanciscono e tutelano i privilegi di una ristretta categoria di persone.
Il suo concetto si esprime nell'assioma «la più grande felicità al più gran numero di persone, in quanto misura del giusto e dell'ingiusto».
Il suo empirismo presuppone una paziente e attenta considerazione dei fatti, senza lasciarsi ingannare da considerazioni "teoriche": essi devono essere l'unico e costante riferimento del politico e del legislatore.
Fu questo il motivo della critica alla "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" dei Francesi, della quale mostrò in un suo scritto l'inconsistenza, l'astrazione e la contraddittorietà dei princìpi in essa contenuti: princìpi generali, assoluti, incontrovertibili che non tenevano in alcun conto i diritti reali dell'uomo legati alla concreta situazione della vita.
L'aspetto particolare dell'opera di Bentham è quello che egli rivolse al campo delle riforme legali e sociali.
Egli si ispirò nel campo politico al pensiero di Hume, Locke, Montaigne, ma in quanto avvocato fu colpito dal pensiero di Cesare Beccaria.
Per Bentham ogni delitto merita una punizione; ma poiché ogni punizione è sempre un male in quanto implica dolore, essa si giustifica solo ritenendo che la punizione possa evitare un futuro male maggiore.
Quindi il legislatore penale deve attenersi al principio fondamentale secondo cui la pena deve essere superiore, in misura minima, all'utile conseguito dal soggetto che delinque.
Come si vede, un'applicazione - forse anche paradossale - delle sue teorie legate all'utilitarismo.
Nel 1791 Bentham progettò un edificio di forma circolare, un carcere super-razionale fondato sulla perfetta e continua visibilità dei detenuti da parte di un unico sorvegliante centrale, che può vederli grazie a una struttura architettonica circolare. L'occhio del sorvegliante diventa la presenza tangibile dell'imperativo morale al quale nessuno deve mai sottrarsi.
La chiamò "Panopticon" con riferimento al gigante della mitologia greca Argo Panoptes, abilissimo guardiano dotato di cento occhi.
L'obiettivo iniziale era anche quello di risparmiare sui costi delle carceri, poiché un solo guardiano per molti detenuti ottimizzava i costi di sorveglianza.
La struttura ideata da Bentham creava una situazione nella quale le persone vivevano in costante insicurezza e ciò le doveva portare - in teoria - a non adottare comportamenti scorretti e ad agire eticamente.
Strutture simili al Panopticon sono state realizzate in Russia, a Cuba, negli Stati Uniti: in Italia si ispirò a esso l'ex ospedale psichiatrico di San Nicolò a Siena e la struttura di Santo Stefano nelle isole Ponziane, entrambe in disuso.
Una prigione con queste caratteristiche fu costruita a Millbank, vicino a Londra, ma nonostante l'entusiasmo iniziale il risultato fu soprattutto l'innalzamento del tasso di malattie mentali all'interno del nuovo istituto.
Questa idea del controllo capillare e ossessivo fu ripresa da George Orwell, nel 1949, nel suo romanzo distopico "1984", le cui vicende sono ambientate in uno stato totalitario governato dal Grande Fratello che, attraverso i teleschermi posti nelle abitazioni di tutti i cittadini, osserva e analizza ogni gesto, espressione facciale o suono per estirpare sul nascere ogni accenno di ribellione al regime imposto.
Questo concetto fu ripreso dal sociologo francese Michel Foucault, che nel 1975, nella sua opera "Sorvegliare e punire", utilizza la struttura di Bentham come metafora di un potere nuovo basato su burocrazia e tecnologia, che intesse una ragnatela di relazioni molteplici, controllando la società dal suo interno.
Lo chiama "panoptismo" e lo definisce un sistema che fa delle sue armi principali il controllo capillare di ogni spazio e la non verificabilità del controllo stesso. «Tante gabbie, altrettanto piccoli teatri, in cui ogni attore è solo, perfettamente individuato e costantemente visibile [...]. Ciascuno al suo posto, rinchiuso in una cella, è visto di faccia dal sorvegliante, ma i muri laterali gli impediscono di entrare in contatto con i compagni. È visto, ma non vede; oggetto di un'informazione, ma non soggetto di una comunicazione».
Perché questa premessa?
Il Panopticon è spesso paragonato all'era moderna, sia per gli eventi politici e di cronaca (vedi le vicende Snowden e Wikileaks), sia riferendosi soprattutto alle innovazioni della tecnologia che diffondono dati riguardanti la vita di persone comuni.
Governi, aziende e altri grandi soggetti - grazie all'analisi del Big Data - riescono ad avere tantissime informazioni su ogni individuo senza che lui lo sappia o se ne accorga.
