Se vi capita di visitare (lo si può fare anche con internet) il Smithsonian Air and Space Museum di Washington, avrete la sorpresa di trovare una apposita sala dedicata al pilota cagliaritano Felice Figus, dove accanto al caccia Macchi 202 dell'aeronautica militare italiana sono collocati circa 150 oggetti appartenenti a Figus e donati dalla sua famiglia, nel 2011, al museo.
Si tratta di tute di volo invernali ed estive, divise, giubbotti, scarpe e stivali, sciabole, distintivi, ecc.. Si poteva leggere anche un ritratto del pilota corredato delle sue imprese sui vari fronti di guerra, compresa la sua adesione, dopo l'8 settembre del 1943, all'aeronautica repubblicana della Rsi.
Peccato che di recente il museo abbia ritenuto di far cessare l'attività bellica del nostro a l'8 di settembre del '43. Ce ne dispiace non per Figus ma per il museo, che evidentemente ha dovuto soggiacere a ordini superiori.
Felice nasce a Cagliari nel 1920. Consegue il diploma di geometra presso l'istituto Martini della città. Felice è fascista e al contempo un brillante atleta: si classifica primo ai littoriali per lo sport tenutisi a Roma nel maggio del 1939, ottenendo la vittoria con la staffetta 4x100. È scontata la sua partecipazione alle Olimpiadi del '40, ma la guerra mandò a monte tutto.
Scoppia la guerra, Felice ha due fratelli impegnati nel conflitto come aviatori: Eugenio e Vincenzo. Quest'ultimo cadrà in combattimento, il 9 maggio del '41, nelle coste della Tunisia, durante un attacco di aerosiluranti italiani partiti dalla base di Decimomannu. Verrà decorato con una medaglia d'argento alla memoria.
Proprio allo scoppio della guerra, Felice si iscrive al corso per aspiranti piloti che si tiene all'aeroporto di Monserrato. I corsi sono indetti dalla Reale Unione Nazionale Aeronautica (R.U.N.A.) e sono propedeutici a chiunque voglia cimentarsi col volo. L'anno successivo otterrà il brevetto di pilota civile all'aeroporto di Elmas. Subito dopo partecipa al corso ufficiali piloti che si svolge ad Ampugnano (Siena).
Conseguito brillantemente il grado di Sottotenente, viene inviato alla scuola di volo dei caccia a Gorizia e qui inserito nel reparto "Asso di bastoni". A Gorizia rimedia anche un brutto incidente di volo, per fortuna senza gravi conseguenze. In compenso ha come maestro il grande pilota acrobatico Vittorio Pezzè, reduce dagli scontri con gli Inglesi nei cieli di Malta, che gli insegna tutti i trucchi del mestiere.
Divenuto esperto pilota di caccia, a fine '42 viene inviato in Tunisia e assegnato al XIII Gruppo e vola con i più moderni Macchi 200 e 202. La situazione, in quel fine '42, non è certo favorevole all'aviazione italo-tedesca, sempre più impegnata da forze aeree americane, inglesi e francesi di gran lunga superiori.
Figus è perfettamente cosciente del suo stato d'inferiorità rispetto al nemico: durante i combattimenti, per non essere colpito dai proiettili, sfrutta il fatto di essere piccolo di statura e si rannicchia dietro il pannello degli strumenti di bordo.
Ma da buon Sardo non si tira indietro nella mischia e nell'arco di un mese riesce ad abbattere ben quattro aerei avversari, tutti decisamente superiori al suo Macchi. La prima vittoria è datata 25 dicembre 1942, a farne le spese è un Curtiss P40 (caccia Usa). Il 3 gennaio del '43 il suo Macchi abbatte un P38 (caccia Usa). Il 22 gennaio colpisce un P39 Airacobra (caccia Usa). E neanche ventiquattrore dopo abbatte un caccia A Spitfire inglese. Riesce pure miracolosamente a sfuggire all'attacco di due velivoli americani Lockheed P38.
Questa la conclusione della fuga: atterraggio di fortuna, il Macchi 202 trasformato in rottame, il pilota ammaccato, ma salvo. Per questi suoi successi il pilota cagliaritano ottiene le seguenti ricompense: croce di guerra al valore, croce di ferro di seconda classe germanica, medaglia della campagna italo-tedesca in Africa.
Dopo l'abbandono della Tunisia da parte delle forze dell'Asse nel maggio del '43, Figus si ritrova in Sicilia, nell'aeroporto di Sciacca, inquadrato nel 153º stormo "Asso di bastoni". Con questo reparto, pilotando un Macchi 202, Felice prende parte a furibonde battaglie aeree per contrastare lo sbarco alleato in Sicilia.
Mentre in Sicilia infuria la battaglia, Felice viene inviato a Torino per provare il nuovissimo caccia Fiat G.55. Si tratta di un velivolo che può competere con i più evoluti caccia americani e inglesi.
L'armistizio dell'8 settembre trova Figus ancora nella città piemontese, dove, insieme a tanti altri piloti di rango, entra a far parte dell'aviazione della neo costituita Rsi. A onor del vero non abbiamo trovato notizie sull'attività bellica di Figus, forse perché egli si trovava in Toscana quando arrivarono gli Alleati.
Un dato è però assodato: Figus pagò cara la sua adesione alla Rsi. Terminato il conflitto venne epurato ed espulso dal ruolo dell'aeronautica militare. Per sbarcare il lunario riesumò il suo vecchio diploma di geometra per farsi assumere al genio civile di Roma.
Poi nel 1947 la grande occasione: viene assunto dalla compagnia Linee Aeree Italiane (L.A.I.) e diventa comandante. Nel 1952 una ulteriore svolta: entra all'Alitalia, dove passa con disinvoltura dalla guida degli aerei a elica ai mastodontici Jumbo Jet. Infine il 31 dicembre del 1980 va in pensione. Muore a Roma nel 2009, ma i figli provvedono a tumulare la sua salma nel cimitero di Cagliari.
Infine l'ultimo atto. Il figlio Federico, docente presso l'università di Los Angeles, nel 2011, in occasione del 150º anniversario dell'Unità d'Italia, dona tutti i reperti della collezione paterna al "Smithsonian Air and Space Museum" di Washington nel corso di una cerimonia ufficiale a cui prende parte anche l'ambasciatore d'Italia Ugo Terzi.