Ci sono tanti modi per esautorare il Parlamento
Come avevamo previsto nello scorso numero, il governo Berlusconi è stato costretto alle dimissioni da una serie di circostanze esterne e interne che avevano reso insostenibile la tenuta della maggioranza.
Il nuovo governo di Mario Monti si appresta dunque a raddrizzare le sorti dell'economia italiana, a quanto sembra con misure di riduzione della spesa pubblica e con manovre di inasprimento fiscale che forse ci condurranno nell'immediato futuro a una pericolosa recessione. Tenterà di rastrellare risorse aumentando le imposte sui consumi (iva, accise) e di rosicchiare ancora qualcosa sui redditi di lavoro dipendente e autonomo. Ha annunciato che chiamerà a pagare "
quanti hanno dato meno", che poi sarebbero i grandi detentori di titoli finanziari.
Quest'ultima misura sarebbe benedetta e apprezzata da tutti, ma è difficile che il governo voglia davvero incidere sui redditi parassitari, perché la grande finanza abbandonerebbe ancor più il mercato italiano, aggiungendo un nuovo elemento recessivo. Monti questo la sa bene, perché proviene dagli stessi ambienti. È verosimile che varerà qualche azione propagandistica per dire che ha toccato anche loro, ma con la delicatezza di una piuma. Pagheranno i soliti, i comuni mortali.
Per adesso registriamo un fatto sconcertante: Berlusconi, la cui immagine ultimamente era senz'altro scaduta, è stato "dimissionato" dal presidente Napolitano nel giro di ventiquattr'ore per essere sostituito da un tecnico che vanta esperienza nel settore della finanza e dell'insegnamento accademico.
In altri termini, una maggioranza parlamentare che ha vinto le elezioni politiche è stata cacciata via dalla minoranza parlamentare che ha perso le consultazioni e che, malgrado ogni tentativo partitocratico messo in atto con le defezioni del Fli di Fini e di altri gruppi minori, non riusciva a ribaltare il risultato della volontà popolare.
C'è riuscita soltanto con l'appoggio diretto del massimo custode della prassi e della normativa costituzionale.
È il caso di parlare di pericolo della democrazia italiana?
Forse è ancora presto per dirlo, ma rimane un fatto insolito e preoccupante. Perché, se ciò è potuto accadere in spregio a ogni regola, che imponeva invece il ritorno alle urne, in futuro costituirà un precedente di cui le forze politiche minoritarie potrebbero approfittare.
Rimane il fatto che Monti, malgrado il parlamento abbia dato la fiducia al suo governo con una maggioranza bulgara - certo una maggioranza di convenienza e di attesa - non rappresenta il parlamento italiano, ma le banche e la finanza internazionale che da mesi attacca il "sistema Italia" con la speculazione finanziaria.
Egli è stato per anni consulente della Goldman Sachs, quella che ha messo in ginocchio l'economia mondiale, la stessa banca di cui Romano Prodi era consulente, un altro campione del disastro italiano.