Un mondo crudelmente simile a quello del Panopticon, dove al centro dell'edificio c'è questo "watchman" che controlla e attraverso il controllo può modificare il comportamento di chi è osservato.
Certo, l'idea di Bentham è stata fraintesa: il suo modello non aveva l'obiettivo di opprimere l'individuo e di limitarne la libertà, ma era quello di far esprimere l'individuo attraverso comportamenti etici e giusti al fine di creare un vantaggio per la società. Trasparenza ed etica, non oppressione e sorveglianza.
Nel 2014 è stato pubblicato un romanzo dello statunitense Dave Eggers, "Il cerchio": in un futuro prossimo una società di internet crea una rete di social network che mette in connessione tra loro uno sterminato numero di utenti.
L'idea è quella della trasparenza totale, presupposto per un mondo più sicuro e più sano. Alcuni progetti ed esperimenti ideati a tale scopo terminano però in modo tragico.
"La condivisione è la cura", "il privato è un furto" o "i segreti sono bugie" sono slogan ricorrenti nel romanzo distopico.
Il concetto del Panopticon è ripreso anche dal filosofo Byung-Chul Han, nato a Seul, che insegna Filosofia e Studi Culturali in una Università di Berlino.
Nella sua ultima opera pubblicata in Italia, "Perché oggi non è possibile una rivoluzione", sono raccolti gli interventi più significativi di uno dei massimi critici dell'assurdo mondo contemporaneo.
Egli vede nella coazione a produrre, ad apparire, a possedere, che pervade il nostro mondo, il simbolo di una società che si avvia verso una forma di collasso cognitivo, una strada verso l'autosfruttamento e soprattutto l'autodistruzione, che richiamano in modo preoccupante il concetto freudiano di pulsione di morte.
In un suo saggio, "Nel panottico digitale", egli ipotizza l'avvento di una nuova società. «L'internet delle cose porta a compimento la società della trasparenza, ormai divenuta indistinguibile da una società della sorveglianza totale. Le cose attorno a noi ci osservano e ci sorvegliano, inviando senza sosta informazioni sul nostro conto [...], la società del controllo digitale trasforma gli smart glasses (1) in una videocamera di sorveglianza e lo smartphone in una cimice».
Secondo Ham ogni clic che facciamo viene registrato, ogni passo che muoviamo è tracciato, le parole che diciamo sono memorizzate, la nostra vita digitale è interamente ricostruita: «il report completo della vita sostituirà la fiducia con l'informazione e il controllo».
Non più il Grande Fratello ma il Big Data.
Il totale monitoraggio della vita senza alcuna eccezione porta a compimento la società della trasparenza, un Panopticon digitale.
Secondo Bentham l'idea della trasparenza si concretizzava in una massa di individui impossibilitati a comunicare tra di loro. Al contrario, oggi gli abitanti di questo Panopticon digitale comunicano moltissimo, si denudano di proposito, la libertà è massima e questa ebbrezza di conoscenza di sé da diffondere ovunque mette i volontari di questo carcere ideale sotto i raggi X.
La paura di dover rinunciare all'ambito privato, intimo, cede il passo al bisogno di mettersi in mostra, senza vergogna. Libertà e controllo diventano indistinguibili.
E sulla rete finisce di tutto: dalle preferenze di cucina a quelle sportive e poi quelle politiche, religiose o sessuali, in un'orgia di condivisione che rasenta il parossismo.
Nel 1987 in Germania ci furono violente proteste contro il censimento: ora non solo le persone mettono quei dati in rete, ma arricchiti di informazioni personali che fanno parte della vita privata di ciascuno.
Negli Stati Uniti - tralasciando Google e Facebook - una società specializzata di marketing, la Acxion, dispone dei dati di 300 milioni di individui, la quasi totalità degli abitanti.
Le aziende commerciali utilizzano il "Customer Lifetime Value", un indicatore che misura i profitti prevedibili in base al comportamento di acquisto del cliente. L'uso di strumenti elettronici di pagamento, nei negozi o in rete, le nostre preferenze gastronomiche o intellettuali, vengono registrate e in tal modo ognuno di noi ha una bellissima etichetta con il suo potenziale valore commerciale nella vita.
Tutte le relazioni umane sono trasformate in relazioni commerciali, la dignità dell'uomo è sostituita con un valore di mercato. Il mondo è diventato un grande magazzino: siamo semplici marionette oppure clienti.
Evviva.
(1) Smart glasses: chi li indossa ha la possibilità di sfruttare la realtà aumentata, visualizzando sul display delle lenti informazioni (immagini, suoni, dati) che possono essere immagazzinati e sfruttando apposite applicazioni riduce al minimo gli errori umani.
tutti i numeri di EXCALIBUR
VICO SAN LUCIFERO