Il frontespizio del volume (!) di Mascheroni
Credo di non aver mai letto in così poco spazio tante cose interessanti su una delle mie attività preferite: la lettura.
È un volumetto dal formato ridottissimo, 12 x 16,5 cm e 40 pagine, copertina, titolo e bibliografia comprese.
Mascheroni con sapiente ironia smitizza l'atto della lettura e nel contempo ci fa amare i libri, raccomandando la necessaria attenzione a ciò che si legge, come si legge e perché si legge.
In Italia, tra novità e ristampe, si pubblicano circa settantamila titoli all'anno, centonovanta al giorno, otto ogni ora... (al mondo un libro ogni 30 secondi!).
Considerando che forse il dieci per cento degli Italiani legge almeno un libro al mese (e chissà quanti nemmeno uno all'anno...) è triste pensare a quanta carta (nel senso di alberi) viene sprecata. Il prodotto che finisce sugli scaffali delle librerie (per non parlare di supermercati ed edicole) ha spesso un contenuto desolante.
Mascheroni li definisce "libroidi", che magari occupano posizioni invidiabili nelle classifiche di vendita (e qui giocano al rialzo giornali, tv e premi letterari dal frequente sapore autoreferenziale); libri che «
trattano argomenti vari (sono perlopiù raccolte di barzellette, ricettari, consigli di vita, paranarrativa, autobiografie) firmati da personaggi celebri in mille altri campi tranne quello delle Lettere: calciatori e sportivi vari, chef, cantanti, attori, presentatori, comici, politici, pornostar, vallette, show girl, influencer, imprenditori, personaggi della cronaca (anche nera...) e giornalisti».
Improvvisamente a queste persone viene il ghiribizzo di scrivere un libro (o di farlo scrivere da un ghost writer) e di buttarlo sul mercato sicuri che qualche allocco ci casca. Insomma, in Italia ci sono più persone che scrivono di quante leggano.
Quindi attenzione.
Mascheroni innanzitutto ci mette in guardia: «
I libri e la lettura non ci rendono migliori. Se fosse così le persone colte sarebbero sempre un esempio di moralità». E cita Hitler e Stalin, accaniti lettori.
E così invece non è. E poi leggere è fatica, non è un piacere e allora non vale assolutamente il detto che qualsiasi libro valga la fatica di essere letto. Come non è vero che la lettura sia un'attività moralmente superiore e che un libro possa cambiare al meglio la vita. Non è sempre così, anzi raramente. I libri non danno la felicità.
Ed essendo una fatica è fondamentale come e cosa si legge, con quale predisposizione, con quale capacità di scelta.
Insomma, il libro non è un totem intoccabile da idolatrare comunque: è semplicemente un prodotto, una merce e le librerie non sono chiese. E siccome il libro è un oggetto (buono o no come una bottiglia di vino) esso «
va valutato, giudicato, soppesato, scelto, scartato. La vita è troppo corta per permetterci brutti libri. Bisogna scegliere. E scegliere i libri... è un'arte (e finirli, per altro, un optional)».
E così come non continuiamo a bere un vino che non ci piace, altrettanto dovremmo fare con un libro che non ci piace. Buttarlo via.
I libri forniscono nuove esperienze e conoscenze che a volte modificano, in modo profondo o superficiale, la nostra consapevolezza del mondo e di noi stessi. A volte ci migliorano, altre volte no; magari rafforzano i nostri pregiudizi invece di dissolverli.
Dipende sempre da cosa e come si legge. Bisogna riuscire a essere lettori riflessivi, non ossessivi.
Secondo il critico Filippo La Porta «
leggere vuol dire mettere a rischio la propria identità».
La letteratura non conforta e non rassicura: «
leggere non è un dovere né una necessità né una virtù. Tutto il contrario: è un vizio, un lusso, una passione, un sacrificio... è pesante, costa fatiche e rinunce».
Il libro è una sfida, non un passatempo. E quindi buttiamo via i libri che non valgono (non regaliamoli neanche per beneficenza), anche perché molti libri, come le idee, invecchiano e muoiono.
«
Vivere senza leggere è stupido. Ma leggere senza vivere è pericoloso... I libri non sono la vita e non la cambiano in meglio o in peggio. La rendono soltanto più sopportabile. Che comunque, è tantissimo».
Buona lettura.