Post-voto
Spunti di analisi sulle elezioni 2018 e dintorni
di Roberto Aledda
Caro Direttore,
mi scuso per l'assenza dalle pagine di Excalibur, ma un po' pigrizia, un po' la delusione per le vicende politiche della Destra, non ho avuto spunti che credo potessero interessare i lettori.
Mi chiedi un commento sui risultati delle elezioni, ma credo sia superfluo perché la situazione è in continua evoluzione.
La mia vuole essere invece una riflessione sull'incapacità di analizzare seriamente il risultato dei "cinquestelle" e in particolare il loro successo nel Sud Italia.
Durante la campagna elettorale i "grillini" sono stati accusati di non saper governare, di candidature impresentabili (!), di falsità perché alcuni dei loro deputati non hanno versato i soldi (loro) nel fondo per le imprese, persino di un cattivo uso del congiuntivo nella lingua italiana...
Dopo le elezioni si ironizza sul reddito di cittadinanza, i social sono invasi di battute al riguardo, ma... i pentastellati hanno travolto i partiti tradizionali nel centro sud italiano sul tema fondamentale della "questione morale". Non si è capita la portata del malcontento, in particolare dei giovani meridionali, nei confronti di tutto il sistema politico italiano.
Prendo lo spunto da un articolo dello scorso 7 gennaio dell'Unione Sarda sui contributi regionali: ben 85 milioni di euro vengono elargiti e suddivisi tra istituzioni che vanno dalla Fondazione teatro lirico, al Centro italiano opere femminili, tra associazioni di categoria a enti caritatevoli, tra congregazioni religiose e organizzatori di gare sportive. Tutti enti, associazioni e organizzazioni che potrebbero sopravvivere con i contributi dei soci, degli iscritti, degli sponsor e del pubblico pagante, mentre gli 85 milioni possono contribuire alla lotta alla povertà, per dirne una, all'edilizia popolare, agli asili nido gratuiti, insomma a evitare che i poveri - Italiani - vadano a dormire per strada, in macchina o nelle baracche.
Dove stanno le colpe della "destra"? Ma nella tacita accettazione del sistema di sprechi, di corruzione che la "partitocrazia" porta avanti non da 25 anni, ma da 70 anni. Un sistema denunciato dal Msi quando stava (sempre) all'opposizione, ma nel quale la nuova destra di An ha sguazzato quando ha avuto modo di gestire il potere. Parlo del sistema della "casta", dove la politica si avventa voracemente per arricchirsi, un sistema dove gli enti (la maggior parte inutili), le Asl, i Consorzi, le partecipate, le fondazioni vedono sistemati politici di lungo corso, grandi elettori o parenti e portaborse degli stessi.
Quando è scoppiata la crisi, dieci anni fa, mentre nasceva il famoso "vaffanculo" dei cinquestelle, la destra di An continuava la sua involuzione all'interno del sistema e le altre destre (cosiddette) litigavano e cambiavano sigla e "capetto" un giorno sì e l'altro pure.
Si diventa forza alternativa innanzitutto quando si hanno, a differenza dei grillini, proposte credibili e lungimiranti, e non tese a illudere l'elettore nella campagna elettorale. Si è credibili quando alle denunce seguono i fatti, cioè quando ad esempio si rinuncia non alla partecipazione agli enti (si darebbe spazio agli altri) ma versando i compensi in fondi di assistenza o di sviluppo sociale.
Parliamoci chiaro: se non ci fosse stato il problema dell'immigrazione clandestina, quale sarebbe stata la proposta politica della Lega e di Fratelli d'Italia? Se non ci fosse stata la legge Fornero (votata anche dal centro destra) quale la proposta sul problema, enorme, delle pensioni? E quanti voti NON avrebbero preso?
Ormai la politica si fa nei "talk show" con le urla, nei "social" tra bufale e insulti; manca l'elaborazione di programmi e di proposte da parte di uomini e donne competenti, nella cultura come nell'economia, che si guardano bene dall'avventurarsi nei meandri dei partiti, dove prosperano personaggi che un tempo non avrebbero potuto fare nemmeno i portaborse.
E allora, guardando a destra, la speranza è che si rifondi nei suoi valori più profondi, e che gli "adulti", quelli che hanno tradito i sogni, quelli che hanno fallito, si mettano da parte, e non di traverso.
Ben vengano movimenti dove i giovani abbiano la possibilità di sognare, di combattere per una società, forse utopica, ma che gli permetta di formarsi per il proprio futuro nella lotta e nell'impegno sociale.