Le nuove frontiere della guerra: tra tecnologia e reparti speciali
Nessuno può prevedere cosa potrà accadere nel prossimo futuro nel confronto militare tra la Russia e l'Ucraina, quest'ultima massicciamente sostenuta dalla Nato. In questo momento si può solo immaginare e sperare che il conflitto non si trasformi in una guerra nucleare. Di certo si sa soltanto che i presidenti di Usa e Russia non sono padroni assoluti del potere estremo e quel famoso bottone che immaginiamo premuto dalle massime autorità dei due Paesi in realtà è uno scenario cinematografico.
Abbiamo avuto numerose prove in merito, sia per quanto riguarda il presidente Biden, subito smentito o "corretto" dallo staff presidenziale, e anche dai vertici militari Usa, sia per quanto riguarda il presidente russo Putin, che spesso sembra invitato dai militari e dai consiglieri russi a moderare le sue minacce, ammorbidendo la posizione russa sulle possibilità del ricorso all'arma fatale, ultima risorsa di una Russia in palese difficoltà. Ma la questione non sembra così lineare ed è più complicata di quanto si pensi.
Già dal 2014 la Russia aveva schierato contro gli Ucraini il suo potenziale tradizionale, con la sua temibile artiglieria pesante, che rappresenta da secoli uno dei suoi punti di forza. Un'arma che i Russi sanno utilizzare molto bene, sia che si tratti dei cannoni a lunga gittata con proiettili "ordinari" sia che usi la sua più moderna artiglieria per lanciare salve micidiali di missili. Sembrava quindi che il conflitto sarebbe rimasto nell'ambito di un normale conflitto tra forze militari che utilizzano le armi del recente passato: carri armati, artiglieria pesante e missilistica, utilizzo dell'arma aerea per distruggere le forze nemiche al suolo. Sembrava, insomma, che non sarebbe stato un conflitto "asimmetrico" come quelli combattuti in Medio Oriente e in Afghanistan.
Invece lo scenario è cambiato in queste ultime settimane. Certamente la fanteria, oggi come ieri, è chiamata a mantenere il controllo del territorio occupato, ma l'irrompere nello scenario bellico di nuove armi, delle quali già si conosceva il potenziale distruttivo, sta cambiando lentamente le cose. Si tratta adesso dei droni russi, di facile costruzione e anche abbastanza economici, che fanno strage di insediamenti militari e civili difficilmente intercettabili, malgrado quanto asserito dalla propaganda ucraina e occidentale.
Ma il mondo occidentale non è rimasto indietro, anzi. Sta cambiando lo scenario della guerra, cioè si sta aprendo una nuova fase che potrebbe portare le parti a incrementare sempre più lo scontro. Si intravvede infatti l'inizio della cosiddetta "guerra ibrida", che vedrà sul campo armi e sistemi ad alto contenuto tecnologico. Le forniture sempre più massicce di questo tipo di armi stanno mettendo in difficoltà la Russia, così come lo spiegamento di truppe della Nato nei suoi confini è un segnale che lo scontro aperto potrebbe essere imminente. Il mondo occidentale possiede un potenziale umano largamente superiore a quello russo, così come sono superiori le armi in dotazione alle truppe Nato. Sono armi che i Russi non possiedono o le possiedono in misura inferiore e di qualità minore.
Non si tratta soltanto delle dotazioni per la fanteria Nato, come i veicoli Mrap (Mine Resistant Ambush Protected) o come il similare italiano Vtlm (Veicolo da Trasporto Leggero Multiruolo) adottato da molti paesi della Nato, Usa compresi. Sono mezzi dotati di nuovi strumenti di visione giorno/notte e con sistema di comunicazione digitale. In più, i soldati di queste unità usano apparati di comunicazione con radio portatili Sdr (Software Defined Radio) e un kit per la protezione Cbrn (Chemical Biological Radiological Nuclear). I Russi a loro volta hanno sviluppato dal 2015 una nuova linea di carri armati innovativi, con una torretta completamente "remotizzata", controllata elettronicamente. Tra questi primeggia il T-14 "Armata". L'equipaggio è composto da tre soli uomini, mentre la sua corazzatura passiva è integrata da un Asp (Active Protection System), così chiamato dagli analisti occidentali, mentre i Russi lo chiamano sistema "Afghanit", capace di rilevare e distruggere i missili nemici in avvicinamento. Ma la Nato possiede qualcosa in più e sono i sistemi con piattaforme Istar (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition, Reconoissance), in grado di raccogliere informazioni sui movimenti avversari e di localizzare in pochissimo tempo le forze nemiche. Queste armi digitali aumentano notevolmente le capacità reattive occidentali. Inoltre, la Nato ha sviluppato un sistema informativo per il momento insuperabile, il dominio dello "spazio cibernetico", che ha già dato prova sul campo dell'Ucraina. Si tratta di tutta una serie di sistemi "unmanned", cioè di piattaforme aeree non pilotate dall'uomo che sono veri mezzi da combattimento (Ucav, cioè Unmanned Combat Aerial Vehicle), dei veri robot che sostituiscono l'uomo. Gli Usa li hanno sperimentati con successo nei cieli ucraini.
