EXCALIBUR 118 - settembre 2020
in questo numero

1923: il primo viaggio di Mussolini in Sardegna

Puntuale resoconto di una visita memorabile

di Claudio Usai
<b>Mussolini</b> e <b>Vidussoni</b> escono dall'Albergo Operai a Montevecchio
Sopra: Mussolini e Vidussoni escono dall'Albergo Operai a
Montevecchio
Sotto: Benito Mussolini passa in rassegna i Granatieri di Sardegna
<b>Benito Mussolini</b> passa in rassegna i Granatieri di Sardegna
L'11 giugno 1923 la Sardegna ricevette la prima visita ufficiale di un capo del governo italiano: alle ore 8 attraccò a La Maddalena l'esploratore Brindisi dal quale scese Benito Mussolini(1).
A poco meno di un anno dalla "Marcia su Roma" e dall'incarico affidatogli dal Re, il futuro "Duce" decise di visitare l'Isola. L'itinerario di 48 ore si dovette ai rapporti che Mussolini intendeva instaurare con le varie forze politiche, in particolare quelli con il Partito Sardo d'Azione e le associazioni combattentistiche(2).
In un primo tempo, infatti, avevano aderito all'Autonomismo anche molti fascisti sardi che nelle elezioni del 1921 avevano votato per entrambe le liste. Nel 1922 le idee dei due movimenti si erano confrontate, sfociando nel tentativo presto sfumato di costituzione di un "Partito Nazionale d'Azione", con l'aiuto di un gruppo azionista del Molise(3), anche se durante la Marcia su Roma molti sardisti avevano espresso la loro disapprovazione, scatenando la reazione "seccata" di Mussolini che definì come «movimento ambiguo, a capo del quale sono alcuni esponenti del Partito Sardo d'Azione(4)».
Nei mesi successivi i militanti dei due partiti si erano scontrati nei centri urbani dell'Isola, per tale motivo a novembre erano state avviate trattative con alcuni dirigenti sardisti per una pacificazione, in vista di una futura fusione. Il 30 dicembre una delegazione sardista era stata persino ricevuta dallo stesso Mussolini, su iniziativa del nuovo prefetto di Cagliari il Gen. Asclepia Gandalfo. Secondo quest'ultimo la fusione sarebbe dovuta avvenire su un accordo di reciproca chiusura dei Fasci sardi e del Psdaz e la successiva ricostituzione del Pnf in Sardegna con a capo l'On. Emilio Lussu(5). Ma le proposte avevano trovato la netta opposizione dei sardisti e del fascismo sardo: il problema principale fu quello relativo all'incarico di Gandolfo che non agiva «con pieni poteri da parte di Mussolini(6)». Nei primi mesi del 1923 la fusione non era stata realizzata anche per il rifiuto di Mussolini di accettare «nessuna benché minima concessione su terreno autonomia(7)», pur aprendo a una proposta di "zona franca": «impegno di prendere in esame la questione doganale nei riguardi della Sardegna e di risolverla non appena saranno compiuti i necessari studi tecnici(8)».
Nel marzo, durante il proprio congresso, i sardisti avevano approvato l'unione con i fascisti e già nel febbraio erano avvenute singole fusioni di sardisti passati al Pnf, che ne avevano modificato radicalmente il gruppo dirigente; furono messi da parte quei fascisti più violenti, oltranzisti e più dichiaratamente antisardisti. Secondo Renzo De Felice il fascismo finì «per soppiantare la base elettorale sardista(9)», in realtà si può ben dire che il fascismo sardo avesse ormai perduto la sua originaria matrice violenta, aprendo ai sardisti ampie possibilità e libertà di azione.
Riprendendo il racconto del viaggio di Mussolini in Sardegna, non si può non tener conto del grande consenso che ottenne in un'epoca in cui la dittatura non si era ancora delineata. Appena giunto nell'Isola Mussolini si era recato a Caprera per rendere omaggio alla tomba di Garibaldi, salpando con la nave Duilio per Porto Torres, per poi giungere a Sassari(10).
