Un settore del corteo sale nel Largo Carlo Felice
Da tempo non si vedevano tante persone scendere in piazza per protestare.
Invece, il 10 novembre Cagliari ha visto sfilare migliaia di persone provenienti da tutta l'isola per ribadire il diritto della gente al lavoro. La protesta non sembrava rivolta in particolare contro "qualcuno". Infatti, pochi puntavano il dito contro il governo Berlusconi, mentre molti se la prendevano con la casta politica in generale, i suoi privilegi, la dismissione dei distretti produttivi provocata dall'economia finanziaria, che ha distrutto ovunque l'economia reale, quella di chi suda e lavora.
I costi della disoccupazione per l'Italia sono ormai insopportabili: dal 2008 al 2010 sono stati spesi 11,5 miliardi di euro per pagare 3,3 miliardi di ore di cassa integrazione. Oltre a ciò, ben cinquecentomila lavoratori sono in cassa integrazione a zero ore. Quanto potrà durare per le esauste casse dello Stato?
Il dissesto economico ha provocato, negli strati sociali più esposti, disagi veri che si evolvono verso la rivolta sociale e il ripudio dell'Unione europea, contro la sua vera essenza, quella dell'Europa dei mercanti e della finanza internazionale.
Se gli Stati d'Europa, abbandonando finalmente il dannoso liberismo anglosassone, non riprenderanno in mano la guida dell'economia, non per creare carrozzoni e burocrazia, ma per impedire che da un giorno all'altro la finanza internazionale decida dove e come stabilire le fabbriche, allora la rivolta e le spinte regionali separatiste diverranno incontrollabili.
Perché i popoli, quando si vedono privati degli elementi necessari all'esistenza, non hanno altra strada che quella della rivolta.