Ma l'Occidente vanta anche una preminenza nell'informatica bellica, perché è in grado di monitorare, controllare e distruggere al suolo la fanteria nemica ancor prima che possa raggiungere i suoi obiettivi. Anche i suoi mezzi militari più recenti, come gli aerei e le navi, sono assistiti da una tecnologia digitale per il momento irraggiungibile. Sarà quindi una guerra sfumata, nella quale sarà difficile per gli avversari contrastare la tecnologia digitale occidentale. La Nato metterà in campo azioni le quali, più che colpire frontalmente e fisicamente il nemico, lo metteranno in grave difficoltà tattica. I combattimenti saranno nello spazio, non nel senso che si affronteranno masse di aerei modernissimi, ma nel senso della cibernetica.
In questa guerra avrà un peso sempre maggiore la propaganda, tesa a disorientare o impaurire la società civile dell'avversario, così come avrà un forte peso la disinformazione. Sarà una guerra discontinua, strisciante, che difficilmente porterà alla distruzione delle città nemiche come avvenne con i terribili bombardamenti anglosassoni della Seconda Guerra Mondiale. Del resto, con ampie zone del pianeta massicciamente urbanizzate, oggi sarebbe impossibile giustificare la strage di milioni di persone. Entreranno in campo masse di terroristi, gruppi paramilitari, mercenari, fiancheggiatori e insorti dell'una e dell'altra parte e ci sarà sempre più spazio per gli attacchi cibernetici, in grado di neutralizzare o di mandare in tilt i sistemi digitali avversari. Sarà forse una guerra infinita, dove le parti cambiano da una alleanza all'altra e dove il nemico potrebbe assumere le sembianze più imprevedibili.
Il problema per la Russia è proprio questo, cioè prendere atto che in poco tempo non potrà inseguire l'avversario sul piano digitale. Consapevole della superiorità avversaria, fino a quale punto vorrà spingersi? Abbiamo notato tutti che i Russi non hanno schierato la parte migliore delle loro forze armate: i loro famosi reparti di Spetsnaz in Ucraina hanno svolto solo un ruolo di appoggio e di informazione per le truppe russe d'assalto. Non si sono visti i nuovi carri armati T-14, né si sono visti nel cielo i nuovi missili da crociera o i suoi modernissimi aerei, mentre nel Mare d'Azov abbiamo visto soltanto poche e vecchie navi da battaglia. Molti analisti ritengono che la Russia stia conservando il meglio per lo scontro immancabile con la Nato.
La spiegazione potrebbe essere spaventosa. La Russia sa da tempo che la Nato ha urgenza di chiudere la partita con essa in Europa, poiché a Oriente si è aperto con la Cina un confronto molto più ampio e più difficile. Da molti decenni economisti, demografi, scienziati e storici avevano previsto che il XXI Secolo sarebbe stato il secolo cinese, così come il XX fu il secolo americano. Gli Usa sono in allarme sullo scacchiere orientale e sanno che più passerà il tempo più la Cina potrà rafforzarsi. Sembra che i Cinesi abbiano da poco sviluppato un sistema cibernetico molto più veloce di quello statunitense, capace di penetrare i sistemi informatici della difesa Usa, mentre è certo che il loro bilancio statale è teso in tempi ristretti a creare una grande flotta oceanica capace di fronteggiare la Us Navy. Questo spiegherebbe la fretta americana di abbandonare a sé stesso l'Afghanistan, rafforzando il patto militare con l'Australia e la Nuova Zelanda in previsione di scontri nell'area.
Finora la Russia di Putin ha mostrato di fare affidamento sull'eventuale aiuto militare della Cina Popolare, qualora lo scontro si allargasse. Ma il dragone cinese è impenetrabile per tutti: nel caso di guerra aperta, non si può dire quale potrebbe essere il suo atteggiamento. A quel punto, quale potrebbe essere la reazione russa se non si giungesse a una pace soddisfacente per entrambe le parti in lotta? È possibile, perciò, che lo scontro militare salirebbe a livello di guerra tattica nucleare. Dapprima con piccole testate, poi con una escalation difficilmente controllabile. Questo dilemma potrebbe essere davvero il punto cruciale della svolta per la Terza Guerra Mondiale.