Dopo aver assistito ad alcune gare sportive, pronunciò dal balcone della prefettura queste parole: «Quello che ho compiuto oggi non è e non deve essere interpretato come un viaggio ministeriale; ho inteso di compiere un pellegrinaggio di devozione e di amore per la vostra magnifica terra [...]. Deploro che fino a questo momento nessun capo del Governo, nessun Ministro abbia sentito il dovere elementare di venire a conoscervi, di venire a conoscere i vostri bisogni, di venire ad attestare a voi quanto l'Italia vi deve(11)», il pubblico, all'inizio silenzioso, salutò Mussolini con una grande ovazione.
La mattina del 12 giugno 1923 Mussolini lasciò Sassari in treno; alle 10 fece sosta a Macomer, dove dal finestrino del vagone pronunciò alcune calorose frasi di saluto(12). Dopo aver visitato il Tirso e Oristano, giunse a Cagliari, dove fu accolto con grandi manifestazioni di affetto, che lo spinsero a pronunciare: «Sono stato in questi ultimi tempi in parecchie città [...]. Ebbene vi dichiaro che nessuna città mi ha tributato le accoglienze che oggi voi avete riserbato a me. Sapevo che Cagliari era città di forti passioni, sapevo che un grande fermento di rinnovazione fremeva nei vostri cuori [...]. Mi avevano detto che la Sardegna, per ragioni speciali, era refrattaria al fascismo. Anche qui si trattava di un equivoco. Ma da oggi le coorti e le legioni, le migliaia di camicie nere solidissime, i sindacati, i Fasci, la gioventù tutta di quest'Isola è là a dimostrare che, essendo il Fascismo un movimento irresistibile di rinnovazione, doveva fatalmente toccare e conquistare quest'isola dove l'Italia ha le sue manifestazioni più superbe(13)».
Dopo aver assistito a una rappresentazione al teatro Politeama Margherita di Cagliari, Mussolini concluse il suo viaggio a Iglesias, «culla del fascismo sardo», baciando solennemente il suo gagliardetto(14); scrisse poi da Cagliari il suo discorso di addio: «Le giornate trascorse in Sardegna appartengono a giornate memorabili della mia vita. Le vostre accoglienze mi hanno indicibilmente commosso e me ne ricorderò sempre(15).».
Mussolini ripartì da Arbatax, lasciando un forte messaggio all'Isola: «Il Capo del Governo studierà in primo piano i problemi delle bonifiche, delle infrastrutture e delle imprese minerarie, urgenti sia per ragioni umane, sia per ragioni di ricchezza nazionale(16)».
Anche i peggiori detrattori della politica di Mussolini non potranno negare che mantenne la promessa, che allora fu avviato in Sardegna un lento ma inarrestabile processo di sviluppo che porterà l'Isola alla modernità contemporanea, nonostante il forte ritardo economico e sociale. Ma il problema storico e storiografico fondamentale che meriterebbe una ancor più ampia riflessione a livello nazionale fu che nel decennio successivo Mussolini conquistò nei fatti il consenso, dando principalmente lavoro agli Italiani e ai Sardi.
(1) In "Il Popolo d'Italia", nn. 138 e 139 dell'11 e 12 giugno 1923, X; in "Mussolini", XIX, pag. 264.
(2) R. De Felice, "Mussolini il fascista - la conquista del potere 1921-1925", Einaudi, pag. 512.
(3) L. Nieddu, "Origini del fascismo in Sardegna", cit. pag. 82.
(4) "Mussolini", XIX, pag. 6.
(5) R. De Felice, "Mussolini il fascista - la conquista del potere 1921-1925", pag. 512.
(6) Ivi, pag. 513.
(7) "Patto di Fusione" trasmesso dal Gen. Gandolfo a Mussolini il 2 marzo 1923, da questo respinto nello stesso giorno, Acs, Presidenza del Consiglio dei ministri, Gabinetto, Atti [1919-1936], b. 100, fasc. I/6-3, "Affari inerenti alla Dir. Gen. del Ministero dell'Interno".
(8) R. De Felice, "Mussolini il fascista - la conquista del potere 1921-1925", Edinaudi, pag. 513.
(9) Ivi, cit. pag. 514.
(10) "Mussolini", XIX, pag. 264.
(11) "Al popolo di Sassari", in "Mussolini", XIX, cit. pagg. 264-271.
(12) "Al popolo di Cagliari", ivi, pag. 266.
(13) Ibidem.
(14) "Al popolo di Iglesias", ivi, cit. pag. 269
(15) "Commiato da Cagliari, ivi, cit. pag. 271.
(16) "Al popolo di Arbatax", ivi, cit. pag. 271.
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