Dobbiamo richiamare il concetto comunitario per attenuare i rischi di un conflitto alle porte
Adesso si inizia a sentire un po' di paura.
L'occidente trema. È allerta massima! Dopo le politiche interventiste dell'occidente, fallite miseramente, per far nascere ipotetiche "democrazie" nel mondo arabo, ora siamo noi a dover fronteggiare un doppio problema: emigrazione e terrorismo.
Come si attrezza il mondo dell'ovest? Esaltando Charlie Hebdo e mettendo un po' di militari a difesa delle sue istituzioni. Quindi, di fatto, decretando l'inizio di un conflitto molto pericoloso e con esiti incerti.
Solo richiamando il concetto comunitario siamo in grado di costruire una visione sociale e culturale che attenui i rischi del conflitto alle porte. Dobbiamo marginalizzare tutti coloro che insistono nella difesa di valori astratti come libertà, fraternità ed eguaglianza e allo stesso modo coloro che, con discreti mezzi finanziari e ben organizzati, si sono posti l'obiettivo di abbattere i sistemi occidentali per istaurare regimi tipo califfato. Il conflitto sarà più aspro se questi ultimi due aspetti non saranno limitati.
Solo dentro la Comunità si possono riscrivere le regole di convivenza pacifica e questo a prescindere dal credo religioso.
Per comunità intendo quella che c'è oggi nelle nostre realtà non quella che non esisterà più fra vent'anni. Bisogna muoversi, ora, con le persone che attualmente la animano. Riflettete, c'è di mezzo la nostra stessa sopravvivenza. Ovviamente non posso che rivolgermi innanzitutto ad alcuni lettori di questa rivista e li inviterei subito a ripensare il loro atteggiamento. Non basta infatti dire «
io non sono Charlie Hebdo», bisognerebbe in più evitare di porre la questione come uno scontro militare tra civiltà, quella cristiana e musulmana.
È giusto dire «
io non sono Charlie Hebdo» perché quelle pagine non fanno solo legittima satira ma offendono e ingiuriano la parte più intima, quella spirituale della persona; ma è anche giusto dire che otto persone su dieci nel mondo hanno un proprio credo religioso e ancor di più che vi sono tra cristiani e musulmani circa quattro miliardi e mezzo di persone che vivono nella maggior parte dei casi rispettando l'altro.
L'unica risposta al pericolo di escalation della violenza e del patetico scontro tra civiltà sono i princìpi comunitari da riscrivere perché andati un po' perduti a causa dell'affermarsi della globalizzazione e del capitalismo.
Per intraprendere questa strada bisogna necessariamente abbandonare l'esaltazione astratta dei diritti dei singoli, mettendo in campo l'importanza dei diritti sociali intesi come baluardo rispetto all'anarchia del singolo e al dispotismo del potere. Se nel cosiddetto "occidente" non si inizierà a ragionare su un piano di questo tipo sarà normale ritrovarci in un conflitto dagli esiti non esaltanti visto e considerato che il "mondo musulmano" ha oggettivamente, almeno sino a questo momento, più forza, giovinezza e motivazione.